La meditazione ci invita a osservare la mente senza giudizio, a notare i pensieri, le emozioni e le sensazioni che sorgono e passano. Ma cosa succede quando l’oggetto della nostra osservazione siamo noi stessi? In questi appunti, Thich Nhat Hanh ci guida in una profonda esplorazione della nostra identità, svelando come la pratica della consapevolezza possa aiutarci a sciogliere le catene dell’autocritica e a coltivare un senso profondo di pace interiore.
«Poiché possiamo rimanere bloccati nella nozione di sé, quando ci guardiamo, spesso vediamo molte cose che non ci piacciono e molti comportamenti che non ci soddisfano. In ognuno di noi c’è un giudice e c’è la persona che viene giudicata. Ci sono molti di noi che non sono d’accordo con se stessi, non riescono ad accettarsi e sentono di essere così cattivi, di avere così tanti difetti. Ci giudichiamo da soli. Abbiamo tante debolezze e non le vogliamo. Vogliamo trascenderle, trasformarle, ma non ci riusciamo. Così iniziamo a disprezzarci.
Se non riusciamo ad accettare noi stessi, come possiamo accettare gli altri? Come possiamo contribuire a cambiare il mondo intorno a noi? Dobbiamo innanzitutto imparare ad accettare noi stessi. Il Buddha ha detto che impareremo ad accettarci guardando profondamente a noi stessi. Siamo fatti di elementi che non sono noi. Quando guardiamo in profondità, vediamo i molti elementi che ci hanno portato alla nascita. Ci sono i molti elementi genetici che abbiamo ricevuto dai nostri genitori, nonni e antenati. Ci sono la nostra società, le nostre tradizioni, la nazione in cui viviamo, le persone che ci circondano, la nostra situazione economica e la nostra formazione. Quando vediamo tutte queste cose, vediamo i molti elementi non nostri in noi. Così ci sentiamo meno giudicanti e non tendiamo a criticarci così tanto.»
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh