Tra gli immaginifici racconti della nostra cara, ipotetica amica, rana zen, ne rammento con particolar nostalgia il seguente:
«La rana aveva letto da qualche parte che fissando con insistenza una determinata nuvoletta e immaginando d’inviarle energia per farla dissolvere, prima o poi avrebbe avuto successo, la nuvoletta sarebbe sparita. Il cielo limpido ne avrebbe testimoniato l’evento.
– “Ma cos’è il cielo limpido – si chiese – se non la mente immacolata? La mente senza pensieri molesti, dove regnano pace, tranquillità, serenità, chiarezza d’intenti, limpidezza di spirito?”
– “Già”, argomentò il suo maestro interiore, perlopiù sopito, “prova e riprova ne trarrai l’insegnamento segreto.”
– “Perché, esiste davvero un qualche insegnamento segreto?”, interloquì la furbastra.
– “Sì, esiste”, le rispose subito l’imponderabile maestro. “Ed è questo.”
– “Quale questo?”, chiese lumi la rana.
– “Smettere di porsi domande o immaginare alcunché per almeno un’ora al giorno”, sentenziò lapidario l’illustre, quanto evanescente, Venerabile.
Già, rimanere nel piccolo-volontario-silenzio per accogliere poi il provvidenziale rigenerante profluvio di energia eterica che dissolve gli intralci – che il dio delle rane Zen semina a iosa – per risvegliare il tuo non-io sopito. Come una nube che ti coglie all’improvviso e che se la guardi bene è fatta di semplice, ma imponderabile gioia.»