Cominciamo dal facile. Chi è che si sente arrabbiato? Osserva quella sensazione di rabbia o, se preferisci, di risentimento, osservalo. Non sei certo “tu” che ti senti arrabbiato. Chi è che si sente scontento, oppure depresso, se non infelice? Non sei certo “tu” colui che è depresso, e così via, scontento, infelice. Il centro, l’essenza, può esserne solo sfiorata. L’agitazione, il sommovimento, avviene, per lo più, in superficie.
A questo punto qualcuno ti ha proposto di chiederti – ma, beninteso, si tratta pur sempre di percepirlo – “chi sei”? Quindi ti ha suggerito che sei l’osservatore, il testimone. L’osservatore? Beh, non esageriamo, nulla di più infondato. La verità è che se ti calmi, se ti rilassi e ti distacchi via via dal trambusto esterno, occasionale, ti ritrovi in silenzio. E quel silenzio, diciamolo così, è la voce di Dio. Ma attenzione al misticismo, resta vigile. Ricominciamo da zero.
Perché scrivo? Credi che sia un esperto? Non credere, verifica su te stesso! Riprendiamo dal silenzio. Chiudi gli occhi e osserva ciò che accade. Lascia che il respiro accada, consentigli di calmarsi tranquillizzando la mente. Il suo ritmo sarà più lento è profondo … Sottolineo, focalizza il respiro mentre via via si calma. Ciò è fondamentale.
Non aggiungo altro, altrimenti ti perderesti tra i dettagli. Invece mira sempre al centro: rilassati! La meditazione è la via per accedere al quarto stato (della mente): turiya, lo stato di consapevolezza.
La Māṇḍūkya Upaniṣad definisce la turiya così come segue: «Il quarto stato non è quello che è conscio dell’oggetto né quello che è conscio del soggetto, né quello che è conscio di entrambi, né la semplice coscienza, né la massa completamente senziente, né quella completamente all’oscuro. È invisibile, trascendente, la sola essenza della coscienza di sé, il completamento del mondo.»
Il primo è lo stato di veglia; poi c’è il sonno, quindi il sonno senza sogni, ossia una situazione in cui sei così consapevole da renderti conto dell’eventuale attività mentale che avviene dietro le quinte, quando sei in disparte, mentre dormi; e infine turiya, la cosidetta non-mente, un vero e proprio salto di qualità o di coscienza durante cui l’inevitabile flusso dei pensieri è temporaneamente sospeso – l’intervallo tra l’uno e l’altro si è dilatato a oltranza – e puoi sintonizzarti con un interspazio dell’essere senza tempo e tutto da scoprire.
Riepilogo
Il vero scopo di quest’ultimo articolo è stato di rammentarti che per tranquillizzare la mente dovresti, innanzitutto, calmare il respiro, la cui osservazione è utile, per l’appunto, a permettere che la tua vera indole, la serenità intrinseca, si manifesti appieno.