Se l’ora di meditazione fosse davvero un’ora di silenzio potremmo dire di aver centrato il massimo dei nostri obbiettivi. Sennonché l’ora si riduce, spesso, a pochi minuti durante cui, peraltro, il silenzio sarà solo una forzatura. Si, perché rimanere in silenzio non significa schiacciare i pensieri come fossero zanzare importune, ma accoglierli, osservarli, pazientare e attendere che proseguano per la loro via. Così come sopraggiunti senza essere stati nemmeno invitati spariranno per destinazione ignota: dal cosmo al microcosmo e viceversa, per originare un segno (della loro presenza), e oltrepassare il sogno (della loro realtà).
Sicché mi raccolgo calmo, deciso a non lasciarmi irretire da circostanze importune, né farmi assorbire da immaginazioni o vagheggiamenti fortuiti. Non rinnego quell’incontro fantastico col mio alterego reale, né lo posticipo, ma lascerò che accada al momento che la vita riterrà più opportuno. Per meditare non devo forzare su nulla. L’attenzione dovrà defluire spontanea come una corrente senza impedimenti che non siano la gioia di essere qui, di ritrovarmi ora con me stesso come con tutti gli altri che dietro le quinte leggono e rileggono e, di tanto in tanto, si fermano persino a meditare. Grazie.