Non pensare nemmeno a idee come la schiavitù e la liberazione; semplicemente lascia andare tutti i desideri e con saggezza e disidentificazione porta a termine la cessazione della mente. La mente ritorna in vita anche se sorge soltanto il pensiero «che io possa esser liberato». (Maharamayana)
Probabilmente lo sai già. Per meditare rimani qui e ora; presente al presente; non proiettare l’immaginazione verso il futuro; non rievocare nemmeno alcun ricordo del passato. Per lo meno durante il breve periodo i cui ti dedichi al raccoglimento interiore, ovverosia alla tua pratica. Bene, ma che significa, com’è che si traduce in concreto tutto ciò? Con il senno di poi mi sembra semplice, ma prima che il mio insegnante di meditazione me lo suggerisse, dubito che ci avrei pensato.
Invece d’indottrinarmi con tutte quelle proposizioni egli mi disse: «Rimani senza desideri. Proprio così: siedi e non desiderare nulla. Accada quel che accada – in senso metaforico – ma non desiderare nulla. Non cercare di rilassarti. Non sperare di ottenere benefici, di raggiungere un discreto stato meditativo, di ottenere più concentrazione, calma, chiarezza. non ambire la compassione. non serve osservare la tua mente. Non attenderti nessuna estasi, alcun risveglio, nessun raggiungimento. Non … desiderare. E, aggiunse, non sperare di conoscere te stesso.
Quindi siedi, assumi una posizione consona e pratica la non-pratica. Entro un breve lasso di tempo – dipende dal tuo stato d’animo iniziale – comprenderai ciò che centinaia, se non migliaia di libri o maestri, tentano di descriverti. La consapevolezza non sarà più un genere di conoscenza esotica, astratta o metafisica, ma comincerà a diventare realtà.»
Epilogo
Essere o sentirsi senza desideri per il breve periodo che concerne una seduta di meditazione non significa affatto rinunciare al futuro, bensì cogliere la ricchezza dell’adesso, farne tesoro per utilizzarla, in un secondo momento, come stimolo nella progettualità del domani.