Fede e fiducia non piovono dall’alto a mo’ di grazia, né tantomeno rappresentano una mera scelta aprioristica, ma sono il frutto di un processo introspettivo che scopre via via le istanze più genuine e recondite dell’animo umano. Il fulcro strategico dell’insight, della visione interna è l’attenzione che comporta viepiù presenza di spirito. Sicché il proprio libro della vita non sarà una mera supposizione in cui aver fede, ma una semplice e nel contempo formidabile pratica di quieta attenzione … Ecco, dunque, le considerazioni in merito di Joseph Goldstein […]
«Proseguendo sul sentiero, la fede e la fiducia si rinsaldano sempre di più grazie all’esperienza diretta. Allora la fede non deriva più soltanto dall’ispirazione che ci proviene dagli altri, ma dalla conoscenza interiore. Cominciamo ad aver fiducia nel momento, nella realtà dell’esperienza. Vediamo che cosa c’è in serbo per noi. Che cos’è un pensiero, una sensazione, un’emozione? Qual è la natura dell’esperienza libera dalla proliferazione dei concetti e delle visioni limitate?
Dalla consapevolezza semplice e spontanea deriva l’immediatezza della conoscenza. Nell’istante in cui ascoltiamo c’è forse dubbio o confusione? Camminiamo nel bosco; si ode il richiamo di un uccello… è semplice ascolto. Proviamo un’intensa sensazione di presenza. L’immediatezza della conoscenza, qui e ora, di un respiro, di un suono, di un movimento, sta a dimostrare l’innata attenzione della mente. Impariamo a riconoscerla, a prendere confidenza con lei, a fidarci. Milarepa, il grande yogi tibetano dell’XI secolo, disse: “Acquisisco tutta la conoscenza di cui dispongo dall’osservare la mente al suo interno […] Così tutti i miei pensieri diventano l’insegnamento del dharma, e i fenomeni visibili sono tutti i libri di cui abbiamo bisogno”.»
(Da: Joseph Goldstein, “Un solo dharma. Il crogiolo del nuovo buddhismo“)
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