Voi tutti che cercate la Via, per favore adesso non sprecate questo momento. (Adagio zen)
Via di comprensione
Cos’è un percorso spirituale? Una Via di conoscenza alternativa e più approfondita? No, non si tratta dell’accumulo di maggior sapere, dell’assimilazione di ulteriori o più qualificate nozioni. Un percorso spirituale è una via di comprensione, che è azione. Non v’è distanza o differenza tra il comprendere e l’agire. Tra l’intendere e il procedere coerentemente c’è simultaneità.
La meditazione, che non è una scelta di vita, ma il dispiegarsi e dipanarsi consapevole della vita medesima, ci aiuta semplicemente a divenire spiritualmente indipendenti senza il bisogno di appigliarsi a nulla che non sia amorevolezza, giustizia, consapevolezza, compassione, verità …
Prendendo spunto da un breve quesito tentiamo di esaminare l’argomento “percorsi spirituali”.
Sperimentazioni
Nome del mittente: Adolfo
Oggetto: Come regolarsi?
Quesito
Buongiorno, complimenti e ringraziamenti per l’opportunità che offre il sito.
Ho cominciato a leggere questo percorso e mi è sorto un dubbio: la mia domanda è se bisogna seguire il percorso sistematicamente, cioè leggendo totalmente quanto è contenuto in ogni pagina, oppure la lettura prima deve essere generale e poi approfondita?
Per iniziare la meditazione si debbono rispettare dei tempi? Oppure è un fatto soggettivo?
Un grazie di cuore.
Risposta
Gent.mo Adolfo, questo percorso non è un insegnamento sistematico, ma si tratta di riflessioni culturali prevalentemente speculative mirate a suscitare la giusta curiosità intellettuale per approfondire, eventualmente e successivamente, con testi più specifici. La sperimentazione è soggettiva e la via da seguire andrebbe individuata da sé. Fermo restando un ragionevole grado di attenzione e discriminazione per evitare di cadere nei tranelli del “mercato spirituale”.
Queste pagine sono un’occasione gratuita, com’è lo spirito del sito meditare.it, per spingersi a ragionare autonomamente anche su temi spirituali. Infatti non parliamo di religioni, ma più che altro di religiosità e spiritualità.
La meta di questo percorso potrebbe essere spiegata nel desiderio di prendere per mano, nei limiti del possibile, la propria vita e tentare di divenire così profondi da riuscire a vivere l’apparente superficialità quotidiana come un gioco per affermarsi al meglio di quanto la natura non ci abbia già generosamente e spontaneamente offerto o benevolmente elargito.
Termini come amore o compassione, di cui tanto spesso si abusa, indicano circostanze che devono nascere preferibilmente dal contatto con la propria interiorità e non a seguito di una scelta preordinata e predeterminata che spesso suscita solo confusione ed ipocrisia. D’altra parte siamo convinti che il miglior metodo per avvicinarsi alla “verità” sia la sincerità, sia con se stessi che con gli altri.
Non pretendiamo di essere necessariamente nel giusto e siamo disposti a cambiare opinione qualora le circostanze lo dimostrino utile, opportuno o indispensabile.
Per quanto riguarda la meditazione dovresti considerare i nostri articoli come occasioni introduttive e spunti per comprendere meglio gli argomenti trattati, ma che di per sé non sono attualmente abbastanza esaustivi da poterli ritenere vademecum per meditare. La meditazione non andrebbe considerata alla stregua di una tecnica, ma di un approccio spirituale alla quotidianità. Quindi, ben lungi dal potersi ritenere una sorta di contemplazione filosofica o un orientamento teologico, essa indica i criteri, individuati e descritti dai maestri spirituali più noti, ivi compresi i capostipiti delle religioni organizzate sin qui conosciute, per consentire lo schiudersi dell’essenza e della trascendenza in questa umile esistenza, così irrisa e sovente dileggiata, quanto già compiuta.
I criteri della meditazione, cui accennavo, sono in prevalenza: lo spirito positivo risvegliato da una giusta attenzione al momento presente; una presenza di spirito viepiù naturale quanto pratica; una disponibilità ad ascoltare, osservare, ragionare autonomamente, apprezzare la quiete o la solitudine interiore quanto lo slancio effervescente della nostra rumorosa società industrializzata; la possibilità di vivere qui e ora senza attendersi null’altro che l’istante, la congiuntura, la pienezza della circostanza attuale.
Riusciremo a vivere con gioia? Il nostro cammino richiede, comunque, dedizione.
Spero di essere stato sufficientemente esauriente. Mi scuso per eventuali errori dovuti alla rapidità della risposta che adopererò, omettendo i tuoi dati – che saranno comunque cancellati – per un breve e semplice prossimo articolo.
Mete
Chi siamo, da dove veniamo e dove vogliamo andare? Siamo pellegrini nel migliore dei mondi possibili! Piccole onde, modeste increspature di un incommensurabile oceano di saggezza dal nome Vita che non si recano da nessuna parte, forse solo dove le porta il vento.
Una moltitudine di persone addormentate che vivono, inebetite e piangenti o meste, i loro dolci sogni e fuggono, fuggono da se stesse per andare incontro al mondo ed evitare l’unico appuntamento che forse avrebbe loro giovato, l’incontro con la propria interiorità.
Ma c’è tristezza, sofferenza, disperazione, dolore! Si, ma chi soffre? Chi è che si dispera? Dov’è colui che si duole? Se esiste la sofferenza v’è pure chi l’osserva, la percepisce, in un certo senso la subisce. Tuttavia egli non è affatto questo stesso dolore, altrimenti non sarebbe stato capace nemmeno di descriverlo. E se non è questo dolore che rimane? Il testimone, il nucleo … di un tutto-nulla che tace, si dispiega, si dilania, non comprende e ancora dubita finché non s’arrende all’evidenza. Non c’è nulla da comprendere. Si tratta solo di recitare il proprio ruolo rammentando che è pur sempre una rappresentazione; l’espressione ed esecuzione di un canto, la melodia della vita.
La meditazione diventa proficua quando si comprende che per rilassarsi è necessario non scegliere. Osservare tutto ciò che si presenta, ad esempio il respiro, ma senza scegliere. Astenersi dal privilegiare, propendere o immaginare la felicità. Altrimenti la sofferenza sarebbe, comunque, dietro l’angolo. In periferia si avvicendano di continuo le più svariate circostanze, pensieri di ogni genere, ma il testimone, colui che osserva lo svolgersi cronologico degli eventi, rimane imperturbato. Egli sa di essere sia questo che quello, ma di fatto non s’identifica con nulla che non sia se stesso, il proprio centro.
Quando si riesce a pazientare senza scegliere si schiude la verità del presente. La consapevolezza dell’istante rivela l’origine atemporale e incommensurabile di un minuscolo frammento d’eternità.
Epilogo
La mente diventa ciò che pensa e può creare qualsiasi cosa, qualunque illusione, ovvero parvenza di realizzazione, ma pure difficoltà. Quindi se si pensa o crede che la via sia difficoltosa riusciremo a intravedere e quindi a incontrare solo difficoltà. Non è che la via divenga più ardua. La via di per sé rimarrà sempre la stessa, ma noi ne coglieremo in prevalenza i lati più negativi. Sarebbe come percorrere una strada accidentata e subirne tutte le buche.
Con ciò non voglio dire che la via spirituale sia semplice, tutt’altro, ma se riteniamo il suo percorso arduo allora lo sarà senz’altro.