La religione? Non appena si organizzò divenne un prodotto, fu finalizzata. Quale persona di buon senso, tendenzialmente compassionevole, con una visione della vita così ampia da potersi dire spirituale, amante del proprio prossimo, che è anche la natura, sarebbe capace di codificarla in un insieme di regole?
La religiosità è ricerca del vero, che è libertà. I pavidi, i pusillanimi, è inutile tentare di giustificarli, si nascondono dietro i cosiddetti precetti. Ma l’amore e il rispetto per gli esseri senzienti rifugge da qualunque regola o definizione.
Solo gli speculatori, coloro che ne hanno fatto, bene o male, un mestiere, tentano a tutti i costi di celare e occultare i sentimenti più puri. Se non lo facessero le azioni del mercato spirituale che hanno inscenato e su cui copiosamente investito subirebbero un repentino tracollo. Ve lo immaginate se i religiosi in carriera si adoperassero realmente a beneficio della collettività contribuendo a edificare le basi di conoscenza su cui poi ciascuno potesse disporre dei mezzi per tentare di raggiungere una propria autonomia psicologica, economica, spirituale? Rimarrebbero, ahimè, senza lavoro.
Io non penso che ci sia mai stata gente bisognosa oltremodo di guida, ma solo persone ignoranti indotte all’odio dalle circostanze e quindi sospinte dall’avidità, dalla bramosia, dalla paura, sottomesse dal loro piccolo ego a soffrire e a suscitare dolore. Quindi la cosa migliore che si possa tentare è aiutare le persone a diventare individui consapevoli, di se stessi come degli altri …
Una religione che si rispetti
Una religione degna di tal nome, che si rispetti, si occupa innanzitutto di pace, quella interiore, dello spirito, della pace tra i popoli, e successivamente anche delle famiglie. Interessarsi così tanto della cellula base dimenticandone l’inevitabile contesto è, come minimo, un po’ strano.
Cos’è che realizza la pace tra le nazioni, nella società, tra gli individui? La giornata è promettente. La luce del sole, che prima cincischiava tra gli importuni, grigi e densi nuvoloni di questo ennesimo inizio millennio, si afferma con vigore.
Mi sembra evidente che in quest’epoca così pregna di perplessità, in cui predominano e sguazzano ancora i maghi dell’incertezza, gli illusionisti della ragione, e in cui gli epigoni dello spirito vengono oramai reinterpretati da una masnada di carrieristi politici, enigmatici leader, arrivisti mediatici, arrampicatori sociali, opportunisti della religione, lo spazio per il buon senso diventa viepiù esiguo.
Cosa e quanto ci si potrebbe mai attendere da taluni amministratori pubblici asserviti a una coscienza che nulla invidia a quella dei cartomanti? L’intelligenza non piove dal nulla. Qualunque soggetto anteponga l’irrazionale, l’utopico, definendolo sacro, avrà la medesima autorevolezza di un astrologo.
La vita è tutta sacra; Dio non è nei templi, ma nei nostri cuori; le regole sociali davvero necessarie a cui attenersi sono minime, il sovrappiù crea solo disordine. Parole al vento? Non credo! Le coscienze si risvegliano. Lentamente, ma si ridestano.
E ora una simpatica ed educativa leggenda buddhista:
“Mara e l’uomo che trovò un pezzo di verità”
Un giorno Mara, che è il dio dell’ignoranza e della malvagità, mentre andava per i villaggi dell’India con i suoi accoliti, vide un uomo che faceva la meditazione camminata ed aveva il volto illuminato di meraviglia. Infatti aveva appena trovato per terra qualcosa. I compagni chiesero a Mara che cosa potesse mai aver trovato e lui rispose: «Un pezzetto di verità». «Non ti secca che qualcuno abbia trovato un pezzo di verità, o Maligno?» chiesero gli accoliti. «No» rispose Mara. «Di solito ne fanno subito una credenza».