Ieri – perché le cose migliori accadono sempre ieri? – è venuto a trovarmi un amico, si è seduto tranquillo rimanendo in silenzio come se nulla fosse. Al che ho deciso di seguirlo e a mia volta ho taciuto. Avevo a disposizione mille soggetti di contemplazione. quali il respiro, il frastuono della strada limitrofa, i rumori della casa, la mente (la coscienza), ma non ne ho scelto nessuno. Ho osservato solo quello che di volta in volta mi sovveniva più dappresso, più impertinente, più docile, più …
Allora ho meditato su temi astratti come la crescita, la decrescita. In teoria sarei dovuto risalire all’origine cercando di cogliere la fonte che suscitava quei pensieri medesimi. Invece mi sono adagiato su ciò che accadeva da sé senza indirizzare la mente. Già …, la mente è come un labirinto tracciato da specchi. La disciplina suprema proviene in realtà da uno zero-tutto pressoché imperscrutabile. Come mai mi sono rilassato così tanto? Non cercavo un accidente di nulla e lo spazio si è fatto silenzio.
Ma non sempre è così! In realtà se la meditazione non accade spontaneamente è inutile arrovellarsi. Già, e allora cosa dovremmo fare? Attendere, senza attendere, praticare, senza praticare … senza, senza né questo né quello. Ciascuno può tentare di creare la situazione in cui i pensieri irrilevanti si fermino da sé e al loro posto ricompaia il cielo azzurro e immotivato della consapevolezza senza sé e senza ma, senza principio né fine. Cos’è? Meditazione! Meglio non rileggere.