Tra le “101 storie zen” ne rammento una in particolare. Quella che narra del “vero miracolo”. Un prete si era ingelosito a tal punto del successo di pubblico di un noto maestro zen che tentò di metterlo in imbarazzo discutendo con lui proprio mentre predicava in un tempio.
Il prete in questione credeva che la salvezza si potesse conseguire recitando letteralmente un mantra, ripetendo, cioè, il nome del Buddha dell’amore. È facile quindi supporre quanto l’approccio pragmatico, nonché essenziale del maestro lo infastidisse.
L’illustre precettore – Bankei, era questo il nome che il racconto attribuisce all’insigne maestro zen – era dunque alle prese – suo malgrado – con le consuete capriole dialettiche dell’ars oratoria (la parola e la manipolazione della mente umana) quando udì un brusio. Incuriosito s’interruppe chiedendone il motivo. Ma non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi intorno che il prete l’apostrofò duramente:
«Il fondatore della nostra setta aveva poteri eccezionali, era dotato di facoltà straordinarie, pressoché prodigiose, anzi, miracolose. Riusciva a scrivere a distanza. Gli bastava tenere un pennello in mano e il sacro nome del Buddha compariva su un foglio che un suo discepolo sorreggeva sull’altra riva di un fiume. Tu ne saresti capace?»
Bankei sorrise di gusto: «No, mi dispiace, non ne sono affatto capace, ma io non sono un illusionista. Il modo di procedere dello zen è molto diverso. Il mio miracolo lo compio tutti i giorni, anzi di più, tutti i momenti. Se ho fame mangio, se ho sete bevo, e quando ho sonno dormo».
Che intendeva il maestro? Il vero miracolo è essere in sintonia con se stessi, tutt’uno con la natura … delle cose. In sintonia con la voce del tuono che rumoreggia per allertare il discepolo distratto. In armonia con il gong che scandisce i ritmi della meditazione. In profondo accordo con i propri bisogni essenziali. In consonanza con le necessità dei conoscenti, degli amici più cari del passato, di quelli che si avvicenderanno in futuro. Ma, soprattutto, sulla stessa lunghezza d’onda dei bisogni dei compagni di viaggio sulla via, nel presente …
Talvolta può accadere, beninteso, che la meditazione esalti determinate facoltà mentali. Come, ad esempio, l’intuizione. Può capitare perciò che si verifichino circostanze relativamente inspiegabili. Ma attribuire a questa fenomenologia d’eventi peculiarità spirituali che non le competono equivale a dimenticare il vero miracolo. Il prodigio che si compie soprattutto in silenzio, ogni giorno …