Dopo la meditazione del mattino – che, beninteso, non considero un rito, ma solo una semplice opportunità per sentirmi, successivamente, più calmo e concentrato – il mio maestro di meditazione declamava una breve, improvvisa, estemporanea riflessione. I temi non concernevano sempre la pratica vera e propria. Si trattava, semmai, di considerazioni del tutto occasionali suscitate dal rinnovato spirito o clima di consapevolezza che si era via via affermato tra gli astanti. Ne riporto alcune con l’intento di dimostrare che la spiritualità non è quel fenomeno retrogrado e fatiscente diffuso e propagandato negli ultimi secoli tra le masse innocenti da furbi, quanto infidi, speculatori dello spirito. La spiritualità non è quell’oppio mentale sprigionato per salvaguardare specifici quanto ben circoscritti tornaconti. Ma all’occorrenza può aiutare a comprendere la vera natura delle peripezie e delle sofferenze che – salvo rari intervalli – ci attanagliano alquanto ciclicamente.
– Bisogna fare silenzio. Occorre permettere che la voce dell’esistenza si faccia strada, si affermi, emerga o s’imponga sul fragore e il tumulto della vita con l’esercizio della meditazione quotidiana. Non si tratta, peraltro, di una scelta religiosa, ma di un’esigenza indispensabile per rivitalizzare, dinamizzare e rigenerare la propria realtà. Il dialogo interiore dovrà – ovviamente in via episodica – essere interrotto per dar spazio alla saggia voce del cuore che discende, soprattutto, dalla consapevolezza. Che tu viva ai margini di un bosco o nel tramestio pressoché impetuoso di un’immensa metropoli sarà di certo opportuno dedicare una piccola parte del tuo tempo alla ricerca dell’essenza.
– Riscoprire lo spazio interiore in cui regnano e predominano l’amicizia per se stessi che si riflette sugli altri, l’autostima.
– Il silenzio mi rilassa. Qual’é il motivo? Mi riporta al presente, mi aiuta a ri-centrarmi meglio.
– Il ruolo di un insegnante di meditazione è quello di un catalizzatore … aiutare ad espandere, cioè, la peculiare attitudine alla consapevolezza.
– Pratiche per la meditazione? Siedi, ma senza adagiarti. Osserva, ma senza sognare. Ascolta il silenzio. Visualizza, ma non vagheggiare. Stai fermo, ma senza indugiare. Rimani lì senza attenderti nulla, non obbiettare, non rifiutare, non ricercare, in uno spazio di pura ricezione. Poi reitera.
– Colui che medita non non pensa più né al mondo interiore né al mondo esteriore. Non li ricorda, ma non significa che si sia isolato. Una delle chiavi più utili per accedere all’empireo della meditazione è il sentimento, ma investigheremo quest’ulteriore argomento più in là.
– Considera il frammento come fosse il fondamento … In quanto alla meditazione non è affatto vero che debba star seduto, puoi meditare anche prodigandoti – con i mezzi che ti sono che più congeniali – per chiunque soffra.
– Cos’ho da dirti? Nulla! Posso rimanere solo in silenzio. Come aiutarti? Se mi segui … : “Chiudi gli occhi e rimani lì fermo senza pensare finché le circostanze non ti costringano a riprendere le attività di sempre. Non esiste un dentro dove tu debba inoltrarti. Quindi non c’è nemmeno un fuori. Ma solo coscienza che si astiene o, al massimo, riflette come uno specchio. Se non v’è un dentro, né un fuori, tutto è uno. Prova subito.”
– Quo vadis? Ovverosia: dove stai andando? Da nessuna parte. Se mi stessi recando in qualche luogo, se stessi tentando di raggiungere uno scopo, conseguire una meta, mirare a un obbiettivo spirituale, come ad esempio realizzare il risveglio, l’illuminazione, perderei il mio tempo. Dissiperei il tempo di chiunque legga o sia alla ricerca della chiave di volta esistenziale, del mistero celato, dell’enigma che sta dietro la vita, dell’arcano che la rappresenta.
– Sono cauto. Per quanto tenti di essere razionale ho vissuto eventi relativamente inspiegabili. Se t’incammini al di là della mente – animato da uno spirito compassionevole e positivo – prima o poi t’imbatterai anche tu in circostanze che sorprendono.
– Il tempo non si ferma mai. In una mia vita precedente – sempre che l’avessi vissuta veramente – avrei detto: sembra un destriero con le ali dispiegate. La versione odierna sarebbe invece quella di un bimotore che fende le nuvole.
– Perché adottare una nuova religione, seguire un altro stile di vita, illudersi di cambiare per non cambiare nulla? Non sarebbe meglio prendere atto delle proprie radici e proiettarsi verso il futuro, ma esercitandosi, soprattutto, ad essere se stessi, qui, ora, nell’adesso, nel presente?
– Gli sfoghi del discepolo: – “Maestro, mi sento in trappola, è come se mi trovassi in un corridoio senza fine, o in un ambiente senza via d’uscita, una vera e propria prigione. Che mi succede?” – “Hai troppi appigli, figliolo.”
– Esiste un ipotetico centro della consapevolezza? Non sto parlando di chakra o altro. Ebbene, la meditazione lo risveglia. … Il segreto della spiritualità e, quindi, della meditazione – ovverosia il fatto che tu riesca a percepire determinate realtà – è tutto nello stato di coscienza. Quanto più elevato, tanto più sarai in sintonia con la fragranza della consapevolezza.
– Rivolgersi al padre o alla madre – in caso di bisogno d’aiuto – è naturale. Sennonché nasce D’io, che forse non è altro se non un Io nobilitato. Gioco di parole a parte, Dio non è né dentro né fuori, né immanente, né trascendente, ma ambedue. Com’è possibile? Beh, in teoria mi sembra semplice: è l’Uno, che poi è il fine della meditazione e dello yoga.
– Il multiverso della spiritualità. Se dapprincipio la meditazione ti appare come una serie di dimensioni astratte e parallele, in un secondo momento ti renderai conto che schiude un livello di coscienza essenzialmente unificato. Le religioni organizzate – al contrario – sono, quanto mai, spesso e volentieri, il buco nero della consapevolezza.
Epilogo
Maestro, ci incontreremo? No, potrei influenzarti sul serio. Potresti cominciare a credere nelle sciocchezze che la mia mente, in vena di burle, racconta e perdere di vista l’essenziale, il tuo benessere, che coincide inevitabilmente con quello della società nel suo complesso. Quindi meglio limitarsi a qualche chiacchiera informatica.