Roland Yuno Rech spiega come, ai fini di una corretta e proficua meditazione, la postura seduta sia fondamentale. Ovviamente si riferisce allo zazen, che non è solo un portamento, un contegno o una movenza, tanto meno un semplice stile. La sua verticalità sintetizza, tra l’altro, il fiero amore di colui che è dedito alla pratica spirituale per eccellenza, chiamala pure concentrazione, osservazione, consapevolezza … Senonché il respiro si rilassa, subentra la calma, le illusioni si dileguano senza che nessuno faccia nulla per disperderle.
«Durante zazen continuate a concentrarvi sulla postura. Non lasciate che il vostro corpo cada in avanti, concentratevi bene sulla verticalità della schiena. La postura non deve essere né troppo tesa, né troppo rilassata. Quando la postura è in equilibrio, la respirazione diventa calma e si approfondisce. Invece di seguire i pensieri, seguiamo la respirazione, cercando di andare sino al fondo dell’espirazione. Lo spirito diventa chiaro, l’agitazione mentale si calma e possiamo lasciar passare i pensieri. Le emozioni si calmano e possiamo ritrovare in noi stessi uno spazio libero, al di là di tutti i nostri condizionamenti.
Nella sesta domanda del Bendowa è chiesto come mai i buddisti preconizzano zazen concentrandosi solo sulla postura seduta, tra le quattro possibili, che sono: camminare, stare in piedi, stare sdraiati ed essere seduti. Se si è sdraiati, ci si addormenta. Se si rimane in piedi, si è presto stanchi. La postura seduta è la migliore per praticare a lungo la concentrazione e l’osservazione. Evidentemente, ciò non significa che esiste solo la postura seduta. A partire da zazen, tutte le altre posture, come ad esempio la marcia in kin hin, il modo con cui ci sdraiamo per riposarci, sono anch’esse la pratica dello zen. È la stessa cosa anche per le posture della vita quotidiana, sia per le differenti pratiche dell’ottuplice sentiero o delle sei paramita. Questo non significa che tutte le posture o tutte le pratiche non siano l’occasione di praticare la Via, ma semplicemente che zazen è l’origine, e non è limitato alla postura seduta.
Per rispondere a questa domanda Dogen si riferisce alla tradizione. Spesso, nelle risposte del Bendowa, Dogen si riferisce alla tradizione. In sostanza risponde che si è fatto così, perché tutti i Buddha hanno fatto così. Per gli occidentali questo genere di risposta non è soddisfacente, abbiamo bisogno di motivi, di ragioni. Il Maestro Deshimaru ha lungamente spiegato le ragioni per cui zazen è la buona pratica. Tutte queste ragioni sono incluse nel fatto che i Buddha e i maestri della trasmissione l’hanno praticato. Dogen aggiunge che i patriarchi hanno espresso ciò ricordando che zazen stesso è la porta del Dharma, del riposo e della gioia, in altre parole della pace del nirvana. Grazie a zazen tutti i nostri veleni sono abbandonati, l’ignoranza dissipata, rischiarata, e soprattutto abbandoniamo l’avidità, la tendenza a voler sempre afferrare, ottenere qualcosa. Abbandoniamo ugualmente l’atteggiamento di rifiuto, l’odio, e non ci attacchiamo nemmeno alla pace, alla gioia della pratica, al nirvana, e non detestiamo le illusioni che appaiono, le ombre che sorgono, ci accontentiamo di illuminarle, di rischiararle, a partire dalla coscienza hishiryo di zazen, coscienza che è al di là di ogni giudizio, di ogni pensiero, che riflette ogni cosa così com’è, semplicemente così com’è.
Tra le quattro posture, la postura di zazen è quella della gioia, nella quale il corpo e lo spirito possono diventare leggeri. Questa non è la pratica di pochi, ma di tutti i patriarchi e i maestri della trasmissione. Rientrate bene il mento, tendete la nuca e rilassate le spalle. Espirate profondamente.»
(Sesshin di Ghigo di Prali diretta dal Maestro Roland Yuno Rech, Bendowa del Maestro Dogen, Sabato 17 aprile 1999, kusen delle 7:00)
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– Roland Yuno Rech — Wikipédia (wikipedia.org)
– Sesshin – Wikipedia
– Fonte