Se dapprincipio il cosiddetto “sentiero della meditazione” – che, per inciso, è solo una metafora che indica, ma senza specificare alcun titolo di appartenenza – può sembrare l’esordio di un nuovo sistema di credenze in cui aver fede, con il tempo si rivela un percorso genuinamente empirico. La meditazione – così come l’intendiamo – non è una dottrina, ma pura e autentica prassi. Il suo segreto? L’energia implicita, celata nel recondito, ri-velata nel silenzio del tempio interiore, protetta nel santuario del misticismo più puro, “conduce alla visione profonda e alla saggezza”. Segue una breve, ma concreta disamina sulla meditazione – redatta da Ajahn Chah – che concerne l’attenzione sul respiro e non solo… utile sia ai principianti che ai meditatori più provetti.
«Oggi vorrei chiedere a tutti voi una cosa. « Siete sicuri, siete certi della vostra pratica di meditazione? » Ve lo chiedo perché oggigiorno ci sono molte persone che insegnano meditazione, sia monaci sia laici, e temo che possiate vacillare, essere dubbiosi. Se comprendiamo con chiarezza, saremo in grado di rendere la nostra mente serena e stabile. Dovreste intendere il Nobile Ottuplice Sentiero come moralità, concentrazione e saggezza. Il Sentiero si unifica in questo semplice modo. La nostra pratica consiste nel far sorgere questo Sentiero dentro di noi.
Quando sediamo in meditazione ci viene detto di chiudere gli occhi, di non guardare nient’altro, perché stiamo per osservare in modo diretto la mente. Quando chiudiamo gli occhi, l’attenzione si rivolge verso l’interno. Fissiamo la nostra attenzione sul respiro, incentriamo lì le nostre sensazioni, la nostra consapevolezza. Quando i fattori del Sentiero saranno in armonia, saremo in grado di vedere il respiro, le sensazioni, la mente e gli oggetti mentali per quello che sono. Vedremo lì il “punto focale”, ove il samādhi e gli altri fattori del sentiero convergono armonicamente.
Allorché sedete in meditazione e seguite il respiro, dite a voi stessi che state sedendo da soli. Non c’è nessun altro seduto attorno a voi, non c’è assolutamente nient’altro. Sviluppate questa sensazione di essere seduti da soli finché la mente lascia andare tutte le cose esteriori e si concentra solo sul respiro.
Se state pensando: « Quella persona sta seduta là, quell’altra sta seduta lì » non c’è alcuna pace, la mente non va verso l’interno. Mettete tutto questo da parte, fino a quando avete la percezione che non ci sia nessuno seduto attorno a voi, fino a che non c’è assolutamente nulla, fino a che la mente non vacilla e non nutrite alcun interesse per l’ambiente circostante.
Lasciate che il respiro continui con naturalezza, non forzatelo a essere corto o lungo o in qualsiasi altro modo, state solo seduti e osservatelo mentre entra ed esce. Quando la mente lascerà andare tutte le impressioni mentali esterne, il rumore delle automobili e altre cose di questo genere non vi disturberanno più. Nulla, che si tratti di oggetti visivi o di suoni, vi disturba, perché la mente non li riceve. La vostra attenzione si concentrerà sul respiro. Se la mente è confusa e non si concentra sulla respirazione, fate un respiro lungo e profondo, più profondo che potete, e lasciate uscire tutta l’aria fino a che non ce n’è più. Fatelo per tre volte, poi ripristinate la vostra attenzione. La mente si calmerà. È naturale che sia calma per un po’, e che in seguito sorgano di nuovo irrequietezza e confusione. Quando succede, concentratevi, respirate ancora una volta profondamente e riportate la vostra attenzione sul respiro. Andate avanti così. Quando lo farete molte volte, diverrete abili. La mente lascerà andare tutte le manifestazioni esteriori. Le impressioni esterne non raggiungeranno la mente. Sati (“consapevolezza, attenzione consapevole, studio attento” – ndr) si instaurerà con saldezza.
Quando la mente si affina di più, altrettanto avviene con il respiro. Le sensazioni diventeranno sempre più sottili, il corpo e la mente saranno leggeri. La nostra attenzione si rivolgerà solo all’interno. Vedremo con chiarezza le inspirazioni e le espirazioni, vedremo con chiarezza tutte le impressioni mentali. Vedremo riunirsi qui moralità, concentrazione e saggezza. Questo si chiama Sentiero in armonia. Quando ci sarà quest’armonia la nostra mente sarà libera dalla confusione, si unificherà. Questo si chiama samādhi.
Dopo aver osservato il respiro a lungo, esso diverrà davvero sottile. Gradualmente la consapevolezza del respiro cesserà e rimarrà la nuda consapevolezza. Il respiro si può assottigliare fino al punto di scomparire! Forse “sediamo solo”, come se il respiro non ci fosse affatto. In realtà il respiro c’è, ma sembra che non ci sia. È perché la mente ha raggiunto la sua condizione più affinata, vi è solo la nuda consapevolezza. È andata oltre il respiro. S’instaura la conoscenza che il respiro è scomparso. Ora che cosa assumeremo come oggetto di meditazione? Assumeremo come nostro oggetto di meditazione proprio questa conoscenza, la consapevolezza che il respiro non c’è.
A questo punto possono accadere cose inattese. Alcuni le sperimentano, altri no. Se sorgono, dovremmo essere saldi e avere una forte consapevolezza. Alcuni vedono che il respiro è scomparso e si spaventano, temono di morire. Ora dovremmo conoscere la situazione così com’è. Notiamo semplicemente che non c’è il respiro ed è questo che assumiamo come oggetto della nostra consapevolezza. Possiamo dire che questo è il tipo più stabile e sicuro di samādhi: un solo stabile e immobile stato della mente. Forse il corpo diverrà così leggero che sarà come se non ci sia affatto. Avremo la sensazione di stare seduti nello spazio vuoto, vuoto del tutto. Benché ciò possa sembrare insolito, dovreste capire che non c’è nulla di cui preoccuparsi e, così, rendere la vostra mente stabile.
Quando la mente è unificata con fermezza, senza che ci siano impressioni provenienti dai sensi a disturbarla, si può rimanere in questo stato per tutto il tempo che si vuole. Non saremo disturbati da sensazioni dolorose. Quando il samādhi raggiunge questo livello, possiamo uscirne quando vogliamo, ma se ne usciamo lo facciamo con un senso di benessere, non perché siamo annoiati o stanchi. Ne usciamo perché per il momento è sufficiente così, ci sentiamo a nostro agio, non abbiamo alcun problema. Se riusciamo a sviluppare questo tipo di samādhi, allora se sediamo in meditazione, diciamo, per una trentina di minuti o per un’ora, la mente sarà tranquilla e serena per molti giorni. Quando la mente è tranquilla e serena in questo modo, è pulita. Qualsiasi cosa sperimenteremo, la mente la prenderà e la investigherà. Questo è un frutto del samādhi.
La moralità ha una funzione, la concentrazione ne ha un’altra e la saggezza un’altra ancora. È come se questi fattori rappresentassero un ciclo. Possiamo vederli tutti all’interno della mente pacificata. Quando la mente è serena, è raccolta e contenuta a causa della saggezza e dell’energia della concentrazione. Quando diventa più raccolta, diventa anche più affinata, ciò che a sua volta dà alla moralità la forza di crescere in purezza. Quando la nostra moralità diverrà più pura, ciò aiuterà lo sviluppo della concentrazione. Quando la concentrazione si insedierà con fermezza, ciò aiuterà la saggezza a sorgere. Moralità, concentrazione e saggezza si assistono a vicenda, sono correlate in questo modo. Infine il Sentiero si unifica, ed è sempre in funzione. Dovremmo custodire l’energia che sorge dal Sentiero, perché è l’energia che conduce alla visione profonda e alla saggezza.»
[ Da: Ajahn Chah, “Insegnamenti”, Edizioni Santacittarama ]
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Ajahn_Chah