Nel viaggio della vita, spesso ci perdiamo nei meandri del passato e nelle nebbie del futuro, dimenticando la sacralità dell’attimo presente. La meditazione emerge come un faro di consapevolezza, illuminando il sentiero verso l’autenticità dell’essere. Quest’arte antica, distillata nella modernità, ci invita a sintonizzarci con il qui e ora, rivelando la verità intrinseca di ogni momento vissuto. In questo estratto, Jon Kabat-Zinn ci guida attraverso il labirinto dell’esistenza, esortandoci a risvegliare la nostra saggezza interiore e a navigare le acque della vita con occhi rinnovati. La meditazione non è un ritiro dal mondo, ma un abbraccio più profondo della realtà, un passo coraggioso verso la piena realizzazione del nostro potenziale umano.
«Sapete una cosa? Quando si tratta di arrivare da qualche parte, ovunque andiate, ci siete. Qualsiasi cosa abbiate voluto compiere, è quella che avete compiuto. Qualsiasi cosa state pensando, è questo che avete in mente. Qualsiasi cosa vi accade è già accaduta. L’interrogativo importante è come vi comporterete. In altri termini: «E ora?»
Vi piaccia o meno questo è il momento che dobbiamo affrontare. Eppure conduciamo troppo facilmente la nostra vita quasi dimenticando per un attimo di essere qui, dove già siamo, coinvolti nelle nostre azioni. In ogni momento ci troviamo al bivio fra qui e ora. Ma quando cala la cortina che ci impedisce di vedere dove siamo in un determinato istante rimaniamo disorientati. «E ora?» diventa un vero problema.
Intendo dire con questo che a tratti perdiamo il contatto con noi stessi e con la pienezza delle nostre possibilità, comportandoci invece come robot nel modo di vedere, pensare e agire. In quei momenti ci dissociamo dalle nostre potenzialità più profonde che ci offrono forse le maggiori occasioni di creatività, apprendimento e crescita. Se non prestiamo attenzione, quei momenti di annebbiamento potrebbero prolungarsi fino a dominare la maggior parte della nostra vita.
Per consentirci di avere piena coscienza della situazione in cui ci troviamo, quale che sia, dobbiamo imporci una pausa sufficientemente lunga per inquadrare il presente; sufficiente per sentirlo, vederlo nella sua pienezza, esserne consapevoli per conoscerlo e capirlo meglio. Solo allora potremo accettare la verità di quel momento della nostra vita, trarne esperienza e continuare. Invece diamo spesso l’impressione di occuparci del passato, di ciò che è già accaduto o di un futuro non ancora arrivato. Aspiriamo a trovarci altrove, dove speriamo che la situazione sia migliore, più felice, come preferiremmo che fosse o com’era un tempo. Il più delle volte siamo solo in parte consapevoli di questa tensione interiore, ammesso che non la ignoriamo del tutto. Questo vale anche, nel migliore dei casi, per quanto riguarda ciò che stiamo facendo esattamente nella e della nostra vita, ossia per gli effetti che le nostre azioni e, più velatamente, i nostri pensieri hanno su ciò che vediamo e non vediamo, facciamo e non facciamo.
Per esempio, ci accade di dare inconsciamente per scontato che ciò che pensiamo – idee e opinioni coltivate in un determinato momento – costituiscano la «verità» su quanto esiste «là fuori» nel mondo e «qui dentro» nella nostra mente. Il più delle volte non è proprio così.
Paghiamo un prezzo elevato per questa conclusione errata e acritica, per voler ignorare quasi di proposito la ricchezza dei momenti presenti. Le conseguenze si accumulano silenziosamente, condizionando la nostra vita senza che ce ne accorgiamo o che possiamo rimediare. Può accaderci di non essere mai esattamente dove ci troviamo, mai in armonia con la pienezza delle nostre possibilità. Ci chiudiamo invece nell’illusione personale di sapere già chi siamo, dove siamo e dove andiamo, di capire cosa sta accadendo – rimanendo nel contempo avviluppati in pensieri, fantasie e impulsi prevalentemente riguardanti il passato e il futuro, ciò che vogliamo e amiamo, che temiamo e respingiamo, che si dipanano continuamente offuscando la nostra direzione e compromettendo persino la nostra stabilità.
[ … ] La tecnica del risveglio da questa irrealtà è la meditazione, la pratica sistematica della lucidità, della consapevolezza del momento che si vive. Questo risveglio procede di pari passo con ciò che potremmo definire «saggezza», una penetrazione più profonda di causa ed effetto, della correlazione fra le cose, che ci impedisca di farci irretire da una realtà frutto della nostra immaginazione. Per trovare la nostra strada occorrerà prestare maggiore attenzione a questo momento, l’unico che ci consente di vivere, crescere, sentire e cambiare. Dovremo diventare più coscienti e salvaguardarci dall’incredibile attrazione di ogni Scilla e Cariddi del passato e del futuro, dalla realtà fittizia che ci propongono in sostituzione delle nostre vite.
Quando parliamo di meditazione è importante sapere che non si tratta di un’attività curiosa o esoterica, come spesso ritiene la nostra cultura popolare. Non significa mutarsi in una specie di zombie, in un vegetale, in un narcisista rinchiuso in se stesso, concentrato sul proprio ombelico, un «navigatore dello spazio», un fanatico, un devoto, un mistico o un filosofo orientale. Meditazione vuol dire semplicemente essere presenti a se stessi, approfondire la propria autocoscienza. Significa anche arrivare a rendersi conto che, ci piaccia o meno, stiamo percorrendo un cammino, il cammino della vita; la meditazione può aiutarci a capire che in quanto tale esso ha una direzione ed è in costante evoluzione, momento per momento; ciò che accade ora, in questo istante, influenza gli avvenimenti successivi.
Se le cose stanno così, non è logico allora guardarsi attorno ogni tanto per interpretare l’attualità, fare il punto interiormente ed esternamente, per stabilire con chiarezza quale cammino si sta percorrendo e la direzione presa? Se così farete, forse riuscirete più facilmente a tracciarvi una rotta più coerente con la vostra interiorità – un cammino spirituale, un cammino dell’anima, il vostro cammino personale. In caso contrario la forza d’inerzia della vostra inconsapevolezza in un dato momento non farà che condizionare quello successivo. Giorni, mesi e anni trascorreranno inavvertiti, inutilizzati, svalutati.
È assai facile rimanere inerti su una discesa scivolosa, immersa nella nebbia, che porta direttamente alle nostre tombe; e poi, in quell’attimo di lucidità e snebbiamento che a volte precede la morte, risvegliarsi e constatare che tutti i nostri concetti su come la vita avrebbe dovuto essere vissuta e su ciò che realmente contava erano, nel migliore dei casi, mezze verità superficiali, basate sulla paura e sull’ignoranza, idee che servivano unicamente a limitare la nostra esistenza, lungi dall’indicarci un modo di vivere realmente autentico.
Nessuno può sostituirsi a noi in quest’opera di risveglio, anche se a volte la famiglia e gli amici tentano disperatamente di arrivare a noi, di aiutarci a vedere con maggior chiarezza, a uscire dalla nostra cecità. Risvegliarsi è un’iniziativa che può essere presa solo autonomamente. In definitiva, ovunque andiate, è lì che vi troverete. È la vostra vita che segue il suo corso.
Al termine di una lunga esistenza dedicata all’insegnamento della consapevolezza, il Budda, dal quale probabilmente molti discepoli speravano di ricevere un aiuto per trovare il loro cammino, riassunse in questo modo la via da seguire: «Siate una luce per voi stessi».
Nel mio libro precedente, Full Catastrophe Living (Vivere momento per momento), ho cercato di rendere accessibile alla maggioranza degli americani il cammino verso la consapevolezza, in modo che si sentissero non tanto buddisti o mistici quanto persone dotate di buon senso. La consapevolezza è soprattutto una questione di attenzione e lucidità, qualità umane universali. Ma nella nostra società tendiamo a dare per scontate queste capacità e non pensiamo a svilupparle sistematicamente ponendole al servizio dell’autocomprensione e della saggezza. La meditazione è il processo finalizzato ad approfondire attenzione e consapevolezza, a perfezionarle e a praticarle maggiormente nella nostra vita.
Full Catastrophe Living può essere considerato una carta nautica per le persone in preda a sofferenze fisiche o emotive oppure scosse dagli effetti di tensioni eccessive. Lo scopo era stimolare il lettore a rendersi conto, grazie all’esperienza diretta del prestare attenzione a cose che così spesso ignoriamo, che potrebbero esistere motivi assai concreti per integrare la consapevolezza nel tessuto della propria vita.
Non intendevo tuttavia proporre la consapevolezza come una specie di panacea o di soluzione a buon mercato dei problemi della vita. Tutt’altro. Non conosco nessun procedimento magico e, francamente, non lo ricerco nemmeno. Una vita piena è dipinta con ampie pennellate e molte sono le vie che possono condurre alla comprensione e alla saggezza. Ciascuno di noi ha esigenze diverse e progetti degni da perseguire nel corso della vita. Ciascuno di noi deve tracciarsi una rotta adeguandola alle proprie aspirazioni. Indubbiamente dovete essere pronti per la meditazione, praticarla al momento opportuno, quando sarete disposti ad ascoltare con attenzione la vostra voce, il vostro cuore, il vostro respiro – presenti con e per essi, senza guardare altrove o far qualcosa di meglio e di diverso. Questo è un lavoro difficile.
Ho scritto Full Catastrophe Living pensando ai pazienti della nostra clinica per la cura dello stress presso il Medical Center dell’Università del Massachusetts. Sono stato motivato dalle notevoli trasformazioni mentali e fisiche riscontrate da molte persone dopo aver rinunciato a intervenire direttamente sui gravi problemi che le avevano portate in clinica per attenersi invece alla disciplina intensiva di apertura e ascolto della durata di otto settimane che caratterizza la pratica della consapevolezza.
Come carta nautica, il libro doveva fornire ai soggetti particolarmente sofferenti suggerimenti utili per pianificare con cura la propria rotta, illustrare le pressanti necessità di pazienti con gravi problemi medici e dolori cronici e costituire un aiuto per chi subisca vari tipi di situazioni stressanti. Per questi motivi comprendeva una notevole quantità di informazioni sullo stress e la malattia, la salute e la guarigione oltre ad ampie istruzioni sulle tecniche di meditazione.
Questo libro è diverso. Intende fornire un rapido e agevole accesso all’essenza della meditazione consapevole e alle sue applicazioni a persone la cui vita può o meno essere dominata da problemi immediati di stress, dolore e malattia. Si rivolge, in particolare, a coloro che rifuggono dai programmi strutturati e a quanti non amano sentirsi dire cosa devono fare, ma sono sufficientemente interessati alla consapevolezza e sensibili alla sua importanza da tentare di mettere ordine nelle rispettive situazioni accogliendo indicazioni e suggerimenti di varia natura.
Contemporaneamente, questo libro è indirizzato anche a chi già pratica la meditazione e desidera espandere, approfondire e rafforzare l’impegno verso una vita di maggior consapevolezza e lucidità. Suddiviso in brevi capitoli è incentrato sull’essenza della consapevolezza, sia nei tentativi formali di pratica sia negli sforzi intesi a inserirla in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Ciascun capitolo costituisce un rapido sguardo attraverso le numerose sfaccettature del diamante della consapevolezza e tutti sono correlati da lievi rotazioni del cristallo. Alcuni possono apparire simili ad altri, ma ogni sfaccettatura è diversa, unica.
Questa esplorazione del diamante della consapevolezza è rivolta a chiunque intenda trovare la via per una vita più sana e saggia. Ciò che si chiede è la disponibilità a considerare con attenzione i momenti presenti, indipendentemente dai loro contenuti, con spirito di generosità, amore verso se stessi e apertura a tutte le possibilità.
La prima parte esamina le motivazioni e i precedenti all’origine della decisione d’intraprendere o approfondire una pratica personale di consapevolezza. Stimola il lettore a sperimentare introducendo in vari modi la consapevolezza nella propria vita. La seconda parte esplora alcuni aspetti fondamentali della pratica meditativa formale, un procedimento che si riferisce a periodi di tempo specifici in cui sospendiamo volontariamente altre attività per dedicarci a metodi particolari atti a coltivare consapevolezza e concentrazione. La terza parte illustra una serie di applicazioni e prospettive. Alcuni capitoli delle tre parti terminano con suggerimenti espliciti utili per inserire la pratica formale e informale della consapevolezza nella propria vita. Si trovano sotto il titolo «PROVA».
Questo volume contiene sufficienti istruzioni per praticare la meditazione autonomamente, senza ricorrere ad altri materiali o aiuti. All’inizio molti trovano tuttavia utile l’impiego di registrazioni a sostegno della disciplina quotidiana richiesta dalla pratica meditativa formale, come guida alle istruzioni al fine di afferrarne il senso e poter applicarsi da soli. Altri ritengono che in determinati casi l’utilizzo dei nastri sia utile anche dopo anni di pratica.
Per questo è stata preparata una nuova serie di cassette di supporto alla meditazione consapevole (Serie 2). La loro durata varia da dieci minuti a mezz’ora; al lettore inesperto nel campo della pratica meditativa forniscono un arco di tecniche sperimentali e la possibilità di decidere la durata appropriata della pratica formale in determinati momenti e luoghi.»
[ Da: Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione – Jon Kabat-Zinn ]
– Jon Kabat-Zinn (amazon)
– Jon Kabat-Zinn (macrolibrarsi)
– Jon Kabat-Zinn – Wikipedia
– Mindfulness – Wikipedia