Non fatevi suggestionare da mirabolanti racconti, né dalla tradizione, né dal sentito dire. Non fatevi convincere dall’autorità dei testi religiosi, né dalla mera logica o dalle supposizioni, né dal piacere della speculazione intellettuale, né dalla plausibilità, né dall’idea “questo è il mio maestro”. Invece, Kalama, dopo averle attentamente esaminate, accettate soltanto quelle cose che avete sperimentato e trovato giovevoli e lasciate perdere, invece, le cose che presentano caratteristiche insane. (Anguttara Nikaya, III, 65)
È un po’ che non scrivo sulla figura del maestro spirituale. Tento sempre di evitare che qualcheduno si confonda e creda che il maestro sia un soggetto infallibile, o sia privilegiato – non sorridete per favore – nei rapporti con la divinità, con un Buddha, con Dio, con il Brahman, con l’assoluto. Certo che in passato ne ascoltammo e ne leggemmo scempiaggini!
Il maestro di cui vi parlo fu un tizio reale che conobbi e frequentai diversi anni fa. M’insegnò soprattutto a tacere quando non serviva che parlassi, che non chiedessi, – tranne l’indispensabile – e a smettere di costruire castelli se non occorreva che pensassi. Mi chiese di non citarlo mai. Altrimenti ne avrei fatto un idolo e ciò avrebbe nuociuto o illuso tanti suoi simpatizzanti. Ciò non toglie, tuttavia, che non possa accennare – rielaborandone il ricordo – a qualche sua opinione.
Illuminazione
La cosiddetta illuminazione non è un qualcosa che si debba ricevere. Noi tutti siamo già illuminati, solo che ci ritroviamo quasi sempre abbacinati dallo sfavillio esterno senza riuscire ad ambientarci a sufficienza alla nostra interiorità. Ciò che sembra una discontinuità tra lo stato di consapevolezza usuale e quello di una persona che ha iniziato a esplorare sé stessa, percependo i nuovi chiari iridescenti albori, è dovuto al fatto che, non appena intravista la propria luce interiore, cominceremo a proiettare le nuove scoperte, realizzazioni, all’esterno, riproducendo lo stesso gioco di sempre. Quindi divenire consapevoli delle nostre proiezioni è, oltremodo, fondamentale.
Ciò che è
Ci sono due concetti ricorrenti, impermanenza e interdipendenza che non possono esser compresi appieno intellettualmente, ma bisogna intuirli esistenzialmente. In realtà, così come ben pochi pregano davvero seguendo la propria ideologia religiosa, ancor meno sono propensi a meditare. Per rendere un po’ più soft l’approccio diciamo spesso: vita consapevole come processo meditativo. Ma chi è che si sforza di diventare un po’ più consapevole, di distinguere tra i condizionamenti pregressi e ciò che è? Davvero pochi! D’altra parte, specialmente durante i primi approcci spirituali, esser più consapevoli equivale a divenire empatici e condividere le sofferenze altrui, comprenderle tentando di lenirle. La via non è duplice, e non esistono progressi se non nella propria fervida fantasia.
Abitudine
Sintetizzo alcuni appunti che lessi in un suo diario.
Un amico mi ha scritto. «Ciao, leggo spesso le tue “meditazioni”, interessanti. Il problema è che io sono a passione alternata, oppure, con un’altra metafora, amo veleggiare in superficie. Di tanto in tanto dò un’occhiata all’interno, vedo cose stupende, ma poi mi ritraggo. E per ritornarci devo affrontare ogni volta le medesime difficoltà. Sempre come se fosse la prima volta, o quasi. Forse perché gli attaccamenti hanno la meglio? No! Semplicemente perché l’abitudine a “soffrire” è così forte che non riesco a scrollarmela di dosso. Cosa ne pensi, amico, hai qualche suggerimento a proposito dell’abitudine? Ho smesso di fumare, quello sì, ma non sono andato oltre. Grazie mille.»
Sei proprio fantastico. Ti sei posto le domande … e mi suggerisci pure le risposte. Ambientati alla dimensione interiore – o se preferisci al silenzio – e lo stupore iniziale diverrà serenità, compassione, ma anche energia, celebrazione. Quindi ti basterà chiudere gli occhi per un breve periodo e rinvenire … la calma! Cosa pensavi di trovare? L’abitudine può essere positiva o negativa, dipende dai casi, ma rifuggi sempre dalla disattenzione.
Assoluto
Solo pochi fortunati riescono a concepire realmente e quindi a intuire e percepire l’assoluto subito. In genere avviene solo alla fine di un certo percorso. Tuttavia mi chiedo. Parlare dell’assoluto serve davvero a ri-scoprirlo? Quanto può essere utile cantarne le lodi senza conoscerlo davvero, ma solo per esaltarsi emotivamente immaginando e credendo di esserne partecipi senza che ciò corrisponda alla realtà dei fatti quando poi basta un nonnulla per svegliarsi e riprecipitare nella dura realtà quotidiana? Non dipingere mai il mondo in bianco e nero. La vita è multicolore. Sappine cogliere le incommensurabili sfumature.
Meditazione
Quando devi assumere una decisione importante e non sai, sinceramente, che pesci prendere, prova a consultare la Vita. Ritirati in disparte, osserva il problema e le relative, eventuali o probabili soluzioni alternative sotto tutti gli aspetti possibili. Quindi taci, cioè rimani in rispettoso silenzio e attendi che l’esistenza o l’essenza medesima ti proponga una risposta. Pertanto valutala opportunamente. Sarà superfluo che lo dica, ma se infine ti sembrerà giusta mettila in pratica. Quest’ultima maniera di rapportarti alla quotidianità ti avvicina alla meditazione.
Meditazione, che parolina magica. La pronunci e non accade nulla. Sei qui da me, seduto letteralmente ai miei piedi, eppure sono incapace di spiegartela. Ma posso giraci intorno, esemplificare, o nel migliore dei casi persino trasmetterla. “Io” sono come un fiore che emana un sottile profumo. Tuttavia, se non decidi d’annusarlo non ne trarrai giammai beneficio.
Energia
I veri maestri non chiedono mai nulla. Qualche volta ti parlano del loro modo di vedere la vita. Prospettive che a te non gioverebbero comunque.
Non lasciare mai niente in sospeso. Per quanto in tuo potere concludi tutto ciò che hai iniziato. Non lasciare strascici.
Mi fa piacere che mi abbia fatto visita, tuttavia se non ci fossi sarebbe lo stesso. Amico, sei libero di scegliere come di non scegliere, d’ascoltarmi come di voltarti dall’altra parte, ciò nondimeno finché sei qui, ai piedi di questa sacra montagna, non dimenticare di respirare consapevolmente l’aria rigenerante di questo splendido luogo. Lascia che la Verità raggiunga chiunque senza cercare mai d’imporgliela. Il mio motto preferito? Vivi senza … (affanni, preoccupazioni eccessive, ecc.) … e l’energia ti coglierà dovunque.
Epilogo
Caro maestro, suggerimenti che diedero luogo a conseguimenti piccoli piccoli, ma così profondi e importanti che non finirò mai di ringraziarti.