Le brevi frasi trascritte in questa pagina – semplici spunti da ponderare e singole indicazioni su cui riflettere – sono state elaborate – nel corso di varie circostanze – dai curatori del sito. Il loro scopo è favorire la contemplazione, l’introspezione, la tranquillità, la calma, il silenzio, la presenza di spirito e, quindi, la meditazione. Questi “suggerimenti per la meditazione” sono a disposizione di chiunque voglia riprodurli singolarmente. Sarà sufficiente indicare che la provenienza è www.meditare.it …
La meditazione è come l’amore per una cosa bella che non si può ottenere senza prima dover rinunciarvi, ma con il rischio implicito di non poterla comunque raggiungere.
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Non so se vi sia mai capitato di ascoltare lo straordinario coro dell’alba. Supponiamo che il singolare rendez-vous – con la propria anima – sia avvenuto – ad esempio – a ridosso di un’insenatura prospiciente un ipotetico lago. Avvolti – oltre che immersi nell’insolito e per certi versi bizzarro paesaggio – da una sottile nebbia mattutina. Il senso di tranquillità che l’ambiente è in grado di trasmettere in tali circostanze dà la misura di cosa sia capace d’infondere – se necessario in modo anche più duraturo e profondo – la meditazione.
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Innanzitutto il suono dell’acqua che scorre in un ruscello di montagna. Poi l’inconfondibile cinguettio degli uccelli che chiacchierano. Probabilmente si scambiano le loro opinioni sugli umani in meditazione. Sdraiati meglio che puoi e immagina di trovarti disteso accanto a un ruscello in una straordinaria e rigogliosa foresta. L’ombra del bosco ti protegge dagli sguardi indiscreti. Ora non sei più sulla breccia. Non v’è nessuno che attenti alla tua intimità. Tuttavia, nonostante la pace, non sei affatto solo. Con te ci sono, altresì, l’amore, la bellezza, la purezza, la serenità. Ora avverti l’inconfondibile levità dello spirito, la gioia.
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Quant’è la durata di un mantra? In certi casi la durata varia da mantra a mantra, in altri, dove non specificato, non esiste una regola. Ad ogni modo deve prevalere sempre il buon senso. In tutti i casi è indispensabile la consapevolezza. Ti faccio un esempio. Il respiro è come un mantra che – essendo pressoché automatico – recitiamo inconsapevolmente. Ma se lo segui, ossia ne divieni consapevole senza minimamente modificarlo, allora si trasforma in un mantra vero e proprio. Tanto più che c’è chi associa ad inspirazione-espirazione, rispettivamente, suoni come Hong-So da recitare mentalmente.
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Devo ammettere che non mi era mai capitato di meditare sulla neve, ossia di provare a percepirne l’essenza e, per quanto i suoi riscontri acustici non siano che lievissimi, prestarle ascolto. Il primo passo da compiere è contemplarla. Ovviamente non è necessario esporsi ai suoi eventuali imprevedibili sbuffi, alle folate capricciose o alla lenta e delicata cadenza – o carezza? – dei suoi magici fiocchi che come flussi d’inarrestabili pensieri sferzano la cortina dietro cui ti ripari o sfiorano il vetro che ti protegge, ma senza riuscire a nasconderti. Ebbene, dopo esserti offerto ai suoi giochi a sufficienza, il secondo passo è il silenzio. Già, meditare, ma con la neve!
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Attribuire alla meditazione ogni genere di virtù? Sembra essere divenuto quasi uno sport, una sorta di gara a chi le conferisce le qualità più mirabolanti. Ma si tratta perlopiù di constatazioni scientifiche suffragate da impegnativi lavori di ricerca. A tal proposito c’è da rammentare solo che l’obbiettivo basilare della meditazione è il conseguimento di uno stato di rilevante e vigile rilassamento.
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La meditazione non può prescindere dall’aspetto etico. Non mi riferisco alla facciata moralistica, ma a tutti quei comportamenti che aiutando il rilassamento ne favoriscono l’insorgere, cioè onestà, amorevolezza, comprensione, reciprocità … D’altra parte si potrebbe pure obbiettare che senza un’attiva, dinamica, intensa e preliminare consapevolezza qualunque sforzo si rivelerebbe inutile. E’ il dilemma di sempre: cosa viene prima l’uovo o la gallina? Aut aut … Ma se l’uovo fosse come la coscienza e la gallina simile alla consapevolezza?
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Si dice che la musica più rilassante sia soprattutto il silenzio, l’assenza di note, ma dapprincipio è meglio farsi accompagnare verso la quiete con dolcezza, in modo da ambientarsi e familiarizzare con la tranquillità piuttosto gradualmente. Anche se il ritmo che ascolti, da cui ti lasci sopraffare, è già, di per sé, lento, ciò che conta davvero sono le pause. E’ in quei frangenti che la tua attenzione e quindi la tua concentrazione si dovranno acuire per cogliere ciò che non può essere espresso né tramite la musica, tanto meno attraverso le parole, ossia il gioiello più prezioso di cui la tua mente o la tua coscienza dispongono, te stesso. Sennonché la meditazione seguirà in modo più che naturale.
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– Pensavo che la meditazione fosse verso la vita presente.
– Si, verso il presente, un istante che non ha passato né futuro. Ma non avendo passato o futuro non si può dire che questo frangente sia una frazione di tempo. Quindi, in realtà, la meditazione converge verso il senza-tempo, che è come l’eternità o tutto il mare in un secchiello d’acqua.
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Un po’ di musica strumentale come sottofondo della propria meditazione. Ho detto propria, ma in realtà la meditazione non ci appartiene. Anche se taluni la considerano un’evenienza, se non una possibilità, in effetti è una condizione naturale. Tuttavia per realizzarla è indispensabile essere autentici. Rivolgersi, quindi, verso l’interiorità. Prova, ad esempio, a immaginare come ci si sente quando si è raggiunto finalmente l’obiettivo più importante della propria vita. Per un breve lasso di tempo molli naturalmente la presa. Ti ritrovi “qui e ora”, nell’adesso, senza il benché minimo sforzo. Questo è l’esercizio della meditazione odierna.
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Siamo come un’isola lambita d’ogni dove da un imperturbabile oceano di coscienza. Il tenace – sino al punto da sembrare ostinato – incalzare delle onde tenta a tutti i costi di renderci consapevoli della sua presenza. Ma ben pochi accettano di risvegliarsi. La maggior parte si rinchiudono a riccio, si trincerano dietro la loro presunta identità, sordi agli strenui richiami della realtà. Poi, d’improvviso – una piuma … svolazza nei tuoi dintorni e – ti rendi conto che, in effetti, non sei affatto solo. Lo sciabordio del richiamo cosmico si converte in un suono che innalza il tuo stato di coscienza sino alle più alte vette dello spirito (di essere uno con tutti).
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Raccogliti … Il fatto che il raccoglimento sia, in un certo senso, la prima fase della meditazione non è affatto un segreto, semmai è una realizzazione che si può esperire praticando. «Raccogliti, il mondo è apparenza. Raccogliti, l’apparenza è l’Essere. (Hermann Hesse)» Il mondo è quindi l’Essere. Sicché la traiettoria del percorso interiore ti ha ricondotto al punto di partenza, ma con una sostanziale differenza, ora sei sveglio, non ti lasci più abbindolare dalle apparenze, dalla retorica, dai giochi della logica fine a sé stessa che tenta di dimostrare la verità dell’inconoscibile, sei consapevole.
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Rilassati con il suono tranquillo della musica classica per pianoforte. Ripercorri per un attimo i tuoi ultimi istanti. Per l’esattezza, ciò che hai fatto negli ultimi cinque o dieci minuti. Rifletti: quante volte hai reiterato i medesimi comportamenti? Certo, gli eventi si saranno svolti in contesti diversi, o sviluppati per motivi differenti, ma nella sostanza le circostanze sono state piuttosto ripetitive. Ma, ancor più importante: tu, come hai reagito? Suppongo che in linea di massima abbia ricalcato i medesimi schemi. Nulla di male, ovviamente. Tuttavia per riuscire a meditare devi cominciare ad esserne cosciente. Ed in ciò la musica può senz’altro aiutarti. Immagina, quindi di sorvolare, complessivamente, la tua vicenda terrena dall’alto. Ora sei come un angelo che osserva quel piccolo magnifico uomo, o quella lieve e splendida donna, da un apice. Il passato si dipana. Il futuro non ha ancora importanza. Sei nell’immediato ed essenziale sciabordio dell’eterno presente. Sei in meditazione. (Nota bene: la chiave dell’esercizio è: “Sei nell’immediato ed essenziale sciabordio dell’eterno presente. Sei in meditazione.”)
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Un modo alternativo per realizzare il silenzio – e quindi la calma – interiore? Invece di osservare i pensieri o le emozioni ascolta i suoni della natura. Se poi l’ascolto è agevolato da un ulteriore sottofondo musicale l’obbiettivo diventa ancora più concreto. Lo scopo è applicare la propria attenzione fedelmente indirizzandola e quindi concentrandola in una direzione unica. La tua energia diverrà come l’acqua di un ruscello che scorre, che defluisce. Ma invece di scendere verso il basso si ergerà libera in direzione dello spirito. Il risultato sarà quello di una meditazione, seppur breve, ma comunque soddisfacente.
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Assumi una posizione consona – siedi ben dritto – e osserva qualunque pensiero sopraggiunga con tutta l’attenzione possibile. L’osservatore, che sta per sorgere in te, non è un’entità passiva, ma gioca un ruolo preponderante. Il segreto in questo genere d’approccio meditativo è tutto lì, nell’intensa, puntuale e scrupolosa osservazione.
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Talvolta la meditazione gioca degli scherzi davvero curiosi. Se da una parte ti sospinge verso equanimità e distacco, dall’altra ti rende consapevole dell’imprescindibile unità e reciprocità di tutti gli esseri senzienti.
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Tutti. Ovunque. Insieme. La sensazione di unità è la caratteristica principale di tutti coloro che praticano la meditazione. Non appena il buio della frammentazione spirituale si disperde subentra l’amore per se stessi come per tutti gli altri esseri senzienti che popolano l’esuberante pianeta di cui siamo ospiti.
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Osservare la mente senza esprimere giudizi. Prendere atto degli innumerevoli scenari che si susseguono. Contemplare la nascita dei pensieri come il loro tramonto. Ascoltare il silenzio, sia quello più esteriore che la quiete che sorge dai dedali della propria interiorità è, di per sé, una straordinaria pratica di meditazione.
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La concentrazione per raggiungere le più alte vette dello spirito, per entrare in sintonia con la coscienza cosmica, ma pure per risolvere dei problemi contingenti. E Dio sa, anzi, (consentitemi di scherzare) il Signore Buddha sa di quanto oggidì ce ne sia davvero bisogno. Quindi coraggio, concentratevi metodicamente, il più a lungo possibile, reiterando periodicamente con volontà indefessa – fatto salva la necessità di non esagerare – su ciò che riterrete più opportuno restringendo e focalizzando via via l’attenzione su di un solo punto.
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Se valutate che qualcheduno vi stia facendo un torto immaginatelo e inviategli la forma pensiero che vi sembrerà più utile come la luce della consapevolezza che esorcizzerà – nel senso che fugherà, cioè allontanerà, ossia scongiurerà – rapidamente le sue eventuali intenzioni malevole. Per la meditazione ci si rilassa e quindi ci si concentra sul momento presente.
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Gli scritti zen illustrano lo spirito della peculiare disciplina interiore senza insegnare nulla. Indicano le tracce da seguire, ma senza specificare il sentiero da percorrere. Raccontano di una meta da raggiungere, ma lasciano alla libera fantasia di ciascuno l’immaginazione per descriverla.
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La consapevolezza, favorita soprattutto dalla meditazione, è ciò che rende possibile quel particolare stato d’animo capace d’intuire come potrebbe essere il paradiso. Di converso, l’inconsapevolezza è, essa medesima, un vero e proprio inferno.
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Focalizzare l’adesso, l’istante senza tempo, il presente, ciò che avviene qui e ora, non è un approccio meditativo statico e confinato esclusivamente a un breve e circoscritto lasso di tempo. Meditazione è soprattutto ciò di cui divieni consapevole nell’arco di una prospettiva via via più ampia.
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Lascia che l’effetto calmante della musica ti aiuti a raggiungere uno stato di rilassamento profondo. Anche se i pensieri si rincorrono da sé e ciascuno – se non altro per associazione d’idee – ne crea a sua volta mille altri che tentano quasi di sopraffarsi a vicenda, tu rimani impassibile, immobile. Resta a tuo agio, perché non v’è nulla da percepire. Nulla da ricevere o apprendere, nulla da dover dare. Anche se ascolti il suono non ne cerchi affatto l’origine. Ti lasci trasportare dal profluvio di note che discendono su di te come un dono, ma non t’importa per nulla della meta.
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In ultima istanza il nulla e il tutto si equivalgono. Il nulla – il vuoto – è la somma di tutta l’energia. Ovviamente ci riferiamo al nulla del silenzio, alla pausa tra un pensiero e un altro, alla meditazione.