La meditazione è quanto di più rivoluzionario esista, perché ben lungi dal limitarsi a indurre un graduale stato di benessere comporta un elemento fortemente innovatore per ciò che concerne la prassi delle relazioni interpersonali, ma decisamente destabilizzante nel giudizio del rapporto con l’establishment. Il perseguimento degli interessi collettivi che le caste correnti sostengono di promuovere si rivela alla fin fine per ciò che è, un bluff finalizzato al mantenimento – ad libitum – del potere. Lo status quo tentenna dinanzi alla bontà, all’onestà, all’amorevolezza, alla compassione della società reale, in contrasto con quella dipinta dai media allineati. Le maschere dietro cui ciascuno nascondeva il proprio vero volto crollano come un castello di carte al benché minimo soffio di coscienza.
Ed ora un po’ di meditazione. La consapevolezza dei pensieri più intimi ci avvicina al nucleo del nostro essere. Mentre l’ego campeggia come sempre in periferia identificandosi tenacemente con tutto ciò che, in qualche modo, dia l’impressione di poter essere posseduto, il nucleo del proprio essere è in contatto con le istanze più nobili della super-coscienza. Mentre la consapevolezza di reciprocità e interdipendenza si afferma in maniera sempre più chiara e decisa, cominciamo a renderci conto di come le nostre sofferenze siano pure quelle dei nostri amici o fratelli, di come la nostra gioia coincida sempre con quella del mondo intero. Crollano le maschere, ma un mondo più vero, più giusto e più equo risorge. La rivoluzione interiore è molto lenta, ma ben più incisiva, contagiosa, radicale e duratura di quella esterna.