A proposito dell’antitesi mente-corpo, lo sai che quanto più interferisci in questa sorta di apparente dualismo, tanto più crei scompiglio? La tesi sostenuta – a ragion veduta – da Alan Wallace è che una protratta consapevolezza del flusso naturale e spontaneo del respiro rassereni l’insieme bio-psichico minimizzando ogni sorta di relativa contrapposizione. Così come ogni ambivalenza svanisce, la guarigione complessiva si afferma perentoriamente. Cosa dovrei aggiungere, che il tuo cielo interiore ti sembrerà via via sempre più sgombro di nubi? Credo proprio che dovresti per lo meno provare. Indipendentemente dalle tue propensioni spirituali, nonché dalle tue credenze più strettamente religiose, osservare il respiro così com’è, senza aspettative, con equilibrio e moderazione, non potrà che giovarti.
«Siamo tutti consapevoli di come il corpo si risani da solo. I medici non curano le abrasioni, e i chirurghi non guariscono le fratture ossee; fanno invece tutto il possibile, mantenendo pulita la ferita, riposizionando l’osso rotto e così via, perché il corpo si curi da sé. Ciò accade così spesso che è facile perdere la consapevolezza dello straordinario potere guaritore del corpo.
In genere, quando osserviamo qualcosa che sia posto sotto il nostro controllo, cerchiamo in qualche misura di modificarlo. La consapevolezza del respiro implica invece il lasciar fluire l’inspirazione e l’espirazione interferendo il meno possibile. Occorre dunque iniziare a presumere che, assai meglio della mente, il corpo si renda conto di quale sia la respirazione a noi più adatta. Così come sa guarire perfettamente una ferita o un osso fratturato, sa anche benissimo come dobbiamo respirare. Abbiate fiducia nel corpo: scoprirete con ogni probabilità che la prolungata consapevolezza del respiro, libera da interferenze connesse alle emozioni e al vacillare dell’attenzione, pacifica corpo e mente. Anzi, potrete vedere il processo di guarigione attuarsi dinanzi ai vostri stessi occhi.
La presenza mentale è utile per superare gli squilibri fisici e mentali prodotti da uno stile di vita teso e stressante, ma la si può anche impiegare per cercare di prevenirli. Gli ecologisti parlano appunto di ‘ripulire dopo il passaggio dell’elefante’, ovvero del compito incessante di disinquinare l’ambiente dalle contaminazioni industriali, e di come sarebbe più efficace la strategia di evitare sin dall’inizio di danneggiarlo. In modo analogo, la consapevolezza del respiro può essere usata per prevenire la contaminazione del nostro habitat interiore. Essa ci aiuta infatti a incatenare l’elefante della mente, e ad evitare gli squilibri che tanto spesso si manifestano nella frenetica vita moderna.
Il risanamento di corpo e mente presenta un altro significativo parallelo con le teorie degli ambientalisti. Quando un torrente è inquinato, si può forse tentare di riversarvi antidoti alle tossine, nella speranza che neutralizzino il danno creatosi. Ma l’approccio più diretto e sensato è senza dubbio porre fine al flusso inquinante: una volta che ciò sarà fatto, lo scorrere dell’acqua attraverso terreno, pietre e vegetazione riuscirà col tempo a purificare completamente il torrente. Allo stesso modo, anziché adottare una particolare tecnica respiratoria, limitatevi a smettere d’alterare la vostra respirazione con pensieri ed emozioni perturbanti. Presto vi accorgerete di come si sia spontaneamente ripristinato un salutare flusso respiratorio.
Secondo il buddhismo e altre tradizioni meditative, gli squilibri mentali sono strettamente collegati al corpo, specie al respiro. Che siamo calmi o agitati, il respiro ne risente all’istante, e viceversa una respirazione irregolare influisce sullo stato mentale. Nel corso della giornata la mente si trova assorbita in un flusso, spesso disturbante, di pensieri, progetti, ricordi e preoccupazioni. La prossima volta che sarete arrabbiati o tristi, euforici o sorpresi, fate caso al ritmo della vostra respirazione; e notatelo anche quando siete impegnati nel lavoro, concentrati su un’incombenza urgente o imbottigliati in un ingorgo stradale. Confrontate poi questi vari modi di respirare con la respirazione che assumete mentre siete tranquillamente seduti a casa, ascoltate della musica o guardate un tramonto.
Durante il sogno, proseguono tutti i tipi di processi mentali, anche se il corpo e i sensi fisici sono inattivi. Le nostre risposte emotive ai sogni paiono davvero reali, e hanno sul corpo e sul respiro la stessa incidenza delle emozioni che proviamo quando siamo del tutto svegli. L’unico momento di sospensione di tali input sensoriali e mentali è rappresentato dalla fase del sonno profondo senza sogni, in cui il fluire della respirazione non subisce i condizionamenti perturbanti della mente. Credo che questo sia per la maggior parte di noi il momento di più sana respirazione in tutto l’arco del giorno e della notte. Anche se la sera ci addormentiamo esausti, otto ore dopo ci alziamo riposati e pronti per una nuova giornata, che troppo spesso si rivela solo un’ulteriore occasione per squilibrare corpo e mente.
Ora però abbiamo la possibilità d’interrompere questa abitudine. Non dobbiamo più aspettare il momento del sonno, per far sì che la respirazione risani i danni prodotti dalla giornata, ma possiamo ottenere questo risultato in qualsiasi momento, grazie alla consapevolezza del respiro. Senza esercitare alcun controllo sulla respirazione, la lasceremo quindi fluire il più spontaneamente possibile, permettendo così al corpo di ripristinare da sé il proprio equilibrio.»
(Da: Alan Wallace, “La rivoluzione dell’attenzione. Liberare il potere della mente concentrata”)
– B. Alan Wallace (amazon)
– B. Alan Wallace (macrolibrarsi)
– it.wikipedia (Bruce Alan Wallace)