Avere in mente l’obiettivo di meditare è un errore. La meditazione procede. La meditazione fluisce, defluisce, scorre. La meditazione si può concretizzare solo se non ti opponi a nulla. La meditazione è un gioco, è come una danza senza senso e senza scopo.
Quali sono gli errori più comuni nella meditazione, ossia nei primi approcci di coloro che si accingono a meditare?
A – Partire dal presupposto che per realizzare un discreto stato meditativo si debba necessariamente adoperarsi al meglio o, più in generale, fare qualcosa di particolarmente impegnativo.
La meditazione è puro essere. Meditare significa “rimanere con” e accettare “ciò che è”. Tuttavia attenzione, è solo un concetto metafisico, un approccio esistenziale per rilassarsi. Se hai problemi pratici ricorri subito a tutte le soluzioni che la scienza ti offre.
Che significa rimanere con ciò che è? Rimani con ciò che è il respiro. L’osservi, lo segui senza modificarlo, lo talloni senza sopravanzarlo o precederlo, ma nemmeno precorrerlo o anticiparlo.
Rimani con ciò che è il tuo umore. Se sei felice bene, accogli il buonumore, se ti senti triste pazienza, ma non rifiutare la mestizia. Osserva gli stati d’animo. Anch’essi fanno parte dell’incommensurabile magia dell’essere, dello straordinario quanto indecifrabile prodigio del non-essere. Non rifiutare le sensazioni più immediate. Se pazienti un po’ ti rendi conto che sono come il flusso di un fiume. S’avvicendano di continuo senza lasciare il segno.
B – Pretendere di conseguire subito un risultato significativo o, di converso, illudersi che i progressi realizzati dapprincipio siano permanenti.
Quante persone si accingono a meditare con tutte le buoni intenzioni del mondo e l’impazienza, o la mancanza di tenacia o di fiducia in se stessi impedisce loro di cogliere il benché minimo beneficio? Di converso, talvolta si comincia a meditare in modo così spontaneo, naturale e sincero – cioè senza aspettative – che finanche i primi passi sembrano sbalorditivi. La maggior parte dei soggetti coinvolti crede di aver trovato finalmente la propria via o di essere particolarmente versato in questa – esotica, nuova? – disciplina spirituale.
C – La forza di volontà è la leva metafisica che ti consente di perseguire e realizzare i più svariati obbiettivi. Ma come per tutte le leve non se ne può fare un uso indiscriminato. Sia il suo punto d’applicazione che l’intensità impiegata vanno ponderati accuratamente.
Un esempio. Nel caso della meditazione una delle sue possibili applicazioni è la consapevolezza orientata al flusso spontaneo e naturale del respiro. Nulla di nuovo? Sembra … Se al posto di “consapevolezza” avessi detto “osservare” mi sarei posto nella condizione di uno spettatore esterno all’evento. Per inciso, non è affatto questo il genere di distacco cui anelo. Il termine chiave è, invece, consapevolezza. Tu sei già il respiro, ma stavolta lo rammenti sin dal principio. L’esercizio non consiste nell’identificarsi del tutto con il respiro. Accontentati di esserne consapevole per un terzo circa. La tua attenzione dev’essere di genere inclusivo. Tra i vari elementi di cui divieni via via cosciente, ora annoveri in primo luogo il respiro.
In realtà la forza di volontà va esercitata soprattutto per quanto concerne la costanza (nel perseguire l’equilibrio). In particolare, la costanza nel meditare per lo meno una volta al giorno, tutti i giorni, anche se, lo sottolineo, anche se ti sembra di aver raggiunto un livello d’integrazione, di benessere o calma, da non averne più bisogno.
D – Dimenticare che, innanzitutto, bisogna rilassarsi.
Non prescindere mai dal rilassamento. O, comunque, questo deve essere l’obiettivo conclusivo di qualunque approccio meditativo.
Quando ti accingi alla meditazione non partire mai dal presupposto che tu debba fare qualcosa per agguantare, ad esempio, il benessere o il silenzio. Al contrario, predisponiti al rilassamento e di conseguenza alla calma.
E – Un respiro agitato.
Fermo restando il fatto che la respirazione dev’essere spontanea e calmarsi da sé, per meditare davvero è indispensabile che il suo ritmo rallenti.
F – Attribuirgli finalità di crescita.
La meditazione non è un processo di accumulo, ad esempio, di meriti, preghiere, conoscenze o persino esperienze. Ci sono coloro che si sforzano persino di essere ricettivi. Come se bastasse deciderlo! Invece la ricettività è soprattutto una conseguenza della quiete intrinseca al proprio raccoglimento.
… Se vuoi aggiungere o rettificare qualcosa scrivi, grazie.
Meditazione è …
Sensazioni, pensieri, li osservi per un attimo, quanto basta a prenderne atto e li lasci andare. Perché in realtà meditazione è dimorare su nulla, ossia la chiara mente all’origine. Così limpida che può paragonarsi a un cristallo che, ad esempio, assume i colori della luce che l’attraversa, ma ne rimane comunque incontaminato. La meditazione è un processo di ricerca dell’essenza primeva. Ma tu puoi solo renderti disponibile – dimorando nel giusto mezzo, contemplando il silenzio, rilassandoti, ossia adottando uno dei numerosi metodi o approcci all’interiorità disponibili – dimodoché l’essenza si riveli da sé. Alla fin fine meditare è dimorare su nulla, ma solo alla fine quando accadrà spontaneamente. Per il momento prendi atto del flusso naturale del respiro.
Epilogo
Suggerimenti. Osservazione. L’applicazione esige un leggero – ma ponderato – sforzo iniziale. Concentrati solo su ciò che stai facendo, una cosa per volta. … Non pensarci, se osservi il respiro, osservalo soltanto … Sii regolare, reitera per lo meno una volta, ma tutti i giorni. Assumi una posizione consona.