Hai deciso di meditare? Vale a dire, di praticare lo zen? Bene, ma non credere che tu debba impegnarti in chissà quale estrosa attività o performance psichica. Non si tratta nemmeno di raggiungere la calma, ossia di agguantare la pace dei sensi in un profluvio subliminale di quieta accondiscendenza o quant’altro. Vuoi proprio che te lo spieghi, così, semplicemente, senza batter ciglio, su due piedi? No, se lo facessi dubito che procederesti oltre. Purtroppo la maggior parte di noi sono un po’ supponenti, nel senso di orgogliosi. Anche se non se ne rendono conto, sotto sotto, nel proprio coacervo inconscio – leggi mucchio di conoscenze – o acquisizioni – subliminali – sono perlopiù convinti di custodire già un’esclusiva pietra filosofale. Ovviamente non credo che anche tu ne sia – necessariamente – persuaso, altrimenti non saresti giunto nemmeno sin qui. Tu sei un umile, benché sagace, raffinato ricercatore (ricercatrice). Queste riflessioni introduttive sono solo escamotage dissuasivi, consapevole che solo se lo vuoi davvero – se ne avverti davvero il bisogno – riuscirai a trarne un seppur minimo beneficio. Leggiamo ora le presenti, pregevoli istruzioni.
«Rimani in piedi finché non sentirai nascere in te la necessità di sederti e basta, di concentrarti nel non fare altro che contemplare te stesso seduto.
Unisci le mani davanti a te e respira tranquillo.
Decidi che ti impegnerai per alcuni minuti a stare soltanto seduto.
Siedi allora con una postura che ti permetta di avere la colonna vertebrale diritta senza forzare i muscoli.
Inspira ed espira con profondità alcune volte e fai delle torsioni a destra e sinistra, muovendoti all’espirare, riducendo ogni volta l’ampiezza del movimento, finché non sentirai di essere sul tuo asse.
Inspirando, inarca con forza le lombari e apri bene il mento; all’espirare, rilassa la postura.
Ripeti questo movimento qualche volta.
– Lascia che la colonna vertebrale si distenda, chiudendo appena il mento e concentrandoti nel lasciare che la nuca si sollevi con leggerezza.
Unisci i palmi delle mani davanti a te, inspira con forza e, all’espirare, inchinati in avanti.
Nell’inspirare torna su ed espira poi come se fosse l’ultima volta.
Non pensare all’inspirazione; lascia che venga dal corpo, da solo.
Contempla con attenzione come il tuo corpo respira: concentrati nel non intervenire.
Osserva, ad esempio, come l’aria entra ed esce dalle narici.
Quando l’intensità della concentrazione sul respiro diminuisce, senza intervenire nel processo della respirazione, focalizza l’attenzione sulla postura.
Senti gli alluci e le ginocchia ben presenti; utilizza l’interno delle gambe e rilassa il loro esterno; mantieni le lombari sempre impegnate e compensa questo inarcamento con la forza dell’addome; chiudi l’ano immaginando di risucchiare lo sfintere; senti che il bacino scende verso il pavimento mentre la colonna si stira sempre più verso il soffitto; aiuta questo stiramento chiudendo con eleganza il mento; appoggia la lingua sul palato e lascia che il petto si apra come un fiore.
– Le mani sono rilassate sulle cosce o unite formando un ovale con i pollici che si toccano leggermente; le braccia, rilassate formano con naturalità un cerchio con le clavicole davanti il corpo.
– Gli occhi sono o chiusi e rivolti in su, immaginando che entrino nel cranio,
– semiaperti senza focalizzarli,
– aperti e focalizzati in un punto infinito sulla linea dell’orizzonte visivo;
– in questi due ultimi casi devi cercare di non batterli.
Ripassa ogni tanto la postura, senza ansietà. Non correggerla: lasciala correggersi da sola con la forza della tua concentrazione.
Ogni tanto qualche immagine o idea intrappolerà la tua attenzione e ti sorprenderai a pensare o a seguire una serie di immagini.
Senza forzare, abbandona questa attività mentale, come se lasciassi qualcosa che stringi in mano, e riporta la concentrazione sulla respirazione e sulla postura, Non ti muovere.
Zazen, la pratica di stare seduti in meditazione correttamente seduti, soltanto manifestando sé stessi.
Forse l’espressione che più di altre ha catturato l’essenza di questa pratica è quella del maestro zen Dogen (13° secolo) (XIII secolo): Shinkantaza, letteralmente ‘solo sedersi’. Ma come tutte le espressioni coincise rischia di essere malintesa: tanti praticanti si concentrano solo sul sedersi, senza rendersi conto che l’essenziale è impegnarsi nel realizzare lo spirito di shikan, ‘soltanto’.
Un soltanto che significa concentrazione assoluta, focalizzare soltanto tutto il nostro corpo, tutta la nostra respirazione, tutto quello che è presente nella nostra vita, per conseguire soltanto un’ottima posizione seduta e impegnandosi nel vivere tutto valorizzando i principi di questa pratica nella vita quotidiana. Chiunque si sieda, anche per poco, in modo simile a quello, descritto sopra, ne sentirà l’effetto benefico; ma ‘soltanto’ questo non è sufficiente.
Che fare per realizzare lo ‘spirito di soltanto’? Come praticare? La risposta è nel saper come vivere personalmente, in famiglia, professionalmente, come essere umano e per farlo abbiamo bisogno di diventare armoniosi. Zazen, per essere compiuto avrà bisogno di sanmitsu, ‘i tre segreti’:
– un corpo naturale;
– un cuore equanime;
– un respiro profondo.
Ma non è sufficiente dirlo: si deve realizzare in pratica! E subito scopriamo che non basta praticare, che l’essenza del come deve portarci a scegliere la cosa, che è fondamentale affinare la nostra sensibilità.
Quando avrai deciso di finire, immagina te stesso già in piedi; inspira ed espira con intensità.
Inarca la colonna vertebrale con il respiro. Fai torsioni sempre più larghe. Alzati con decisione ma dolcemente.
Stira la parte posteriore delle gambe e saluta con le mani unite davanti a te il posto dove sei seduto.»
(Da: Luce diretta n. 15 Settembre 1996 quadrimestrale di Ricerca Oki Do – Edizioni Cometa)
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