La meditazione zen è una pratica che ci esorta soprattutto a ritornare al qui e ora, a essere presenti a noi stessi e alla realtà che ci circonda. Non si tratta di fuggire dal mondo o di rifugiarsi in un’illusione, ma di scoprire la semplicità e la spontaneità della vita, come del respiro. In questi appunti, il maestro Roland Yuno Rech, discepolo del maestro Deshimaru e vicepresidente dell’Associazione Zen Internazionale, ci offre alcuni spunti per approfondire il significato e il valore della meditazione zen. Ci parla di come lasciare passare i pensieri senza attaccarci ad essi, di come essere ricettivi alla novità e al cambiamento, di come realizzare uno sguardo che può vedere in tutte le direzioni, senza concentrarsi su un punto di vista particolare. Ci ricorda che la saggezza del Buddha non è una comprensione intellettuale o un’accumulazione di conoscenze, ma solo essere senza sporcizia, senza impurità, avere lo spirito come un vasto specchio. Ci invita infine a praticare zazen con regolarità e dedizione, per ritrovare la nostra vera natura e vivere in armonia con tutti gli esseri.
«Durante zazen non lasciate che il vostro spirito sia oscurato dai vostri pensieri. Non lasciate che si accumulino come nuvole nel cielo. Alla fine di ogni espirazione, lasciamo passare i pensieri e all’inspirazione seguente troviamo uno spirito fresco e nuovo. Il modo di lasciar passare i pensieri è di non dargli troppa importanza, di non alimentarli, non dare loro energia, in altre parole, non aderire ad essi. Per questo, mettiamo tutta l’energia nella postura del corpo. Così tutte le fabbricazioni mentali diventano leggere, più fluide, non occupano più il centro della nostra vita. Il centro è il nostro modo di essere qui e ora, corpo e spirito in unità, in unità con la pratica, con l’azione presente, senza lasciare che pensieri ci trasportino altrove e anche se ci portano via, ritorniamo rapidamente al qui e ora.
Spesso non riusciamo a lasciar passare i pensieri perché li troviamo molto importanti. Ma qualche minuto più tardi o qualche ora più tardi non sono più così importanti. Oppure, al momento di morire, non sono più così importanti. E’ per questo che il Maestro Deshimaru ci raccomandava di praticare zazen come se dovessimo entrare nella bara. In quel momento, tutto ciò che ci preoccupa abitualmente, diventa molto meno importante e possiamo risvegliarci alla cosa essenziale della nostra vita. Possiamo osservare la vacuità delle nostre fabbricazioni mentali, la totale assenza di sostanza di qualsiasi cosa di permanente. Osservare la vacuità di questi pensieri, permette di chiarificare lo spirito, di lasciare la presa rapidamente. Allora le nuvole si dissipano e la luce naturale dello spirito brilla.
Quando cantiamo il Busshô Kapila, rendiamo omaggio ai dieci Buddha, in particolare Shin jin pa shin Birûshâ nô fû. Birûshâ nô fû è il Buddha Vairochana la cui luce illumina il mondo intero: è come un sole. Il sole è un oggetto al di fuori di noi, mentre Vairochana è il Buddha che esiste in noi stessi, non soltanto un oggetto di culto, è la nostra autentica natura, che la pratica di zazen ci permette di ritrovare. Quando pratichiamo zazen con la concentrazione giusta, questo zazen rischiara universalmente, cioè ci rischiara interiormente, dissipando le ombre dei nostri bonno, dei nostri attaccamenti, ed allo stesso tempo questo zazen irradia all’esterno e contribuisce a rischiarare gli altri. Per sedersi in zazen, ci si siede di fronte al muro e si dice che rivolgiamo la luce dello spirito verso l’interno. Ma quando pratichiamo ciò, questa luce dello spirito dissipa ogni separazione tra l’interno e l’esterno, tra se stessi e gli altri. Non c’è una pratica per sé e una pratica per gli altri, poiché sé e gli altri non sono più separati. Tutto ciò che si fa per sé, lo si fa per gli altri, tutto ciò che si dona agli altri, lo si dona a se stessi. Non è una questione di sacrificio ma di risvegliarsi all’autentica natura della nostra esistenza che è senza separazioni. Fare una sesshin è sperimentare ciò, diventare intimi con questo corpo e con questo spirito, senza separazioni.»
[Sesshin di Vitorchiano diretta dal Maestro Roland Yuno Rech – Samadhi della realizzazione di sé da se stessi – Jijuyu Zanmai del Maestro Menzan – Venerdì 4 aprile 2008, kusen (insegnamento orale del maestro ai discepoli durante zazen) delle 11:00]
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– Roland Yuno Rech — Wikipédia (wikipedia.org)
– Sesshin – Wikipedia
– Fonte