Nel vasto regno della meditazione, la pratica della mindfulness si erge come un faro luminoso, guidando i viaggiatori interiori verso una consapevolezza profonda e serena. Nella nostra esplorazione di questa disciplina millenaria, ci immergiamo nelle profondità della consapevolezza, abbracciando il presente con gentilezza e compassione. Attraverso la riflessione attiva e l’osservazione non giudicante, la mindfulness ci invita a coltivare una connessione autentica con il nostro essere interiore e con il mondo che ci circonda. In questa pagina, esploriamo insieme le sfumature e i benefici di questa pratica millenaria, aprendo le porte alla trasformazione intrinseca e alla pace più recondita. Benvenuti nel meraviglioso viaggio della mindfulness.
«Mindfulness è la traduzione di “sati” che in lingua pali (il linguaggio utilizzato dal Buddha per i suoi insegnamenti) significa essenzialmente consapevolezza, attenzione, attenzione sollecita. Queste qualità dell’essere possono venire coltivate attraverso la meditazione.
Il concetto di Mindfulness deriva dagli insegnamenti del Buddismo (Vipassanā), dello Zen, e dalle pratiche di meditazione Yoga, ma solo dagli anni settanta negli Stati Uniti per opera di un medico del Massachusetts, Kabat-Zinn, questo modello è stato assimilato ed utilizzato come paradigma autonomo in alcune discipline mediche e psicoterapeutiche italiane, europee e d’oltre oceano.
Mindfulness è quindi una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nell’hic et nunc, in modo intenzionale e non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.
Migliorare questa modalità di prestare attenzione permette di cogliere, con maggiore prontezza, il sorgere di pensieri negativi che contribuiscono al malessere emotivo. La padronanza dei propri contenuti mentali e degli stili abituali di pensiero (capacità di automonitoraggio e metacognizione) permette maggiori possibilità di esplorazione, espressione e cambiamento di tali contenuti.
Una gran quantità di pensieri negativi deriva dalla critica che il soggetto fa a sé stesso per il fatto di sentirsi ansioso, depresso o a disagio. Ai pensieri negativi (primari) che alimentano i disagi emotivi, si aggiungono ulteriori pensieri improduttivi (secondari) su di sé. Questo meccanismo di autoaccusa e autobiasimo genera una spirale che dà origine al ruminio depressivo. La persona si pone così in una condizione di nemica di se stessa, anziché di alleata di se stessa. L’allenamento della consapevolezza permette di affinare l’attenzione verso questi meccanismi che deteriorano l’umore e depotenziano le capacità di ripresa psicologica o la prevenzione delle recidive depressive.
La teoria della mindfulness parte dalla riscoperta di metodi di cambiamento psicologico improntati a modalità intuitive di conoscenza di sé, in integrazione a metodi discorsivi e verbali di risoluzione dei problemi. In altri termini, prima di promuovere la messa in discussione delle convinzioni erronee o irrazionali che generano la sofferenza, il terapeuta agisce aiutando innanzitutto la persona a cambiare la relazione con i propri contenuti mentali. Si è arrivati ad osservare che gran parte della sofferenza dipende infatti dall’identificazione coi pensieri (“io sono i miei pensieri”, “i pensieri sono fatti”), mentre il primo passo verso il cambiamento avviene grazie ad un allontanamento cognitivo dalle esperienze che si impongono nel campo di coscienza (“io ho dei pensieri”, “i pensieri sono ipotesi”).
Tale cambiamento genera la capacità flessibile di operare, quando necessario, un distacco dai contenuti mentali, che consente di osservarli con maggiore chiarezza. Questo distacco (detached mindfulness) diminuisce la reattività automatica che conduce ogni essere umano a profondere rapidi sforzi per evitare la sofferenza. Questi sforzi, ironicamente, possono essere di per sé apportatori di ulteriore sofferenza, poiché si basano su ideali irrealistici di “trasparenza” emotiva, rimarcano l’inaccettabilità del momento presente e pongono gli obiettivi di felicità nel futuro. La mindfulness promuove esperienze di accoglimento del presente, di comprensione più ampia e delicata delle difficoltà e di tolleranza delle emozioni e delle percezioni negative quali esperienze da includere ed attraversare con equanimità nel proprio percorso esistenziale.
“Equanime è quello stato emotivo stabile, responsivo e non reattivo, propizio alla focalizzazione dell’attenzione sul momento attuale e caratterizzato da costanza dell’umore, distacco e serenità al cospetto delle cose e dei fenomeni effimeri”.»
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– Mindfulness – Wikipedia