“Stamane mi sono chiesta: da dove spunta fuori questa sorta di nervosismo, di ansia, di tensione o, più in generale, di melliflua agitazione? L’intensità di tali manifestazioni è, ovviamente, molto variegata. Tuttavia, soprattutto, a cos’è dovuta?”
Così esordì la rana zen al satsang mattutino non appena ebbe l’onere – o il privilegio? – di esporsi apertamente per rivelare agli astanti le proprie difficoltà meditative. Nonostante temesse di essere giudicata per tutto ciò che poi, in fondo in fondo, non era; malgrado avesse proprio voglia di fuggire, di eclissarsi nel boschetto sempre-verde che fungeva da spettacolare cornice al Tempio senza-nome dedicato ai posteri del Buddha del tempo che fu; si offrì al pubblico ludibrio in tutta la sua immacolata nudità mentale. A esser più precisi si trattava – all’incirca – di una sorta di catarsi consapevole.
Ora, sorvolo sulla miriade di sguardi che la colsero. Lei, la spavalda guerriera dell’etica tout court, della spiritualità di matrice progressista, che si dichiarava sconfitta … A questo punto mancava, oramai, solo l’umile parere dell’Esimio, il maestro supervisore di quel coacervo di semi-anime perse nei meandri dello zen senza zen.
“Non ti opporre, figliola, non ti opporre! Non opporsi non equivale a un’accettazione indiscriminata di «ciò che è», significa, al contrario, accettazione di ciò che sei, qui, ora. Dunque consentire che l’energia fluisca liberamente. Potrà assumere qualunque forma, quella del rilassamento, come dell’arte.”
Ebbene, sembrò che un sipario si levasse d’improvviso. Uno stormo di anatre selvagge che sostavano sul laghetto dei sacri-loti prese il volo. L’aria smise di opporsi. Il vento interiore cedette … finché l’ego dei più astuti non si ritrasse … per evitare che l’energia s’impelagasse di nuovo nei gorghi di qualche vano o incongruo o inconscio pensiero.
“Non ti opporre alla meditazione”, echeggiò tra le colonne. “Non opporti, non resistere, lascia che sia. Focalizza il vuoto interiore … che sembra tale solo perché non sei adusa a te stessa, alla tua più profonda e incontaminata interiorità.”
E fu subito calma.