Uno dei detti più significativi dello zen: “Fin quando un individuo vive nel mondo fermamente aggrappato al suo ego le montagne sono montagne e i fiumi sono fiumi. Allorché ci s’inoltra sulla via della meditazione le montagne non sono più montagne e i fiumi non sono più fiumi.”
Quando non sei più abbarbicato, ossia identificato con le tue montagne, con i fiumi, con le circostanze – persino le più intime – della tua pur semplice vita; allorquando la percezione del tuo panorama esistenziale si fa più intensa, chiara, trasparente; il che, per inciso, non implica rinunciare a un bel nulla, né tanto meno resettare la propria coscienza, ma solo essere via via sempre più presenti; quando persino i cosiddetti insegnamenti, i consigli, le più svariate opinioni che in passato ascoltavi o leggevi con riverente rispetto diventano futili; mentre prima regnava un ordine, che seppur relativo dava la possibilità di orientarsi, … ora subentra una sorta di caos, ossia un limbo di calma apparente, ma di fondamentale incertezza.
Infine, quando la medesima persona intuisce – realizza –, pressoché d’improvviso, ma senza verbalizzare alcunché, la superflua ridondanza e incongruenza dei suoi ricorrenti stati mentali, viene colta dal “satori” – l’estasi spirituale –; i fiumi ritornano ad essere fiumi e le montagne appaiono di nuovo come montagne. Ti sei riconosciuto, hai incontrato il tuo essere, sei tornato a casa. la dimora della consapevolezza.
Ebbene, per i comuni mortali, cioè coloro che hanno già rinunciato a qualunque teoria, persino a quella non appena accennata … come procedere? Ne sapremo qualcosina di più nel prosieguo. Questi sono solo piccoli passi sulla via che prelude alla meditazione.
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