Quante volte abbiamo udito citare l’Essere, questa fantasmagorica quanto evanescente realtà, relativamente effimera, apparentemente fugace, ossia inafferrabile, se non finanche elusiva … e quante volte abbiamo tentato d’immaginarlo, di annoverarlo nell’ambito della più pura concretezza, d’imbrigliarlo, per fissarlo o, per lo meno, trattenerlo … Innumerevoli … Sennonché ogni sforzo si è dimostrato vano, via via sterile. Questo perché l’Essere si può solo ed esclusivamente “sentire”. Contemplare l’essere significa, per l’appunto, “sentirlo”, ma senza riuscire ad appropriarsene, senza …
Come incidere sull’autocoscienza individuale? Ci s’informa, questo è vero. Si approfondisce, innegabile. Poi si sviscerano gli argomenti come se nulla fosse, lapalissiano. Sennonché ci si schiera. A volte s’interagisce – senza mai tracimare –, ma …
Sì, c’è un ma di fondo. Una sorta di carenza. Un muro di gomma che non si riesce ad abbattere e che inibisce comunque a priori: l’aderenza eccessiva ai luoghi comuni. Il che non implica essere maleducati o trasgressivi, ma l’arte di meditar davvero su fatti, convenzioni, convinzioni, ossia credenze e persone.
Pertanto il mio motto di spirito odierno è: scevera sino all’inverosimile quindi fermati e medita sul sostrato animico, sull’apparente silenzio su cui poggia siffatta semplice, ma pur sempre sorprendentissima vita.
Contempla il tuo essere, senza se e senza ma … fintantoché non ti renderai conto che quello sei tu. Contempla la divinità implicita, l’essere sussistente.