Aforismi su aforismi … È quasi come se ciascuno volesse fregiarsi di una massima, di un adagio, imprimerselo nella mente, crederci, ma se una volta tanto dobbiamo essere sinceri servono di più 10 minuti di sana concentrazione, di meditazione – osservando, ad esempio, il respiro, accompagnati da un piccolo sforzo per essere consapevoli dei propri moventi reali – che innumerevoli detti o frasi reiterate all’infinito quasi come preghiere. Meglio 10 minuti di sana e silenziosa contemplazione di un soggetto edificante o un’emozione positiva che un’infinità di pensieri mal compresi.
La cosiddetta via si indica soprattutto con l’esempio; ai fini pratici le chiacchiere servono a ben poco; forse solo a gingillarsi con la retorica; per superare gli attaccamenti e percepire la realtà per ciò che è indipendentemente dalle proprie eventuali proiezioni è indispensabile la meditazione.
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La via non esiste perché chi crede di percorrerla è solo l’ego. Esattamente come non esiste la spiritualità, per il semplice motivo che la vita è tutta spirituale e separando si emargina sempre qualche aspetto a discapito dell’insieme, ossia della totalità.
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Il nostro augurio è che ciascuno riconosca – con l’aiuto della meditazione – il Buddha intrinseco come guida interiore ed espanda la propria consapevolezza sino a comprendere tutti gli esseri senzienti in un abbraccio d’amorevole, reciproca gioiosità.
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Supera per un po’ le consuetudini, avventurati nell’ignoto della tua interiorità, il tuo cuore; infatti solo con il cuore riesci a “sentire”; sii più compassionevole e troverai dei tesori insperati appena appena celati dal fango …
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Credo – per esperienza diretta – che la meditazione non sia un mero concetto, ma un’esperienza assimilabile a uno stato mentale, quello meditativo, che si può realizzare e continuare a percepire. Ciò che pratichi non è la meditazione, ma la concentrazione che potrebbe condurti più o meno rapidamente alla meditazione. Non bisogna confondere la meditazione in quanto stato di consapevolezza con la pratica. Proprio come afferma Sogyal Rinpoche, “il punto è se la pratica vi porta realmente ad un certo stato di consapevolezza e presenza mentale”.
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Il primo impatto dei suoni della natura è un forte richiamo alla propria interiorità. Ma siamo sicuri che l’interiorità, l’intimità psichica più profonda sia davvero la nostra, sia cioè una prerogativa del tutto individuale? In realtà quando ascoltiamo in coscienzioso silenzio i suddetti suoni ci riconnettiamo spontaneamente a un sostrato psichico collettivo. Fluire con lo sciabordio dell’acqua che scorre equivale a rammentare se stessi, rievocare l’essenza. Sennonché l’essenza non è unicamente la nostra. Ascolta, presta attenzione, medita …
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«Il frutto della pace è appeso all’albero del silenzio. Proverbio arabo.» Il silenzio è l’anticamera della meditazione.
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Anche il momento presente, il “qui e ora” è un desiderio. Meditare, in senso spirituale, equivale a identificarsi sempre più – seppur spontaneamente – con il centro, ossia a divenirne viepiù consapevoli.
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Non si può vincere il male con il bene, è una vera sciocchezza. Bene e male sono due facce di una stessa medaglia. Se scegli il bene in realtà non fai che alimentare il male. L’importante è essere consapevoli. Solo così puoi superare il dualismo implicito – che è la vera radice del male – e propendere, ma stavolta in modo del tutto spontaneo verso il sommo e vero bene, l’auto-coscienza che puoi realizzare con l’aiuto della meditazione.
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Dopo una seduta di meditazione, quella statica, ovviamente, sarebbe opportuno muoversi un po’, deambulare almeno mezz’ora. Una sana passeggiata meditativa per ristabilire i consueti ritmi vitali e reintegrarsi rapidamente nell’ordinarietà. D’altra parte coloro che alternano la pratica da seduti con la meditazione camminata potrebbero anche tralasciare i quattro – si fa per dire, passi suggeriti.
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Uno dei problemi della meditazione consiste nel riuscire a sintonizzarsi rapidamente con il sostrato interiore più profondo pur rimanendo perfettamente vigili, consci, presenti a se stessi. Quindi perdurare in silenzio abbastanza a lungo da percepire un appropriato spiraglio di autocoscienza. Cos’è che può aiutarci? Un discreto sottofondo musicale si è rivelato spesso risolutivo, purché si abbia l’accortezza di non lasciarsi andare a voli pindarici, ma rimanere ancorati all’adesso, fermi, stabili, più che rispettosi della vera e propria sacralità dell’evento. Qui e ora, ormeggiati all’attimo. Ascolta …
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Dal punto di vista di colui che medita e, quindi, della meditazione in senso lato, incontrare se stessi equivale a familiarizzare con la propria interiorità.
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La meditazione (su) durante determinati eventi astronomici è utile solo nella misura in cui ti aiuta a focalizzare l’attenzione, cioè a concentrarti meglio.
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Mediti? Per molto tempo le vette e le valli si susseguiranno di continuo e più intensa sarà la percezione di benessere conseguente alla propria intuizione spirituale, maggiore l’insoddisfazione successiva. Credo sia meglio prediligere la pianura, perseguire la via di mezzo.
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I pensieri indisciplinati solo la trappola innocente – la strategia – che il nostro ego pianifica per imporre e procrastinare se stesso. Una vera propria egemonia che, a lungo andare, ci spinge all’indifferenza. La meditazione, al contrario, ci aiuta a creare e preservare uno straordinario ordine spontaneo che consente l’emergere della nostra vera natura.
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Quando inizi a esplorare (a venire in contatto con) la tua interiorità più profonda, ossia – sempre con l’aiuto della meditazione – a percepire il silenzio della pura coscienza, la compassione e quindi l’empatia si manifestano spontaneamente.
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Solo se la tua ricerca è sincera riuscirai a venirne a capo; il tuo sé è pura coscienza. Meditazione è sintonizzarsi con ciò che c’è già, la pura coscienza, che non è un ulteriore stato mentale, ma la matrice stessa del tuo essere su cui è impossibile sovrascrivere alcunché.
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L’osservazione della mente, ossia dei pensieri che attraversano indisturbati il cielo limpido della propria coscienza è già, di per sé, meditazione.
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È proprio questo lo scopo essenziale della meditazione: riprendere il controllo di se stessi, rallentare il dialogo interiore – sia cosciente, cioè consapevole, che inconscio – per trovare delle pause di sano e spontaneo rilassamento.
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La mente non ha una natura propria, non puoi afferrarla, non puoi definirla, né tanto meno circoscriverla, semmai sono i pensieri in movimento che le danno vita; quando i pensieri rallentano o persino tacciono – così come avviene durante la meditazione – allora emerge la sua vera essenza, che è il risveglio.
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Lo spazio vuoto che precede il pensiero attivo, ossia il pensiero che discetta, attribuisce, deduce, oppure subisce, è quello della mente in meditazione.