Le realizzazioni interiori non creano teorie. Il linguaggio di Dio è il silenzio. La sua voce è quella del vento …
Mete
Mi riallaccio, in prosecuzione ideale, al mio discorso di sempre. Per quanto le nostre strade possano, lungo il cammino, dividersi e divergere, la meta rimane sempre la stessa, l’unificazione. Ricondursi, se mai ce ne fossimo apparentemente allontanati, all’essenza, alla divinità. Scaturigine inconfondibile di amore, compassione, certezza, gioia, felicità.
Certo, attraversando questa selva confusa di opinioni contorte, che è la cultura religiosa, tali idee potrebbero apparir fuori luogo. Specialmente quando la sofferenza provocata dall’incertezza o dalle mille difficoltà contingenti ci sovrasta. Ma tant’è! Arrendevolezza? Amorevolezza? Gioia di vivere? Semplicità?
Dalle considerazioni banali all’inconcludenza felice il passo è breve. Un piccolo sguardo all’incommensurabile. Come una nenia, una melodia, un mantra che ripete senza ripetere per poi tacere. E donarci così, semplicemente, la misura inesorabile del silenzio di chi non c’è più, di coloro che permangono unicamente nei nostri ricordi. Oppure di quelli che dovranno ancora ritornare per comprendere meglio e allietare questo splendido spettacolo, siffatta fantastica rappresentazione.
Unità
L’unità c’è già, non bisogna inventarla o costruirla, è uno stato di consapevolezza da cui, tuttavia, rifuggiamo in continuazione. I nostri sforzi non dovrebbero esser tesi a erigere o a rimuovere, ma a vedere ciò che è al di là delle proprie idiosincrasie, degli innumerevoli condizionamenti sin qui subiti. Intendiamoci, l’educazione è indispensabile, ma dall’educazione, dalla civilizzazione a certe distorsioni pseudo-religiose v’è una gran distanza.
Un esempio. Che ne dite delle usanze “religiose” che inducono ad adottare abbigliamenti specifici? Vi sembra una questione spirituale? Non ci sono giustificazioni che tengano! Padri che deformano la mente dei figli che a loro volta infieriscono su … è una catena che si autorigenera. E qui non si tratta di pensarla diversamente, ma di semplice buon senso. L’unità si riscopre, dunque, sia come causa nel riconoscere la nostra reciproca interdipendenza, che come effetto nell’adottare costumi e usanze razionali. Con tutto ciò non ho esaurito e nemmeno cominciato il discorso sull’unità, si tratta solo di piccoli cenni.
L’unità potrebbe esser descritta come il centro “assoluto” della propria coscienza, giammai fermo o statico, esso medesimo consapevolezza in itinere. Tuttavia questo centro è dovunque, non è possibile collocarlo in un tempo o luogo definiti. Lo si descrive come il senza tempo, il senza luogo, è il qui e ora, l’eterno presente. I buddhisti dicono che la mente stessa è il Buddha perché dove c’è chiarezza sorge subito l’amore.
Meditazione
Meditazione, rilassamento della mente, ma soprattutto, unione metafisica con l’assoluto. Da un rapido ed estatico scorcio dell’immane fulgore, sino alla sua più intima conoscenza, la percezione dei suoi inestimabili doni. Quella bellezza donde tutto discende non tergiversa: quanto più la comprendi, tanto più ne rimani, comunque, in disparte.
Osservi la tua mente, l’ascolti, finché non t’avvedi che hai incontrato l’amore. Questa piccola mente, che ritenevi tua, non è altro che un umile frammento dell’insondabile Mente Universale di cui ne riflette, comunque, ogni splendore.
Ebbene, la parte ne racchiudeva il tutto. Ciascun elemento della realtà contiene in sé tutti gli altri. Sicché non ti rimane di meglio che stupirti. E ridere, di come ‘si tanta beltà riesca perfino ad ammirare se stessa. Un lampo … e il senso di separatezza scompare. Meditazione!
Infatti meditazione è soprattutto: vivere qui e ora, presenti al presente, nuovi nel nuovo istante; porre attenzione alle proprie eventuali incombenze senza agire distrattamente; osservare il dipanarsi dell’esistenza senza identificarsi eccessivamente, tuttavia al contempo parteciparvi attivamente.
Gli altri sono il miglior modo per scorgere o distinguere il riflesso del proprio sé, del nostro egoismo. Oserei dire che senza confronto non c’è vera spiritualità. Certo è utile ritirarsi periodicamente nel silenzio, relativamente lontani dalle continue e pressanti sollecitazioni esterne, al riparo della quiete ristoratrice della preghiera, della contemplazione e della meditazione. Ciò nonostante è sempre indispensabile ritornare indietro e cimentarsi, verificare se l’eventuale equilibrio raggiunto è stabile, oppure è ancora una parvenza, una finzione, una recita.
Epilogo
Le idee sono come il suolo che calpestiamo: probabilmente sono lì da sempre, ma fintantoché tendiamo a notare solo il profilo di monti e valli attorno, difficilmente ci chiniamo per cogliere la forma di quel che c’è già sotto i nostri piedi.
Le idee son davvero le nostre? Siamo veramente capaci di produrne di nuove, oppure non facciamo altro che recepire, elaborare e riadattare quanto appreso? Il massimo cui posso giungere è di scoprire ciò che c’è già, ma è celato in infiniti modi possibili. Svelarlo, comprenderlo, tradurlo in termini consoni, appropriati alla propria realtà …