Qual è la chiave della meditazione, il sentimento, la perseveranza? Ti sei prefisso di praticare la consapevolezza, la presenza di spirito, di conquistare la calma interiore, ma non sai nemmeno da dove cominciare. Per quanto tenti di rasserenarti ti senti ancora coinvolto nella routine, implicato nel trantran, schiavo delle cattive abitudini. Sei così immerso nel tuo ruolo che non dismetti mai la maschera dietro cui ti nascondi. Cos’è che cerchi, la soluzione definitiva ai tuoi problemi esistenziali, un’ulteriore menzogna cui appigliarti per continuare a sperare senza adoperarti, senza prodigarti? Vai via, cambia pagina, qui non troverai nulla che soddisfi ulteriormente il tuo ego!
Gli articoli, i brani che illustrano tecniche di meditazione sono oramai tantissimi. Ribadirli, riformularli, commentarli ulteriormente sarebbe solo mera speculazione. Senza contare che diversi autori ne parlano senza conoscerla o – nel migliore dei casi – ne hanno solo un’esperienza sommaria. Ma la meditazione non può essere circoscritta in uno schema. Mentre la teoria che l’espone sembra quasi banale, la prassi si dimostra quanto di più aleatorio ed evanescente possa mai concepirsi. Ciò perché la meditazione non è un argomento concettuale, generalizzabile. Se i suoi obbiettivi sono univoci il modo per raggiungerli è quanto mai vario. I sentieri da poter seguire, le vie da percorrere sono altrettanto multiformi, molteplici. Come districarsi?
A questo punto, se offrissi delle indicazioni dettagliate, delle linee guida, cadrei nello stesso errore di chi la banalizza, come di coloro che la idealizzano ed esaltano. La meditazione oltrepassa la retorica della spiritualità, la commedia della religione, per dischiudere scenari inimmaginabili. Ed è proprio questo il primo passo. Quando si medita sul serio – e non si cincischia o crogiola o illude di meditare – bisogna evitare d’immaginare alcunché. Uno dei metodi suggeriti abitualmente è, ad esempio, quello di osservare i pensieri.
Sennonché qualunque forzatura si attui non è meditazione. Come uscirne? In effetti l’intenzione meditativa – ad esempio il tentativo d’interiorizzare la mente e rimanere in silenzio – non può perdurare a lungo. Dopo un lasso di tempo soggettivo e variabile – durante cui ci si applica e prodiga nel proprio esercizio – lo stato meditativo sopraggiunge spontaneamente. Quando poi il sentiero è stato già tracciato entrare in meditazione è quasi immediato.
Esaminiamoci per un attimo. Cos’è che proviamo nei confronti della vita, insoddisfazione, delusione, malcontento, disillusione, frustrazione o riconoscenza, gratitudine? Qualunque sia il sentimento è esattamente ciò che in realtà proviamo nei nostri stessi confronti, nonché il riflesso, la spia, l’indice, la qualità della conoscenza di noi stessi, della propria auto-coscienza, della consapevolezza complessiva. D’altra parte quanto più riusciremo a conoscerci, tanto meno saremo narcisisti ed egoici. La via per essere in pace con se stessi come con il mondo è l’autocoscienza.
Passi, tracce sul sentiero. Cos’è che li accomuna, il perseguimento di un ideale, la perseveranza? Giorno dopo giorno, istante dopo istante, la meta non si agguanta mai come una preda, perdonatemi se disilludo qualcuno, ma non piove nemmeno dall’alto. La meta è simile ad un processo di edificazione continuo. Oggi osservi il pensiero o il respiro e coltivi il silenzio interiore per dieci minuti, domai altrettanto, più in là venti minuti e così via. Un breve motto di antica saggezza: ciò che conta non è la meta, ma è pietra che sulla pietra sarà piramide. E ad un certo punto scopriremo che il fatidico uscio di consapevolezza del proprio sé – o se preferite del non-sé – è già aperto. Lo stargate della super-coscienza è stato sempre accessibile, solo che non riuscivamo a percepirlo o fissavamo nella direzione sbagliata.
Questa è la meditazione “Nulla dies sine linea“: non lasciar passare giorno senza compiere qualche passo nella direzione prestabilita. Seminare oggi per raccogliere domani o mai o all’improvviso comunque, non ha importanza. Dedicarsi ciclicamente alla pratica meditativa prescelta. Senza diventarne, ovviamente, maniaci, ma perseverando quel tanto sufficiente per applicarsi, giorno dopo giorno, con uno spirito sempre più concentrato, viepiù determinato, ed ogni volta sempre più nuovo. Un approccio fiammante, ma calmo. Alla ricerca di un contatto silente con se stessi che esclude, per pochi minuti almeno, il frastuono esteriore. Se dovessi suggerirti delle parole chiave che sintetizzino al massimo i concetti appena appena formulati direi: tranquillità, riflessione interiore, contemplazione, concentrazione spirituale, raccoglimento …
Epilogo
Ciascuno di noi è come un laboratorio vivente all’interno del quale poter sperimentare ogni sorta di sensazione naturale, di sentimento, di percezioni eteriche – o astrali – come i flussi e riflussi di maree della vita che si alternano per rincorrersi senza fine. Così come il respiro entra ed esce e l’indifferenza lascia il posto all’amore che senza centratura può trasformarsi in egoismo se non in odio, attrazione e repulsione s’alternano senza fine. Diventa consapevole di questo avvicendamento.