Jon Kabat-Zinn descrive i capisaldi della meditazione supina. A partire dalla consapevolezza delle molteplici parti del corpo ci si avvale dell’ordinaria percezione del respiro sino ad abbracciare l’insieme. Quindi si osservano le svariate emozioni correlate a più specifiche aree anatomiche per entrare in contatto con la propria emotività e ricondursi all’essenza, alla coscienza di ciò che permane. Come ben sanno gli aficionados della meditazione, non esiste una tecnica specifica valida per tutti sempre e comunque. Ciò che conta davvero è sperimentare – uno per volta – gli svariati approcci e trarne quindi le debite conseguenze, individuare cioè il metodo che in quel determinato momento o periodo della propria vita riesce a offrirci maggiori benefici.
«Mettersi distesi è un modo meraviglioso di meditare se si riesce a non addormentarsi. Ma se dovesse accadere, il vostro sonno potrebbe essere più riposante se indotto dalla meditazione. Potrete destarvi allo stesso modo, con piena consapevolezza dei primi momenti del risveglio.
Quando il corpo è disteso si può veramente rilassarlo completamente con maggiore facilità che in qualsiasi altra posizione. Affonda nel letto, stuoia, pavimento o terreno finché i muscoli cessano ogni minimo sforzo, un profondo allentamento a livello dei muscoli e dei neuroni preposti al movimento che li governano. La mente seguirà rapidamente se le consentirete di rimanere aperta e attenta.
Usare il corpo nella sua interezza quale oggetto di attenzione nella meditazione supina è una benedizione. Potete percepirlo dal capo alla punta dei piedi, mentre respira e irradia calore in tutto l’involucro della pelle. E l’intero corpo che respira, che vive. Realizzando la consapevolezza del corpo nel suo complesso, è possibile riappropriarsene quale sede del proprio essere e della propria vitalità, ricordando che la persona, chiunque essa sia, non abita solamente nella testa.
Quando praticate la meditazione in posizione supina potete anche concentrarvi su aree diverse, in modo sia estemporaneo sia più sistematico. Nella nostra clinica, iniziamo le persone a questo tipo di meditazione sotto forma di *analisi anatomica* della durata di quarantacinque minuti. Non tutti sono in grado di sottoporsi subito a una seduta così lunga, ma chiunque può eseguire l’analisi anatomica. Basta solo distendersi e percepire le varie parti del corpo lasciandole poi libere. E un procedimento sistematico nel senso che ci si muove lungo le varie zone corporee seguendo un ordine particolare. Ma non esiste una sola modalità di esecuzione; si può quindi partire dal capo verso i piedi o viceversa e, quanto a questo, anche da un fianco all’altro.
Un modo per praticare è dirigere il respiro interiormente alle e dalle varie parti del corpo, come se poteste inspirare e poi espirare aria attraverso gli alluci, un ginocchio o un orecchio.
Quando vi sentite pronti, è sufficiente abbandonare quella zona con un’espirazione, consentendo/invitandola a dissolversi dall’occhio della mente (la vostra immaginazione) mentre i muscoli si rilassano e cadete nell’immobilità e consapevolezza più assoluta prima di passare a un’altra zona del corpo con una successiva inspirazione. Nel limite del possibile fate in modo di respirare attraverso il naso.
Non occorre tuttavia dedicarsi alla meditazione supina con la stessa metodicità dell’analisi corporea; potreste anche concentrarvi su particolari punti del corpo perché predominanti nella vostra consapevolezza, forse a causa di un dolore o di un problema di altro genere. Entrare in queste zone del corpo con franchezza, attenzione e accettazione può essere assai salutare, specialmente se praticherete con regolarità. Si ha la sensazione di nutrire nel profondo cellule e tessuti, psiche e spirito, il corpo intero e l’animo.
La meditazione supina è anche un buon modo per entrare in contatto con la vostra emotività. Oltre a quello fisico, possediamo un cuore metaforico, legato ai sentimenti. Concentrarsi sulla zona del cuore può aiutare a sintonizzarsi con qualsiasi sensazione di costrizione, tensione o pesantezza nel torace e a prendere atto di emozioni quali tristezza, solitudine, disperazione, senso di inferiorità o ira, latenti sotto la superficie di quelle sensazioni fisiche. Nel linguaggio comune parliamo di cuori infranti, di cuore duro, perché nella nostra cultura il cuore è considerato la sede della vita emotiva. Così è anche per sentimenti come amore, gioia, compassione, e tali emozioni meritano attenzione e stima quando le scoprite.
Una serie di pratiche meditative specializzate come la meditazione improntata alla gentilezza amorevole sono specificamente orientate allo sviluppo di particolari stati emotivi che espandono e aprono il cuore metaforico. Accettazione, tolleranza, gentilezza amorevole, generosità e fiducia s’intensificano concentrando e mantenendo desta l’attenzione sulla zona del cuore. Questi sentimenti vengono rafforzati all’interno della pratica meditativa formale o anche semplicemente riconoscendoli quando emergono spontaneamente durante la meditazione e accogliendoli con consapevolezza.
Anche altre zone corporee hanno un significato metaforico e possono essere avvicinate, supini o in altre posizioni, con una sensibilità analoga. Il plesso solare è collegato alla luminosità e alla radiosità e può aiutarci a percepire sensazioni di centralità, dato che costituisce il centro di gravità del corpo, e di vitalità (calore digestivo). La gola dà voce alle emozioni e può essere contratta o sciolta. Talvolta i sentimenti possono essere «strozzati in gola» anche se il cuore è aperto. Quando sviluppiamo la consapevolezza nella regione della gola possiamo immedesimarci maggiormente nell’eloquio e nelle sue qualità tonali – esplosività, rapidità, asprezza, volume e automaticità da un lato, pacatezza, gentilezza e sensibilità, dall’altro – come pure nei suoi contenuti.
Ogni zona del corpo fisico ha una controparte nel corpo, o nella «mappa», emotiva, che per noi ha un significato più profondo, spesso nascosto al nostro livello di coscienza. Per crescere è necessario attivare, ascoltare e imparare continuamente dal corpo emotivo. Le meditazioni supine possono offrire grande aiuto a condizione di essere disposti poi ad agire coerentemente con le proprie intuizioni. Nei tempi antichi le nostre culture, mitologie e rituali contribuivano ad attivare il nostro corpo emotivo onorandone la vitalità e la transitorietà. Solitamente questo avveniva all’interno di pratiche di iniziazione differenziate a seconda del sesso, organizzate dalla comunità degli anziani, il cui compito consisteva nell’educare gli adolescenti a comportarsi da adulti nella tribù o cultura. Oggi l’importanza dello sviluppo emotivo è scarsamente riconosciuta. Sia gli uomini sia le donne vengono prevalentemente lasciati a sé stessi e ai propri accorgimenti per maturare come adulti. Forse i nostri immediati predecessori sii sono talmente snaturati per la mancanza di simili cure che non esiste più un retaggio collettivo inteso a guidare il risveglio della vitalità e autenticità emotiva delle nuove generazioni, dei nostri figli. La consapevolezza può contribuire alla riappropriazione dell’antica saggezza in noi e negli altri.
Dato che ci corichiamo per tanta parte della nostra vita, la meditazione supina fornisce un facile accesso a un’altra dimensione di consapevolezza. Prima di dormire, al risveglio, mentre riposiamo o ci concediamo una sosta, coricarsi può di per sé invitare a praticare la meditazione istintuale.»
(Jon Kabat-Zinn)
– Jon Kabat-Zinn (amazon)
– Jon Kabat-Zinn (macrolibrarsi)
– Jon Kabat-Zinn – Wikipedia
– Mindfulness – Wikipedia