En passant, antonimo di ex professo, cioè non so nulla sull’argomento, nello specifico la meditazione. Se ne fossi edotto m’inventerei un libro. Diverso è il caso delle trascrizioni di discorsi, interventi o esternazioni episodiche. Dunque, se non so nulla, che ci sto a fare qui? Il compito che mi sono prefisso è di creare opportunità d’approfondimento culturale che possano favorire un’acclimatazione graduale al soggetto. Forse tra qualche anno tutto ciò sembrerà superfluo. Tuttavia al momento è la possibilità più concreta per inoltrarsi nel non-ambito della spiritualità reale contrapposta all’ignoranza della propria essenza: quanto più ti avvicini a conoscerti, tanto più comprenderai i tuoi stessi simili.
La via della consapevolezza
La rivoluzione spirituale del 3° millennio, già avviata da alcuni dei maestri di meditazione più noti, prosegue con sempre maggior vigore. Tuttavia se dapprincipio furono soprattutto le fulgide personalità di quegli autorevoli personaggi a offrire l’incipit per un sostanziale rinnovamento di coscienza, ora è la collettività – come ad esempio quella dei social network – a riprodurre l’impulso per proseguire su quella strada in parte già prefigurata.
La via è, ovviamente, quella della consapevolezza, della presa d’atto, tout court, del mondo che ci circonda e della reciproca interdipendenza in relazione a se stessi, della consapevolezza della propria interiorità più intima come riflesso concreto di una dimensione spirituale già favoleggiata nel corso dei tempi, ma mai attualizzata. Bene, ma cos’è la dimensione spirituale? L’ideale che prende forma e concrea la realtà psicologica in parallelo alla quotidianità più banale.
Meditazione e società
Qual é il motivo per cui mi sono rivolto alla spiritualità? Avvertivo l’esigenza di contribuire a realizzare un mondo più giusto, più equo, più autentico. Il vessillo a cui scelsi d’ispirarmi, lo strumento che decisi d’adoperare fu la meditazione. Ma la meditazione in sé non ha nulla di così magico da migliorare le sorti del mondo. Semmai sono le sue conseguenze indirette, ciò che suscita in coloro che la praticano, come ad esempio la compassione, ad apportare una vena così fresca di consapevolezza che l’insieme dei rapporti sociali si trasforma via via in una direzione che comporta soprattutto equilibrio.
Resta da valutare quali siano le pratiche di meditazione o gli escamotage per meditare più compatibili con le esigenze o le circostanze della società contemporanea. Fermo restando che gli approcci sono essenzialmente individuali e quindi per nulla generalizzabili, sarebbe senz’altro possibile creare le condizioni ambientali ottimali per favorire la meditazione. Tuttavia attenzione, con le chiacchiere si possono erigere persino cattedrali, ma il vero tempio va edificato sempre nella propria interiorità.
Si fa dunque un gran parlare di meditazione, ma rimane sempre un obbiettivo astratto. In certi casi è finalizzata a superare lo stress, a tranquillizzare la mente, a sentirsi più centrati, a perseguire un certo stato di benessere. Ma se non si riesce a superare l’idea che per meditare bisogna fare necessariamente qualcosa come eseguire un determinato esercizio, adottare una tecnica, recitare o salmodiare un mantra, si rimane impantanati nel ricorrente ciclo di causa ed effetto, senza comprende che la meditazione è proprio il superamento di ogni ripetitività, della ridondanza.
Chi sono io?
Una verità – personale – di cui non parlerò mai a nessuno. Beh, il fatto stesso che ne stia scrivendo implica che prima o poi qualcuno lo leggerà. Come il migliore tra i segreti – di pulcinella – che si rispettino si tratta dell’ennesimo uovo di Colombo. Cercavo me stesso, ma in realtà mi ero già ritrovato. Solo che ero così distratto, nonché assorbito dalla stravagante ricerca da non essermene nemmeno accorto. Cari lettori, lettrici, la parodia della meditazione – non lasciatevi mai suggestionare dall’enfasi sorniona dell’affabulatore di turno – ha inizio: chi sono io?
Primo, se lo sapessi non ve lo chiederei.
Secondo, il fatto che lo chieda non significa che non lo sappia.
Potrei fingere, ma sarei scoperto ben presto.
Potrei proporvi un elenco e poi smentirlo, ma sono stanco della retorica fine a se stessa,
senza riuscire nemmeno a far breccia
nella luna d’argento riflessa nell’acqua
del sogno che si è infranto al mattino
prima che il mondo mi costringesse mio malgrado al risveglio.
Chi sono io? Tutto questo!
Epilogo
Cos’è la meditazione? Coscienza immobile! Ma non è affatto detto che siffatto pseudo-obbiettivo possa esser necessariamente colto rimanendo davvero immobili. Fissi nel pensiero, stabili con la postura, saldi nelle intenzioni, calmi nell’approccio a se stessi, nell’esplorazione della propria interiorità, nella presa d’atto delle proprie reazioni.