Qualche attimo di sincerità. Non so fino a che punto ne sarò capace. Per quanto la meditazione possa renderti sensibile e attento, nonché abile a investigare tra i più sottili moventi della mente per individuare le motivazioni reali alla base delle tue scelte, si tratta di una sfida – quella di conoscere te stesso – che forse non riuscirai mai a vincere. D’altra parte ammetterlo è come nuotar controcorrente per competere con l’impeto della natura che ti sospinge a valle, mentre tu hai finalmente compreso che per superare l’impasse in cui vegeti è indispensabile sublimare tanto gli ideali che i desideri, le passioni come la condiscendenza o l’arrendevolezza e incamminarti, quindi, sulla via di mezzo della meditazione senza se, della spiritualità senza ma. Non si tratta, beninteso, d’arrampicarti sugli specchi, ma di sbirciarvi dietro. Un’ultima annotazione. E’ una poesia che risale a molti anni addietro. Ora sono più conciso. Ma mi è sembrato ugualmente utile riportarla. Se non altro perché credo possa aiutare qualcuno a non impelagarsi troppo nei labirinti della ricerca spirituale.
Dietro gli specchi
Donde trae origine la tua veemenza?
Dal vigor dell’intelletto
o dalla scienza dell’oggetto?
Sei uno che si arrampica sugli specchi.
Ma, ci vuol tanto a dir che ti senti negletto,
trascurato, solo e incompleto?
Vuoto, decentrato è la parola esatta.
Ogni giudizio, qualunque conclusione
ti è stata data dall’apice del tetto.
Sentenze, ordini, attinenze e regole
cui dovresti conformar la tua esistenza
per riceverne un giorno in premio
sobrietà, riconoscenza e amore,
statua di giada su un giaciglio di torpore.
Ma lo comprendi che ti stanno raggirando?
Sei diviso a metà, non ci son dubbi.
E’ così palese che ancor mi meraviglio,
la tua reazione al giglio
indugia nel timor della disfatta.
Una missione inconcludente,
la profezia errata.
Una parte di te stesso vaga ancor nell’aleatorio,
ciò che ti par congrua sostanza
è una particella effimera e illusoria
di un’esistenza al minimo
condotta per inerzia ed abitudine.
Sarai frazione di un numero infinito
come le foglie di un albero maestoso.
Crescerai, certo, se il sempreverde lo consentirà.
Concluderai i tuoi giorni andando a ritroso.
Un lato consistente e imprevedibile della tua vita
è stato rinnegato, ma attento,
non commetter l’error di certi saggi,
invece di fermare il mondo, son andati avanti.
M’incamminavo per quello splendido viale,
lo percorrevo a tratti e senza posa alcuna,
il giallo di quei raggi mi colpiva,
mi dava forza e gioia, senza saperlo
rendendo quasi l’umile cammino
un’incontenibile esplosione d’allegria.
L’altra metà, diciamo, stava all’indietro,
ben raramente faceva capolino
tra i veli rosa del suo abito da festa.
Ma attento, non era mica il sesso,
quello, supponiamo al limite
e sempre che tu non l’avessi già rimosso
potrebbe averti dato vaga l’idea
dell’altro lato della sua medaglia.
La scienza non reprime
semmai indaga, contempla e cerca.
Fai lo scienziato, ma sol nell’altro verso.
L’anima è lessa per questo gran calore,
tu mi travolgi ancora,
ma sempre sotto il sole.
La scienza del soggetto
noi la chiamiamo ardire
perché osa avventurarsi nell’ignoto.
Una volta caduti i tuoi pensieri,
privo di essi e ogn’ora senza meta
reclami il vuoto,
l’immensità nel nulla,
ma ne hai paura
così come d’altronde temi
e con ragion veduta
la sofferenza causata dal mentire.
Muri di ghiaccio ci circondano dovunque
tant’è che il freddo intenso è giunto di soppiatto
persin nei nostri cuori.
Siam divenuti blocchi di granito,
statici, immobili, all’apparenza insensibili,
lontani e distaccati, nonostante l’abbraccio
abbiam perso la facoltà di sentire.
La ricerca interiore è solo un trucco
per perder tempo o procrastinare
la conoscenza del tuo essere imperfetto.
Mi sono impelagato tra i rami secchi,
rovi spinosi che graffiano la pelle,
impaludato in una marea di consigli,
non so più dove andare o cosa scegliere.
Quegli, il Maestro, sapeva cosa fare,
mi guardò sorridendo divertito
e mi propose, vieni è l’ora,
andiamo a prendere una tazza di te.
Già, perché conoscere se stessi è un gioco assurdo.
Semmai, l’unica cosa che sol potrei tentare
è non pensare più di essere quel giglio.
Già …può servire a molti, sia a chi se n’è accorto sia a chi ancora no…