E’ possibile meditare mentre vi occupate di altro? Di primo acchito si potrebbe pensare che sia una pratica controproducente, ovverosia una delle solite trovate pubblicitarie per servire ancora una volta una vecchia ricetta esoterica in salsa riveduta e corretta. E invece è una possibilità reale. Beh, oramai che ci siete … – immaginate un sorriso – è qualcosa che accade sempre.
Multitasking significa svolgere più compiti simultaneamente. Nello specifico si tratta di eseguire la propria tecnica di meditazione in parallelo con l’attività che si sta realizzando in quel determinato momento, vale a dire di farne – di trasformarla – in una vera e propria meditazione. Se dapprincipio l’elaborazione concomitante deve avvenire con un sforzo di volontà, successivamente, cioè dopo che il processo sia stato già avviato, l’attenzione potrà rivolgersi ad un compito primario, mentre la meditazione seguirà in background. La pratica diverrà quindi più flessibile nella misura in cui si riuscirà a richiamare, di tanto in tanto – nei momenti di pausa – la consapevolezza del sostrato interiore più profondo costituito da calma e silenzio. Un campo di energia che sorge dall’assenza temporanea di pensieri invasivi e si estende anche quando ci si distoglie dall’applicazione meditativa per ritornare in un ambito soprattutto estroverso. Se da una parte l’elaborazione delle informazioni diviene più immediata e flessibile, dall’altra si favorisce lo sviluppo delle proprie capacità intuitive.
Se mediti e nel contempo lavori, o giochi, o studi, ti confondi, manchi il centro, t’inganni, t’illudi, esegui male le tue mansioni? La meditazione multitasking è la capacità di articolare l’attenzione passando da una modalità di pensiero a quella del non-pensiero con disinvoltura, senza preliminari. Se l’attenzione saltasse da uno stimolo all’altro senza focalizzarsi mai ti troveresti, ovviamente, in imbarazzo, in una situazione sfavorevole. Qui non si tratta di svolgere o prestare attenzione a due o tre compiti contemporaneamente, ma di sintonizzarsi idealmente sulla lunghezza d’onda della calma. Un rilassamento così proficuo che ci consente di eseguire le proprie mansioni più ordinarie con una presenza di spirito davvero rimarchevole. Riassumendo, se dapprincipio meditare equivale a fissare delle priorità coscienti, in un secondo momento è coltivare in background la calma, la serenità di spirito, quindi riconoscere, accettare il silenzio implicito, nonché persistere nella sincronia mentale così raggiunta.
La meditazione multitasking è un espediente artificiale portatile. Nulla da spartire con la consapevolezza tout court dei propri vissuti ancestrali. Nessuna teoria del karma, solo ed esclusivamente riscontri concreti di come sarà o potrebbe essere la nostra vita se solo accettassimo davvero l’idea dell’interdipendenza reciproca, dell’impermanenza, della spiritualità immanente, della trascendenza qui e ora. La meditazione multitasking sincronizza i 12 hub del cervello, le aree interconnesse presumibili sedi della coscienza. Mentre l’attenzione processa le informazioni, la consapevolezza sutura le fenditure, le discrepanze che la coscienza ha accumulato nell’inevitabile comparazione tra le molteplici culture che hanno colonizzato il nostro piccolo pianeta mente.
Qualche esempio
Tutto ciò che è antico, nonché comprovato utile dall’esperienza plurimillenaria diventa patrimonio dalle tradizioni che ne fanno vessilli d’orgoglio, simboli di saggezza.
Il primo esempio, un suggerimento apparentemente banale, ma non per questo altrettanto agevole da mettere in pratica è la consapevolezza di essere. Ci si rammenta costantemente di se stessi qualunque siano le mansioni che ci impegnano. E’ il “ricordo di sé”, impiegato, tra gli altri, nell’insegnamento di G. I. Gurdjieff. Il metodo si potrebbe sintetizzare altrettanto bene così: “Ricordati di te stesso sempre e in ogni situazione”.
Il secondo esempio, … Sei una persona attenta, consapevole e soprattutto … viva. Quindi l’ira, come qualunque altro sentimento estremo potrebbe travolgerti senza che avessi nemmeno il tempo di arginarlo, ossia comprenderlo e di conseguenza neutralizzarlo. Nel momento stesso in cui ti assale diventane consapevole. La carica emotiva suscitata dalla circostanza ti ha letteralmente surriscaldato. Mentre l’energia richiamata dall’evenienza acuisce ancora di più la tua sensibilità, tenta di scoprire donde proviene. Rintracciane il cammino e seguilo a ritroso. La via abbozzata dalla sensazione è così rovente che ora ora è sicuramente più facile ripercorrerla all’incontrario sino in fondo e focalizzarne la fonte. Bene, ma in che consiste questa fonte? Non appena l’avrai individuata ti renderai conto che non ha nulla a che fare con la rabbia, – che in realtà è stata solo una tua proiezione – ma è la scaturigine informale della coscienza medesima, la tua natura originaria. Riassumendo, tutte le volte che, tuo malgrado, sei preda di un sentimento eccessivo considera che avviene solo in periferia. Quindi fermati un attimo, torna a te stesso. Se in un primo tempo l’emotività ti aveva letteralmente espulso verso la periferia dell’essere – quindi verso l’incoscienza e l’inconsapevolezza – ora sei rientrato al centro. Custodisci siffatta sensazione – che ti accompagnerà anche dopo aver ripreso la routine – come il più prezioso dei tesori possibili.
Il terzo esempio … Alcuni maestri sostengono che qualunque attività può trasformarsi in meditazione. Le opportunità sono tante. Immergiti in ciò che stai facendo. Corri, diventa la corsa. Bypassa il soggetto. Scrivi? Lascia che l’entità pensante si dissolva. Preghi? Dimentica l’oratore. Esiste solo la preghiera. Sei immobile; pressoché inattivo? C’è chi predilige soprattutto questo approccio.
Il quarto esempio … Dovresti fare in modo che la tua mente rallenti. non prefissarti alcun obbiettivo. Lasciati cullare sulle onde del mare innocenza e veleggia verso la terra di nessuno del silenzio, della contemplazione, della meditazione. Non tentare di rilassarti. Semmai chiediti. Chi sono io? Esiste davvero un’entità che possa davvero definirsi io? Sé, non-sé, che confusione. Se non investighi a sufficienza rimarrai sempre nel dubbio. Chi sono io? Diventa la domanda. Ogniqualvolta sia possibile rimani immobile, inattivo e tenta di scoprire chi sia davvero il soggetto, colui che pensa, osserva. Poi riprendi subito l’attività di sempre e la domanda ti accompagnerà come un’ombra, ma discreta e silente.
Epilogo
Se fossimo anche solo un po’ più coraggiosi o, per lo meno, determinati nel cambiare, la meditazione potrebbe rivoluzionare la nostra vita quotidiana. I primi super poteri che si potrebbero rapidamente acquisire sarebbero … la consapevolezza, la compassione, la fede, si proprio la fede, quindi: benevolenza, tolleranza, calma, benessere, concentrazione, ovverosia presenza di spirito. Non ho intenzione di compilare un elenco. Sappi, comunque, che riusciresti persino a esser più sincero, a smettere, cioè, di credere che siccome partecipi a un rito o elargisci una qualche forma di aiuto ti sei incamminato, sulla retta via. Ma il colmo è che ci sei già. La meditazione è la grammatica religiosa del futuro, e in queste pagine la stai già studiando.