Le vere rivoluzioni non sono mai esteriori. Non avvengono, cioè, nell’universo fisico delle apparenze, bensì in quello psicologico delle soggettività individuali.
Pensare di cambiare il mondo in meglio senza prima operare un certo tipo di trasformazione interiore è utopico.
Ma in cosa consiste tale trasformazione?
Innanzitutto sarà indispensabile privilegiare un approccio alla realtà essenzialmente pragmatico e scientifico e non più supinamente fideistico. Con ciò non si escludono gli orientamenti devozionali. Purtroppo gli atteggiamenti ipocriti hanno contaminato la bellezza delle attitudini compassionevoli, dell’amore. D’altra parte il realismo non rinnega le suggestioni emotive, la totalità dei sentimenti onnicomprensivi, le identificazioni con l’afflato divino presente nella nostra coscienza. Semmai, ridimensiona le antiche menzogne. Non riduce la fiducia. Chiede che i rapporti interumani siano fondati su principi di giustizia sociale e non su effimere e fantasiose speculazioni teologiche.
Il mutamento interiore non consiste in alcuna alchimia esoterica. Non serve aderire ad una setta religiosa organizzata o associazioni analoghe. La semplice presa d’atto della realtà in cui viviamo è più che sufficiente. Al di la di ogni dogmatismo, del terrorismo psicologico basato sulla contrapposizione ignorante o scaltramente finalizzata delle forze del bene a quelle del male, prima ancora di qualunque menzogna, messaggio subliminale, suggestione collettiva, propaganda, prima di tutto ciò vi è la vita, con tutti i suoi risvolti, le gioie, le afflizioni ed il loro superamento.
Il primo passo verso la liberazione interiore – dai vincoli imposti dall’educazione conflittuale subita in fase di crescita e apprendimento, dal terrorismo psicologico perpetrato mediante oscure dichiarazioni irrazionali – è il superamento dell’identificazione con gli elementi che generano turbamento (ad esempio, le sovrastrutture ideologiche). Tale superamento non può essere effettuato con ulteriori identificazioni sostitutive, ma per mezzo di metodi che consentono di perfezionare il proprio discernimento in modo da permettere giudizi indipendenti e autonomi.
L’esercizio dell’attenzione è uno di questi sistemi. Esso può essere eseguito in molti modi. Uno dei più noti è l’osservazione del proprio corpo, nel senso iniziale di consapevolezza rilassata del flusso spontaneo e naturale del respiro, osservazione di sensazioni, coscienza e formazioni mentali. Siffatta pratica, se adempiuta con regolarità e perseveranza, consentirà la conquista di una significativa libertà individuale, che è innanzitutto spirituale. Essa attenuerà sensibilmente gli orientamenti interiori violenti e repressivi.
Nel piccolo universo onde viviamo siamo interdipendenti gli uni dagli altri. E nel merito di tali rapporti, coloro che non si adoperano per la realizzazione di un mondo meno iniquo non otterranno mai, nemmeno lontanamente, la benché minima parvenza di giustizia ideale (divina). Senza giustizia sociale la globalizzazione economica diventa neo-colonizzazione, una nuova forma di schiavismo.
La giustizia è un diritto, non un risultato o un obolo elargito in funzione solidale. Non più le false promesse di mondi perenni dove i torti subiti saranno comunque ricompensati. Nessun maestro spirituale avrebbe mai potuto sostenere tali falsità. Le più corrotte classi dirigenti della storia si servirono ignominiosamente di queste mediocri e mendaci fandonie per ingannare e opprimere gli umili rendendoli psicologicamente subalterni, servili e alla mercé degli interessi più ignobili.
Un piccolo sogno: Camminare in silenzio lungo un’antica via. Percepire i colori del cielo, il profumo dei fiori. Procedere lungo il sentiero che conduce ad una meta irrinunciabile, essenziale. Aprire gli occhi e rendersi conto che non c’è alcun bisogno di credere – o sperare nell’impossibile, o anche cercare sostituti nelle droghe chimiche, se non psicologiche – quando la libertà spirituale diviene quella meta. Difficile da raggiungere definitivamente, ma degna di essere perseguita ad oltranza. Dietro quella umile meta … il sommesso bisbiglio del silenzio, l’armonia.
L’articolo risale al 2002. Grazie per la cortese attenzione.