La meditazione è non-pensiero, ma noi possiamo avvicinarci alla meditazione soprattutto tramite il pensiero. Se non l’ami, se non apprezzi la tua mente, come puoi – seppur per pochi quasi impercettibili istanti – rinunciarvi? Per rallentare l’incalzante flusso ininterrotto dei pensieri è importante conoscersi sino in fondo. Che c’è dietro le quinte di quest’eccentrica frenesia di ricerca. Cos’è che ti attendi dalla vita, dai libri, da questo stesso contesto? Noi possiamo offrirti una traccia, quella dell’amore che nasce in conseguenza del proprio silenzio. La traccia della consapevolezza che segna il tragitto per ricondursi a se stessi, per la centratura.
Meditazione
Come procedere? Chiudi gli occhi e vai dentro te stesso. Adagiati nel giaciglio interiore. Se ti sembra utile, per qualche minuto ascolta una musica amabile e rilassante. La posizione fisica è – come sempre – quella più consona, anatomicamente corretta, seduto, schiena dritta. Vedi, in proposito, la foto. Tuttavia non è indispensabile mantenere le gambe incrociate. Potresti optare per uno sgabello senza schienale. Questa meditazione, peraltro, è molto libera. Non ci sono regole rigide. Queste non sono istruzioni, bensì suggerimenti, possibilità. Quindi, se dopo esserti, sia pur lievemente tranquillizzato, la tua attenzione converge – spontaneamente – sul respiro, seguilo. Considera, invece, con scrupolo, l’esperienza dei maestri di meditazione più noti che, in proposito, consigliano:
sii presente a te stesso; non immaginare, non pensare, non giudicare; pazienta; non devi concentrarti, ma rimani attento; evita di nutrire aspettative …
Se ti sovvengono pensieri, persevera, osservali senza dargli troppa importanza. Così come sopraggiunti, se ne andranno. Si eclisseranno senza che tu abbia nemmeno il tempo d’afferrarli, di comprenderli, di analizzarli. Si tratta solo di nubi che attraversano il cielo limpido della tua mente. Oppure onde casuali che increspano la superficie della tua luminosa, oceanica coscienza. Nel frattempo continua a immergerti nell’intimo. Se nei primi frangenti l’ambiente più profondo ti sembrerà amorfo, in seguito ne scorgerai le qualità reali. Caratteristiche che, però, non ti descrivo. Altrimenti potresti proiettarle nel tuo contesto e dipingere gli eventi con i colori dell’immaginazione. Non ti sto dicendo di non adoperare mai il pennello della fantasia. Ma di centellinarne l’uso per impiegarlo solo quando occorre davvero. D’altra parte, a ben vedere, la realtà sembra già, di per sé, opera del migliore degli artisti possibili.
Osservazione distaccata, l’essere testimone
Tanti anni fa mi accorsi di un particolare curioso. Dopo una seduta di lettura, ovviamente di testi che riguardavano la spiritualità zen o più in generale la meditazione, riuscivo a meditare meglio, quasi subito. Che accadeva? Mi sentivo più concentrato, a volte relativamente esausto e mi rilassavo facilmente. Perché ti ho fatto questo esempio? Per spiegarti, in modo molto rapido, quali sono le situazioni che favoriscono l’esser testimoni.
Innanzitutto devi nutrire un interesse. Se ti piace leggere – argomenti spirituali – leggi, se preferisci correre, corri, ecc. Dopodiché siedi e rilassati, a questo punto è facile, quasi naturale osservare, il respiro, le circostanze ambientali, ciò che ti aggrada, o non pensare affatto. Evita solo, per lo meno durante questo breve frangente, di lasciarti sopraffare dai sogni, dalle chimere, dai castelli in aria. Anche i pensieri negativi sono nuvole, magari particolarmente dense, ma sempre nuvole. Sopraggiungono, poi si defilano, lo sai già.
Lo stato di testimonianza accade, non puoi richiamarlo a piacimento, ma si ripresenta. Non tutti lo definiscono in questo modo. Ad alcuni appare come una condizione di calma interiore tale da indurti ad assegnare spontaneamente a ciascun evento il giusto valore. Lavorare o studiare quando è il caso, svagarti o rilassarti quando sia effettivamente giunto il momento, ovverosia la necessità di distenderti, di meditare e … sorridere. I pensieri non li devi afferrare, vanno e vengono, tutto qui. Anche se dopo una seduta di meditazione ti sembra di non aver concluso nulla, non importa, prima o poi ne trarrai benefici. Intanto ti sarai concesso qualche istante di semplice, naturale relax.
Dov’é la fonte?
Dov’è, dunque, l’origine? Non è speculazione teorica. La scaturigine d’ogni individualità è, in realtà, un mistero. La meditazione è il percorso che conduce a ri-scoprire l’essenza. Quando il pensiero indisciplinato è stato lenito la mente diviene silente. E in quel silenzio – che a volte può sembrare un vuoto – emerge in tutta la sua straordinaria bellezza la verità della fonte. Non lasciatevi ingannare dagli artifici descrittivi. Sono solo escamotage letterari per raffigurare l’impossibile. Se pensi che la fonte sia fuori di te sei in errore, Idem se credi che sia ubicata all’interno. La fonte, il fondamento della coscienza, è qui e ora. Ma non aggrapparti a questi giochi di parole. Tracciano solo mappe virtuali. Non appena la mente volubile, quella che discetta all’infinito sul nulla si ferma davvero, la fonte si rivela da sé.
Richiamo, in proposito, la metafora classica. Solo quando le acque del ruscello si placano o ridiventano limpide riuscirai a intravederne il fondo. E sia il fondo che l’apice hanno la stessa identica natura. Per meditare devi consentire ai flutti dei pensieri irrequieti di placarsi. L’unico lieve “sforzo” iniziale cui potresti, eventualmente, sottoporti per favorire l’insorgere di uno stato di consapevolezza meditativa è quello di respirare consapevolmente.
Epilogo
Prima di concludere, un richiamo alla praticità per coloro che ancora pensano di poter cambiare il mondo rimanendo seduti. Ironico che lo dica una persona che sostiene decisamente l’utilità della meditazione. Ma ci sono i momenti per meditare e subito dopo quelli per adoperarsi concretamente per se stessi come per gli altri. La meditazione aiuta, oltretutto, a riconciliarsi con la propria interiorità. Quindi si è più disponibili a sentirsi in pace anche con il prossimo. Per realizzarlo non si tratta di credere o meno nella meditazione, bensì di raggiungere spontaneamente un buon equilibrio. E’ come una sorta d’interruttore segreto, una chiave per il paradiso intrinseco. Diventar buoni e gentili con gli altri in quanto ci siamo resi conto che la barriera che ci separa è formata solo da un sottile velo d’egoismo. Siamo già tutto ciò a cui aspiriamo. Non appena la tempesta dei pensieri si calma, riemerge la limpidezza della mente medesima.