Il tempo di chi non medita vola, corre rapido come una saetta verso una meta che muta di continuo. Il tempo di chi medita rallenta, sembra lì per lì per fermarsi e cogliere o centrare il più recondito senso della verità. Ci furono culture che non adoperarono mai il termine meditazione, ma alludevano al fenomeno come a una pratica per fermare il tempo.
Ciò che accomuna i diversi tipi di approccio è soprattutto la consapevolezza. Mentre il silenzio meditativo ti da la sensazione che il tuo mondo sosti o parcheggi, la consapevolezza ti aiuta a riconoscere i moventi e ad attribuire, dunque, alla tua caotica sete di ricerca il valore o senso che più le compete. Meditazione diventa pertanto consapevolezza dei moventi che inducono, cioè sospingono la ruota della vita a creare il suo vortice. Se non vuoi ritrovarti a rivivere sempre le medesime esperienze devi uscire dal circolo vizioso di causa ed effetto.
Anche se il vertice della tua piramide esistenziale punta comunque verso l’alto in realtà la tua coscienza si diparte sempre dalla camera dei re che racchiude il cuore. In altri termini, se vuoi cogliere il tesoro dell’essenza fermati qui, ora, dove convergi già – emotivamente – quando segui naturalmente te stesso.
Anche se lungo il cammino avrai la sensazione di trovarti sempre a metà strada, puoi star certo che la meta non è lontana. Semmai tutt’altro, la meta è così straordinariamente vicina che ti separa solo una frazione infinitesimale di coraggio. Sarebbe sufficiente che osassi saltare nel tuo presente.
Si, comprendo bene che la faccenda ti sembri così grande che non riesci a concepire come sia possibile uscire dal circolo vizioso di un destino pressoché ripetitivo spiccando il più semplice dei salti possibili. Immagina un po’, realizzarsi nell’ora, nell’adesso. Liberarsi dai vincoli mentali che t’incatenano alla sofferenza col più banale degli atti di volontà, di libera scelta.
Ebbene siedi e distenditi e immagina che il tempo si sia fermato. prova subito. Chiudi gli occhi e lasciati andare. Mentre le linee del flusso-tempo convergono nell’istante tu assisti al progressivo schiudersi di una nuova dimensione virtuale. Un crogiolo in cui la consapevolezza si espande sino ad abbracciare l’essere uno … con tutti. E avvertirai … Che dico? Semmai dovremmo approfondire come giungervi. Mentre recarcisi presuppone un viaggio, per meditare dovremo esplorare, più semplicemente, il luogo che non c’è, il momento che non esiste.
Di che si tratta? Di uno spazio vuoto, ossia sgombro dagli innumerevoli ammennicoli che occupano indiscriminatamente buona parte della nostra giornata: credenze senza riscontri, necessità fittizie, fissazioni, paure di perdere ciò che in realtà non abbiamo, …, quindi pensieri invadenti, approssimativi che condizionano senza esserne nemmeno coscienti, spesso sino all’inverosimile. Dicevo, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per meditare è di uno spazio vuoto e senza tempo in cui adagiarsi per accettare.
Non distrarti, questo spazio custodisce un segreto. Ora, il termine “segreto” è stato inflazionato. Quindi è inutile girarci intorno, tergiversare su tutto, ma senza dire nulla. Un vero segreto, un arcano che si rispetti sul serio non può essere divulgato, ma può solo rivelarsi da sé. Può aprirsi, dipanarsi, può persino parlarti e raccontar storie – purché verosimili –, ciò che riterresti già di per sé plausibile, eventualmente possibile. Per riuscirci potrebbe pescare nell’immaginario collettivo, attingere dal serbatoio di ciò che speri, che ti piacerebbe soprattutto raggiungere.
Già, l’inconscio con le sue strade apparentemente tortuose come non-luogo di tutta quella gamma di desideri che la morale comune t’induce a ritenere beceri. Ma lo spazio vuoto di cui parlo travalica persino la topologia immaginativa dei più noti fantasisti mente-spirito. Quegli – lo spazio vuoto – non contiene nulla, ma in quanto spazio-struttura è pura coscienza, ossia pura energia.