Come introdurre la sofferenza di chi è stato derubato del suo futuro da un miserabile manipolo d’ignobili profittatori trincerati dietro l’ipocrita paravento di zuccherosi ideali? Impossibile!
Vento
Che il vento spazzi
le idee bislacche
di chi si sente oppresso dalla vita,
di chi si sente indietro, irrealizzato,
mezzo compiuto, sulla via del ritorno!
Stavo rientrando a casa (1)
quando ho visto
che non mi ero ancora
mosso per nulla.
Ero rimasto fermo a contemplare
la vita immaginaria di quel tonto
che s’illudeva di crear di tutto
mentre seguiva il ritmo dettato
dall’empia (2) partitura delle sue credenze.
Ma non aver timore,
rialzati e riparti.
Poi, quando avverti di dover sostare
per una pausa degna di tal nome
dimora nel silenzio, nell’intimo profondo
di chi è oramai già vuoto
se non ricolmo d’ogni intensa luce,
là dove il vento non ti tange più,
là dove la forza non desiste mai,
fermo e paziente nell’attimo perenne,
distruggi il ladro che si è appropriato impune
del tuo futuro, di ciò che ti è più caro.
Ergiti e agisci
perché ti sono al fianco,
sono la mente candida
di chi ha poi vinto sempre.
(1) – raccoglimento, introspezione
(2) – In senso poetico “empia” equivale a “iniqua”.