Che tutti gli esseri siano liberi dal dolore e dalle sue cause; che tutti gli esseri non siano mai separati dalla sacra felicità che è l’assenza di dolore. (Preghiera buddista)
Chi è che soffre? Quando ego, possessività e identificazioni ci sospingono all’oblio, alla dimenticanza e verso l’inconsapevolezza, può insorgere la sofferenza. Se da un punto di vista oggettivo, riconoscerne le cause, curarne i sintomi e ristabilire l’equilibrio è compito esclusivo della scienza medica e a noi non resta che renderci disponibili e cooperare, purtuttavia rimane la necessità d’investigare per capire i motivi remoti e spirituali che hanno reso possibile la nostra eventuale disarmonia.
Nei momenti difficili
Nei momenti difficili, quando sembra che tutto precipiti, che il nostro bel mondo, così amorevolmente, se non puntigliosamente, ben costruito, stia per crollarci addosso, ci rivolgiamo disperatamente intorno in cerca di un qualche salvifico appiglio.
Ebbene, l’esperienza di tante vicende di vita vissuta apprese dall’ascolto dei racconti altrui, nonché sulla propria tragicomica pelle, ci suggerisce e dimostra come tale anelito salvifico sia pressoché irrefrenabile.
Le teorie cadono una per una sotto la scure del timore scaturito dalla precarietà. Ma se da una parte i dubbi esistenziali si dissolvono, dall’altra si è disposti a credere a qualunque idiozia ci venga infelicemente propinata.
Sicché le teorie vacillano, le convinzioni perdono consistenza, evaporano. E rimaniamo soli con noi stessi in presenza di un nulla-tutto che esige la maggior parte della nostra attenzione sino a divenire pressoché magnetico, ma senza riuscire a risolvere l’enigma che ci attanaglia: dov’è la Verità, perché non ci soccorre?
Siamo semplici numeri di una massa indistinta e poliforme, o esseri dotati di una dignità che trascende comunque la contingenza per affermarsi in modo certo e inequivocabile?
Le nostre orme sono semplici impronte sulla sabbia del tempo, o segni pregnanti e granitici che permarranno e rivivranno in chiunque sia degno, o ne abbia l’accortezza di raccoglierli?
Le nostre sono solo ipotesi. Non abbiamo risposte preconfezionate … e se le avessimo saremmo come pappagalli presuntuosi. O, nel migliore dei casi, come medici che invece di somministrare il rimedio ne decantassero solo le qualità, tralasciando inopinatamente, d’indicarne la fonte.
Cos’è che cerchiamo nei momenti difficili, l’origine della saggezza o un’essenza divina che dispensi il suo provvidenziale rimedio? A ben vedere, qualunque sia la formulazione con cui indichiamo il beneamato salvifico appiglio, i concetti coincidono.
Chiudiamo gli occhi e rivolgiamoci allo splendido facitore d’illusioni perenni, dentro di noi. Qualunque sia la preghiera che stiamo per inoltrare, il soccorso cercato o il beneficio tanto ambito, la via dell’urgenza è sempre la medesima. Il punto di contatto è dentro di noi! O ne è fuori?
Il luogo dell’ideale convegno è nei limpidi cieli interiori che s’intravedono chiaramente quando la fuliggine artificiosa, l’irreale caligine creata dalle travolgenti nubi pensiero s’è dissolta per lasciar filtrare la chiara luce della nostra imprescindibile e immutevole essenza incondizionata. La sola capace di sostituire l’errate credenze che comportano sofferenza con le giuste e rinnovate prospettive consapevoli capaci di donare il sollievo della gioia.
La libertà di una mente presente a se stessa che, ben lungi dall’opprimere o condizionare, s’immerge nella contingenza, attende pazientemente (adottando comunque nel contempo ogni rimedio sanitario possibile) che l’eventuale brutto sogno di dolore fluisca e si dissolva. L’esperienza dimostra che l’energia, apparentemente aliena, che lo nutriva e sosteneva, ha, in realtà, la medesima natura d’ogni sommo bene. Quando la sua illusione ci sembra così radicata da impedirne la benché minima retta e obbiettiva visione, attendiamo che l’onda pensiero che la sostiene esaurisca l’energia di moto intrinseco, la sua inerzia, rimirandola con il distacco consapevole di colui che non s’identifica nemmeno con gli umori più volitivi. Così come il buio della notte cede inevitabilmente il passo al sopraggiungere di un nuovo giorno, … , l’opprimente incubo si allontanerà, verrà meno di certo.
Ma siamo certi che il sogno di sofferenza si sia davvero dissolto? Un suo riflesso, ben lungi dall’esaurirsi, potrebbe ancora persistere, ripresentarsi di nuovo. Tuttavia, oramai, quali che siano gli accadimenti o le circostanze che si riproporranno, sappiamo che la via è come la vita, si rinnova sempre.