La bellezza non è solo un fattore estetico, ma un’esperienza profonda che lambisce, ossia sfiora, cuore, mente e anima. Le antiche tradizioni ci insegnano ch’essa è sempre presente, anche nei momenti più oscuri, pronta a risvegliarsi quando le prestiamo attenzione. Attraverso la meditazione e la consapevolezza, possiamo trasformare il dolore in significato, elevandoci oltre le circostanze. La bellezza diventa così una lente attraverso cui guardare il mondo, offrendoci prospettive via via più nuove, nonché un’indicibile armonia interiore. Ecco un invito a riscoprire l’essenza della vita, con gratitudine e presenza.
“Le tradizioni più sacre e antiche ci ricordano che la bellezza permea tutte le cose, a prescindere dal modo in cui le interpretiamo nella vita quotidiana. La bellezza è già creata, ed è sempre presente.
Per soddisfare il nostro mutevole concetto di equilibrio e di armonia possiamo modificare ciò che ci circonda, instaurare nuovi rapporti o trasferirci in altri luoghi, ma i tasselli che vanno a costituire quella nuova bellezza sono già al loro posto.
Al di là dell’apprezzamento rivolto a cose che sono semplicemente gradevoli allo sguardo, le antiche tradizioni di saggezza descrivono la bellezza come un’esperienza capace di influenzare anche il cuore, la mente e l’animo umani.
Grazie alla nostra capacità di percepire la bellezza perfino nei momenti “più brutti” della vita, possiamo elevarci al di sopra del dolore per il tempo sufficiente a dargli un diverso significato.
In tal modo la bellezza diventa un dispositivo capace di proiettarci in una nuova prospettiva.
La chiave, tuttavia, sta nel fatto che la bellezza sembra essere dormiente, fino a che noi non concentriamo su di essa la nostra attenzione.
La bellezza si risveglia soltanto, quando è invitata nell’esistenza umana.”