La meditazione non è protesa oltre l’ego – come taluni simpatici supporter tentano di dimostrare – ma mira a smascherare i melliflui giochi dell’ego. La base psicologica della meditazione non è la resa incondizionata della ragione che delega la responsabilità individuale. La meditazione è un fenomeno naturale che si estende oltre … Dove? Oltre le mere apparenze …
Lo spirito meditativo
Un’ulteriore riflessione meditativa. Brevi appunti sulla via della meditazione. Amici, non lasciamoci turlupinare dalle prediche. Tanto meno da questo stesso ricorrente blaterare. Vi riesce difficile? In effetti abbiamo bisogno d’un vero punto d’appoggio, d’una certezza che non dispensi necessariamente fandonie, ma ci concili con la realtà. La meditazione non è una sorta di quiescenza, bensì intraprendenza allo stato puro. Se credi che rinuncia e passività possano condurti a veleggiare tra le più alte vette della spiritualità, cioè della coscienza, ti sbagli di grosso.
Lo spirito meditativo richiede innanzitutto che tu agisca senza distrarti. Supponiamo che tu stia correndo. Bene, diventa consapevole di ciò che stai facendo, in questo caso di correre, fino al punto di diventare la corsa medesima. Anche se per pochi istanti sopraggiungerà il momento in cui non ci sarà più distanza tra te e l’atto di correre. In quell’attimo di presenza assoluta realizzi semplicemente l’unità di ciò che sei e quel che fai. Quella è meditazione.
Osserva il respiro. Immergi la tua coscienza nell’oceano di flussi e riflussi aeriformi che si alternano senza sosta. Inspirazioni ed espirazioni che avvengono regolarmente ed in modo del tutto spontaneo. In questo esercizio è indispensabile mantenere la naturalezza del respiro. Per realizzarlo bisogna soprattutto nutrire fiducia nella vita. Ebbene giungerà inaspettatamente il momento in cui tra te e l’atto di respirare si creerà una sintonia tale da consentire senza sforzo uno stato di coscienza unitario.
Persino se siedi … Chi sei, colui che siede o l’energia che siede immobile senza batter ciglio? La distanza si attenua viepiù sino a coglierne l’essenza. Già, chi sei? Il problema della tua vera identità s’impone repentino …
Identità
Chi crede che le ideologie siano tutte sparite s’illude. Cos’è un’ideologia? E’ avere idee preconcette su come dovrebbe essere la vita. Gli ideologi creano sette, identità fittizie, quindi cercano, se non impongono, consensi. Supportare identità aleatorie fondate sulla condivisione di principi o valori di matrice ideologica è, a dir poco, un errore … Perché significa creare di fatto divisioni profonde, segregazione, fomentare odio e violenza per spingersi, talvolta, sino al conflitto esplicito. E il tutto sempre in nome di una presunta quanto immaginaria supremazia, il primato dell’ego. La nostra vera identità è ciò che ri-unisce, è la consapevolezza della propria essenza, condivisa da tutti, l’amore. Per inciso, l’amore non è il contrario dell’odio, ma dell’inconsapevolezza. Tutto il resto sono soprattutto orpelli egotici che impediscono lo sviluppo di relazioni sane.
Quello dell’identità è un falso problema. Identità individuale e collettiva alla fin fine coincidono sempre. Purtroppo sei così avvezzo a mentire, agli altri come a te stesso, nonché a interpretare – giudicare, sentenziare, scegliere, discriminare – che non ti rendi conto nemmeno di recitare. Mi sembra comunque ovvio come nella società sia indispensabile un minimo di reciprocità. Le combriccole di furbacchioni che tentano di far prevalere la fede sulla razionalità andrebbero considerate per ciò che rappresentano realmente … Ma che significa credere?
Fede
Il credere che mi suscita perplessità è quello aprioristico, la cieca adesione prima dell’esperienza. L’unità – per taluni l’identità – con lo spirito non può essere oggetto preliminare di fede. Ci mancherebbe altro, ad esempio, che cominciassimo a credere nella meditazione. Tuttavia ciascuno può creare condizioni introspettive tali da conseguire una consapevolezza così vivida della realtà complessiva da superarne il mero aspetto superficiale. La capacità di credere, ossia la vera fede si consegue quando la percezione di ciò che è davvero la vita, senza la mediazione del pensiero logico, schiude la coscienza alle più profonde – o eccelse – intuizioni esistenziali.
Brandire i simboli della fede è un altro aspetto negativo. Così fuorviante che mi sembra ridicolo. Un conto è custodirli nel proprio cuore, contemplarli fino a comprenderli davvero, ben altro esibirli come mero segno d’appartenenza. Ma appartenenza a cosa, a una genìa ignorante – mi riferisco all’ignoranza spirituale – quanto ipocrita?
Meditazione e razionalità
Capita spesso di confondere la tendenza all’autocontrollo esasperato con la razionalità. Rilassarsi, lasciarsi andare, agire disinvolti, ma con amore e quindi rispettosi, provar meraviglia, aprirsi agli aspetti più sorprendenti della vita non significa rinunciare alla razionalità. Percepire l’incommensurabile non implica ricusare la logica, ma smettere di assecondare, seppur brevemente, la frenetica attività della mente. Sospendere il chiacchiericcio mentale. Osservare, quindi, i pensieri che si avvicendano senza pensare capricciosamente e consentire la visione del cielo più intimo sgombro di nubi, la percezione della propria interiorità libera dai costrutti e dalle conseguenze dei pensieri volubili.
Maestri
Il rapporto maestro-allievo: episodico, relativo, tecnico, comporta solo indicazioni di massima, il maestro non è un simbolo, il maestro indica la via per emanciparsi, nel senso di riuscire a ragionare autonomamente senza credere supinamente, liberandosi dalle superstizioni. Suggerisce come cogliere, tra le pieghe del silenzio, il senso profondo della vita, quindi i metodi che al momento ritiene più utili per meditare. Senza dimenticare ovviamente gli insegnanti del passato cui andrà sempre tutto il nostro rispetto.
Religione
La sola, unica, vera religione universale possibile è quella dell’amore. Le altre sono solo inadeguate parodie localistiche coinvolte, troppo spesso, con interessi profani. Mediocri parvenze d’ingannevole spiritualità. Al contrario, occorre una religione che zampilli dal cuore come nella mente e si espanda sino a coinvolgere chiunque. Una religione con pochi riti e ammennicoli vari, che rispetti la memoria, ma nel contempo si rinnovi di continuo. Una religione fluida che consideri i cosiddetti libri sacri per ciò che sono realmente, fonti d’ispirazione e non raccolte d’anacronistiche leggi divine. Una religione dell’amore, dei Buddha, del Cristo. Una religione non ideologica.
Epilogo
Una semplice, quanto forse futile, osservazione. La spiritualità – scevra da contenuti ideologici – è sempre più in auge. Affinché ci sia eclissi, fuga dalla spiritualità, tramonto, dovrebbe esserci stata anche un’alba. Sennonché non v’è nulla, nel cuore degli umani, che non sia mai nato senza sorgere, sparito prima di tramontare, all’infuori della loro stessa presenza che testimonia, silenziosamente, la persistenza del non-nato, dell’increato …