Dalla mente ricolma d’impressioni che provengono da ogni dove, alla non-mente priva – in apparenza – di qualunque tipo di pensiero, ossia di costrutto psichico volontario. Allorché il presente spicca come unica scelta di vita, la calma predomina senza il benché minimo sforzo. Tutto ciò e quant’altro ancora nei seguenti aforismi di: – B. Alan Wallace – Ajahn Chah – Bede Griffiths – Bhagavad Gita – Itivuttaka – Milarepa – Maharamayana – Bhante Henepola Gunaratana – Kathleen McDonald – Martine Batchelor –
Immagina d’essere un bimbo che, sdraiato sulla schiena con lo sguardo rivolto al cielo senza nuvole, faccia bolle di sapone con un anello di plastica. Non appena la bolla si stacca, l’osservi mentre s’innalza nel cielo, e così facendo sposti l’attenzione dalla bolla al cielo. Mentre osservi la bolla, questa scoppia, ma l’attenzione per un attimo rimane là dove c’era la bolla. Ecco, in quell’attimo la consapevolezza si posa nello spazio vuoto.
(B. Alan Wallace)
* * *
La meditazione è come un singolo pezzo di legno. L’investigazione e l’introspezione sono un’estremità del legno, la calma e la concentrazione sono l’altra estremità. Se sollevi un pezzo di legno, entrambe le estremità si sollevano contemporaneamente. Qual è la concentrazione e qual è l’introspezione? Soltanto questa mente.
(Ajahn Chah)
* * *
Stare attenti vuol dire vivere nel momento presente, non essere imprigionati nel passato e nemmeno anticipare eventi futuri che potrebbero non accadere. Allorché siamo pienamente coscienti del momento presente, la vita si trasforma e l’ansia e lo stress scompaiono. Gran parte della vita se ne va nella febbrile anticipazione delle cose da fare e nella conseguente sospensione d’animo. Dovremmo imparare a fare un passo indietro nella libertà e possibilità del presente.
(Bede Griffiths)
* * *
La comprensione è migliore della pratica meccanica. Migliore della comprensione è la meditazione. Ma meglio di tutto è lasciar andare l’ansia per il risultato, perché a questo fa immediatamente seguito la pace.
(Bhagavad Gita 12:12)
* * *
Consapevole mentre cammina, consapevole mentre sta fermo, consapevole mentre sta seduto, consapevole mentre giace, consapevole nel distendere e raccogliere le proprie membra – in alto, di fianco e in basso – dovunque vada nel mondo, il praticante osserva il sorgere e lo svanire di tutte le cose composte di elementi. Chi vive in questo modo zelante, quieto e non esaltato, sempre mentalmente presente, esercitantesi nella tranquilla consapevolezza, vien definito “costantemente intento”.
(Itivuttaka, 111)
* * *
Se mediti sul vuoto e non realizzi l’unità del vuoto e della beatitudine, allora quel che pratichi è soltanto nichilismo.
(Dai «Centomila canti» di Milarepa)
* * *
La continua ininterrotta consapevolezza della presenza a se stessi, la luce interiore della coscienza, è la suprema meditazione e devozione.
(Maharamayana)
* * *
In meditazione, non aggrapparti a nulla e non respingere nulla. Lascia che venga quel che viene e accoglilo, qualunque cosa sia. Se ti vengono belle immagini mentali, va bene. Se ti vengono brutte immagini mentali, va bene lo stesso. Osserva tutte le cose allo stesso modo e rimani in pace con qualunque cosa si manifesti. Non combattere con quel che sperimenti: semplicemente osservalo attentamente.
(Henepola Gunaratana, “Consapevolezza in parole semplici”)
* * *
Il rifugio interiore è il rifugio in sé stessi, nel nostro potenziale supremo. Quando riconosceremo e nutriremo questo potenziale, allora avremo trovato il vero significato del rifugio.
(Kathleen McDonald, “Come si medita”)
* * *
Al cuore della meditazione buddista ci sono concentrazione ed esplorazione. Quando in meditazione si coltivano queste due qualità, si sviluppa la capacità di esser chiari e quieti e di offrire comprensione e amore.
(Martine Batchelor, “Meditazione per la vita”)