Aforisma – e relativo commento – tratto dal Visuddhi Magga su consapevolezza del respiro e meditazione, nonché sui segni che prima o poi si manifestano. In generale, la mente deve seguire il suo oggetto di meditazione con attenzione e discernimento. Allorché l’assorbimento raggiungerà un suo apice e l’identificazione cosciente sarà pressoché totale, ne avremo subito un riscontro soggettivo…
«Come un uomo che voglia domare un toro lo legherà a un albero, così la mente dev’essere saldamente legata con la consapevolezza all’oggetto della meditazione. (Visuddhi Magga)
Commento: Ashin Buddhaghosa spiega che quando un meditante lavora nel modo giusto, mantenendo la consapevolezza del tocco del respiro che entra e che esce all’imboccatura delle narici, prima o poi deve manifestarsi un segno. Spiega anche che il segno non è per tutti il medesimo. Per alcuni sarà un tocco lieve come un fiocco di cotone, un batuffolo di seta o una leggera brezza. Per altri potrà essere una forma come una stella, un diadema di gemme o un filo di perle. Altri avvertiranno una sensazione grezza come se venissero pinzati da una molletta di legno. Altri sperimenteranno il segno come una lunga treccia di corda, un mazzo di fiori o uno sbuffo di fumo. Altri ancora lo avvertiranno come una ragnatela, una pellicola di nuvola, un fior di loto, la ruota di un carro, il disco della luna, il disco del sole. Se appare un segno luminoso, non bisogna cominciare a pensarci né dargli attenzione diretta. Il segno è originato dalla percezione. Perciò bisogna capire che appare diverso a causa della differenza di percezione.»
(Visuddhi Magga)