Lo Zen si avvale di una comunicazione sintetica. Cerca di creare una discontinuità nella logica degli eventi, sia nella sequenza che nel loro compimento.
Negli ultimi tempi la rana zen era tormentata da mille e uno dubbi. Si recò dal proprio precettore e senza indugi gli chiese:
“Maestro, qual è la mia essenza? Sono certa che sia la libertà! Dio ha sempre desiderato ardentemente che tutte le rane fossero libere. Confidami, tu cosa ne pensi?”
E il precettore, di rimando. “Figliola, non lo metto in dubbio, però prima mostrami l’essenza. E giacché ci sei, te ne prego, dimmi qualcosa su questo Dio, non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo.”
“Ahi – farfugliò la rana – ci risiamo!” Chiese il permesso di ritirarsi e tentò di mettere un po’ di ordine alle sue vorticose e convulse idee primaverili.
Dopo la consueta passeggiata meditativa, rinfrancata e ispirata dalla frescura dell’odorosa brezza silvestre, ritornò sui propri umili passi chiedendo ancora una volta udienza all’inestimabile gioiello delle proprie silenti preghiere.
“Maestro – principiò subito ostentando un’artefatta sicumera – io non ho un’essenza individuale e invece del Dio ho trovato la divinità.”
“Bene – replicò sorridendo il vecchio insegnante – se non hai nemmeno un’essenza allora cosa ne sarà mai della tua libertà? Ma guardati intorno, apri gli occhi, tu sei già libera. E coloro che promettono di donarti la libertà, in realtà, stanno tentando di manipolarti. Nuove, splendide e fiammanti catene sono già pronte. Ti basterà un po’ più di attenzione e le vedrai subito, all’istante.”
E noi che abbiamo seguito la storia sin qui sperando pure di riceverne qualche piccolo insegnamento rivelatore? Ma vi pare che possa finire così all’improvviso? Evidentemente siamo stati turlupinati.