L’articolo che segue – un insegnamento orale impartito durante zazen – è dedicato a uno dei maestri più influenti della meditazione zen in Europa: Roland Yuno Rech. In esso, egli ci offre una riflessione profonda e illuminante sul significato dello spirito che non dimora su nulla, ovvero la capacità di lasciare andare ogni attaccamento e ogni concetto per aprirsi alla realtà così com’è. Questo spirito è la chiave per vivere una vita autentica e armoniosa, in sintonia con sé stessi e con gli altri. Lo spirito che non dimora su nulla è anche il frutto della pratica costante e diligente della meditazione, che ci aiuta a sviluppare la consapevolezza e la saggezza necessarie per affrontare le sfide e le opportunità della vita quotidiana. Vi invitiamo a leggere con attenzione e interesse questo articolo, che può essere fonte di ispirazione e di trasformazione per tutti noi.
«Durante zazen riportate costantemente la vostra attenzione ai punti importanti della vostra postura. Basculate bene il bacino in avanti, prendete con forza appoggio con le ginocchia sul suolo e distendendo il ventre. Lasciate che il peso del corpo prema bene sullo zafu. Il bacino è basculato in avanti come se volessimo che il fondo schiena non toccasse il cuscino, ma le reni non devono essere troppo inarcate. La zona del plesso solare deve essere completamente distesa in modo che l’espirazione possa andare fino in fondo. A partire dalla vita, estendiamo bene la colonna vertebrale e la nuca rilassando le tensioni della schiena e delle spalle. Il mento è rientrato e spingiamo il cielo con la sommità del capo. È importante sentire una forte energia nella nuca che stimola l’attenzione. Tenete gli occhi bene aperti e non attaccatevi agli oggetti visivi intorno a voi. Lo sguardo è semplicemente posato davanti a sé, sul suolo, non guarda nulla di speciale. Così lo sguardo abbraccia tutto lo spazio davanti a sé. La lingua è contro il palato. Se avete la tendenza a seguire i vostri pensieri, ponete la vostra attenzione sul contatto della lingua con il palato. Ciò calma il discorso interiore.
Non si cerca di controllare lo spirito con lo spirito, ma si riporta costantemente l’attenzione dello spirito al corpo. È questo ritorno al corpo che permette di lasciare la presa, di abbandonare le proprie abitudini mentali, di fermare naturalmente l’incatenamento dei pensieri. Appena si prende coscienza di qualche cosa, si ritorna alla postura del corpo e alla respirazione, soprattutto all’espirazione e lasciamo che tutti i pensieri, le immagini, le sensazioni ritornino alla loro sorgente, cioè alla vacuità. Così si realizza lo spirito che non dimora su nulla, uno spirito che non afferra nulla e non si oppone a nulla, uno spirito vasto che ingloba tutte le cose e non si lascia oscurare dalle fabbricazioni mentali.
Concentratevi ugualmente bene sulla posizione delle vostre mani: la mano sinistra nella mano destra, i pollici orizzontali e il taglio delle mani in contatto con il basso ventre. In questa posizione le mani non fanno nulla e soprattutto non afferrano nulla. Ciò influenza la coscienza. Se siamo concentrati, se mettiamo la nostra attenzione sulle mani, la coscienza diventa come le mani: non fabbrica nulla, non afferra nulla. Mentre ci concentriamo sulle mani, osserviamo la posizione delle mani: se i pollici, invece di restare orizzontali, formano una valle, significa che lo spirito cade nel kontin, nella sonnolenza e in quel momento dobbiamo concentrarci ancora di più sull’inspirazione. Inspirare a fondo più volte, mantenere gli occhi bene aperti e vedere chiaramente cosa sta accadendo in noi ed intorno a noi. Tutto ciò stimola la vigilanza. Ma se la vigilanza è troppo stimolata, si finisce in sanran, troppi pensieri. Allora, ci si riconcentra sull’espirazione. Si mette tutta la propria energia sotto l’ombelico e si fa particolare attenzione a rientrare bene il mento.
Così, attraverso la concentrazione sul corpo e l’osservazione del corpo, si può ritornare costantemente ad uno stato dello spirito equilibrato. Si è perfettamente coscienti di tutto quello che accade ma non ci si attacca ad alcun fenomeno particolare. Si resta in contatto con la realtà, sia la realtà interna, sia il mondo intorno a sé, ma non ci si perde nei fenomeni.
E, certamente, questo vale anche per la vita quotidiana. Specialmente durante una sesshin, la pratica non è limitata al tempo dello zazen. Durante le ventiquattr’ore del giorno e della notte, ogni nostra postura, ogni nostra azione è l’occasione di praticare questa vigilanza. Che sia durante la cerimonia, i pasti, il samu, il riposo, la toilette, si resta perfettamente attenti a ciò che si fa. Allo stesso tempo si è attenti agli altri. Si ingloba se stessi e gli altri nella stessa attenzione senza creare né separazioni né opposizioni. Sperimentare questo è la funzione del Sangha.»
[Sesshin di Vitorchiano diretta dal Maestro Roland Yuno Rech – Samadhi della realizzazione di sé da sé stessi – Jijuyu Zanmai del Maestro Menzan – Venerdì 4 aprile 2008, kusen (insegnamento orale del maestro ai discepoli durante zazen) delle 7:00]
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– Roland Yuno Rech — Wikipédia (wikipedia.org)
– Sesshin – Wikipedia
– Fonte
Commento
“La profondità dell’essere: Un viaggio verso lo spirito sereno”
In un mondo sempre più frenetico e distratto, in cui l’attenzione è divisa tra innumerevoli stimoli esterni, ritrovare la quiete interiore diventa un’aspirazione universale. In questa ricerca di serenità, ci si imbatte spesso in concetti come la meditazione e la presenza consapevole. Ma cosa significa veramente “dimorare nello spirito”? Roland Yuno Rech, rinomato esperto di meditazione, ci offre una visione profonda ed ispiratrice che spazza via gli inganni della superficialità, aprendo le porte verso una consapevolezza autentica e una connessione spirituale senza confini.
Iniziando il nostro viaggio interiore, ci si rende conto che lo spirito non è limitato da confini materiali o vincolato a oggetti o idee specifiche. Roland Yuno Rech ci invita a considerare uno spirito che non dimora su nulla, liberato da attaccamenti e preconcetti. Questa prospettiva ci sfida a superare le limitazioni imposte dalla nostra mente, aprendo le porte a una visione più vasta e inclusiva.
Meditare sulla natura dello spirito che non dimora su nulla richiede una profonda immersione nell’esperienza del presente. La pratica meditativa diventa un mezzo per sperimentare la libertà da ogni attaccamento e la gioia di essere completamente presenti nel momento presente. In questo stato di coscienza pura, siamo in grado di percepire l’interconnessione di tutto ciò che esiste, abbracciando la bellezza e l’essenza profonda di ogni esperienza.
Il concetto di uno spirito che non si lega a nulla può sembrare paradossale, ma contiene una saggezza profonda. Liberarsi dai legami materiali, dalle identificazioni e dalle aspettative crea uno spazio per una libertà autentica e una pace interiore duratura. Roland Yuno Rech ci invita a coltivare questa libertà interiore attraverso la pratica della meditazione, aprendo la porta a una vita vissuta in armonia con il flusso naturale dell’esistenza.
Alla luce delle riflessioni di Roland Yuno Rech, scopriamo un approccio alla spiritualità che ci spinge a guardare oltre le superficiali distrazioni del mondo moderno. Attraverso la meditazione e la consapevolezza, possiamo intraprendere un viaggio verso lo spirito che non dimora su nulla, liberando la nostra mente e abbracciando la profonda saggezza interiore. Nella scoperta di questa libertà spirituale, troviamo la possibilità di vivere una vita piena di gioia, pace e compassione universale.
[redazione]