Roy Eugene Davis offre preziose indicazioni sulla meditazione quotidiana, rimarcando l’importanza di una pratica regolare in un luogo tranquillo. Suggerisce l’uso di mantra come “Pace” o “Shanti”, incoraggiando a recitarli soprattutto mentalmente. Davis da risalto all’esigenza del focus sull’occhio spirituale tra le sopracciglia e il monitoraggio del ritmo respiratorio. Invita i praticanti a essere pazienti e a evitare di sentirsi ansiosi per i risultati. L’autore consiglia altresì sessioni di 20 minuti, due volte al giorno, per i principianti. Conclude sottolineando che i benefici emergono con il tempo, invitando a integrare la meditazione nella routine quotidiana con nobili scopi di vita. La traduzione di Furio Sclano del Centro di Consapevolezza Spirituale arricchisce la comprensione del testo.
«Per avere i risultati migliori, medita quotidianamente a cadenza regolare in un posto tranquillo dove non sarai disturbato. La mattina presto, prima di iniziare le tue attività ordinarie, è un momento ideale. Se la mattina presto non è un momento adatto a causa dei tuoi impegni di lavoro, degli obblighi familiari che hai o perché non sei vigile dopo esserti svegliato dal sonno notturno, qualsiasi altro momento andrà bene (1).
Seguendo una pratica quotidiana regolare, imparerai presto a farlo bene e avrai risultati soddisfacenti. Diventerai sicuro di te e avrai uno scopo in ogni cosa che farai. Avvicinati ad ogni sessione di pratica con ottimismo. Se ti sei appena avvicinato alla pratica meditativa, sii paziente. Acquisisci una confortevole abilità ad ogni livello prima di procedere al livello successivo. Il modo più semplice per imparare a meditare consiste nell’utilizzare un mantra, ossia una parola, due parole o un suono in grado di attirare naturalmente la tua attenzione. Per le persone che si avvicinano alla meditazione per la prima volta si possono utilizzare le parole Pace, Gioia, Felicità o qualsiasi altra che si considera piacevole. Una persona ebrea potrebbe preferire il termine Shalom, mentre un Indù potrebbe utili preferire il termine sanscrito Shanti, ossia parole che significano pace. Si possono usare le parole Dio (in qualsiasi lingua), oppure OM (2).
Quando usi una parola sola, recitala mentalmente quando inali o quando esali. Man mano che la tua attenzione si interiorizza, “ascolta” mentalmente la parola, invece di recitarla a livello mentale. Quando utilizzi due parole, recita mentalmente la prima con l’inalazione e recita mentalmente la seconda con l’esalazione. Man mano che la tua attenzione si interiorizza sempre di più, “ascolta” mentalmente le parole, piuttosto di recitarle.
Ascoltare un mantra è una forma raffinata di pratica che porta l’attenzione di chi medita all’interno, verso i livelli più sottili di mente e consapevolezza. Se un insegnante qualificato ti ha insegnato un mantra e per te funziona, continua ad usarlo.
Medita in questo modo facile e naturale:
Siedi con la spina dorsale eretta su una sedia comoda. Se per te è più confortevole sederti con le gambe incrociate, fallo (3).
Può essere utile riconoscere la relazione che hai con l’infinito. Se vuoi pregare per diventare consapevole della presenza di Dio, fallo.
Se sei un discepolo iniziato o già segui un percorso di illuminazione, riconosci gli insegnanti e i santi della tua tradizione. Lascia che le loro preghiere per te e il tuo rispetto riverente per loro ti ispirino.
Man mano che mediti, calmo e vigile, dirigi la tua attenzione nell’occhio spirituale tra le sopracciglia. Non è necessario affaticarti per farlo; semplicemente focalizza la tua consapevolezza lì (4).
Osserva il ritmo naturale del tuo respiro. Utilizza il tuo mantra. Quando sei rilassato e interiorizzato, lascia perdere il mantra e dimora in quello stato calmo e vigile per la durata della sessione.
Per concludere la tua pratica: apri gli occhi, rimani calmo per alcuni momenti e, quindi, ritorna alle tue attività normali.
Rimani attento al mantra fino a quando non ne avrai più bisogno. Man mano che ti rilassi sempre di più, nota che il tuo respiro diventa più lento, meno forzato e che i tuoi pensieri sono calmi ed ordinati. Se ti distrai, dirigi nuovamente la tua attenzione sul mantra. Se diventi troppo passivo dopo aver meditato con l’utilizzo del mantra, scegli di essere più vigile.
Evita di dirigere l’attenzione su ricordi, stati di umore, pensieri o visioni mentali che possono venire prodotti dalla mente agitata, quando gli occhi sono chiusi. Se simili distrazioni persistono, apri gli occhi, guarda davanti a te senza focalizzarti su nulla in particolare e continua a meditare. Quando sei di nuovo vigile, chiudi gli occhi e dirigi lo sguardo nell’occhio spirituale. Mantieni una postura calma, con la schiena diritta. Evita di permettere alla tua testa di andare in avanti, poiché questo potrebbe farti entrare in uno stato passivo, semicosciente o addirittura di sonno. Se il sonno o la stanchezza sono ostacoli alla pratica della meditazione, dedica più tempo al tuo periodo regolare di sonno e rivedi il programma che abitualmente segui di nutrizione ed esercizio per assicurarti di avere sempre un livello alto di energia.
Altri ostacoli che si possono dover superare sono descritti negli Yoga Sutra di Patanjali (1:29,30):
Praticando attentamente la meditazione su Dio, vengono rimossi tutti gli ostacoli. Gli ostacoli per raggiungere la supercoscienza sono malattia, dubbio, negligenza, confusione filosofica, mancanza di progresso, instabilità mentale o emotiva, dipendenza dalle percezioni dei sensi, cattive percezioni e distrazioni mentali.
Se sei un novizio della meditazione, inizia praticando per 20 minuti una o due volte al giorno. Questo ti permetterà di avere tempo sufficiente per rilassarti e per sperimentare pace interiore. È più utile meditare in modo vigile per venti minuti che meditare più a lungo in uno stato passivo. Se mediti una volta al giorno, pratica regolarmente nel momento che hai scelto. Se mediti due volte al giorno, pratica la mattina e la sera presto.
Evita di essere ansioso riguardo il risultato della pratica meditativa. Includila nella tua routine quotidiana. Vivi una vita completa con un senso di scopo. I benefici di questo comportamento saranno presto evidenti.»
[ Roy Eugene Davis (1999) – Traduzione e note di Furio Sclano – Centro di Consapevolezza Spirituale ]
– Roy Eugene Davis (amazon)
– Roy Eugene Davis (macrolibrarsi)
– Roy Eugene Davis – Wikipedia
– Centro di Consapevolezza Spirituale – Home (kriyayoga.it)
– Fonte: Furio Sclano
Note:
(1) Il Sig. Davis suggerì sempre di meditare tutti i giorni nello stesso luogo e alla stessa ora. Questo comportamento crea una buona abitudine.
(2) Il Kriya Yoga è una pratica, non una religione. Se sei legato ad una tradizione spirituale o religiosa specifica, puoi praticare la meditazione comunque, mantenendo la tua affiliazione. In questo caso, per evitare confusione filosofica, consiglio di non approfondire gli insegnamenti filosofici del Kriya Yoga, ma di limitarti alla pratica meditativa.
(3) Quando si pratica qualsiasi forma di Hatha Yoga, può essere normale dover fare uno sforzo per imparare determinate posizioni. Quando si medita, questo concetto non può trovare applicazione. Una posizione che crea dolore fa in modo che tutta l’attenzione durante la pratica vada su quel dolore. Per questa ragione, la comodità nella postura è un requisito fondamentale.
(4) Alcune persone cercano con troppo sforzo di mantenere lo sguardo interiore diretto verso l’alto. Quando si fa così, si porta tutta l’attenzione sulla tensione che si viene a formare nel punto in mezzo alle sopracciglia e si rende improduttiva la pratica. Ci deve essere rilassamento anche al livello degli occhi. In ogni caso bisognerebbe evitare di abbassare interiormente lo sguardo, poiché questo comportamento porterebbe sicuramente ad uno stato semicosciente o di sonno.