Nel 2001, data in cui comparve per la prima volta questa breve riflessione, sia la New Age che la cosiddetta Globalizzazione erano argomenti all’ordine del giorno. Ora, rileggendo l’articolo dopo tanti anni per una revisione complessiva del sito mi rendo conto che – anche se si tratta di questioni relativamente desuete – sosterrei comunque gli stessi punti di vista.
Che cosa è la New Age? Qual’é il nostro modo d’intenderla?
La New Age non è un evento futuribile, un qualcosa che dovrà accadere, come il nome stesso suggerirebbe, bensì il momento presente. La nostra realtà istantanea, fresca, vivente, fluida, attuale, dinamica, in espansione.
Non si tratta, pertanto, di un periodo storico, ovvero di un minuscolo frammento temporale. Noi crediamo ch’essa sia un modo di pensare, di concepire il presente. La speranza, se non la certezza più che mai verosimile, della possibilità di cambiare, quì e ora, in meglio.
L’opportunità, offertaci tra l’altro dalle nuove tecnologie emergenti di valorizzare i rapporti interpersonali. E, non ultimo, di consentirci di raggiungere e conquistare una qualità della vita più consona alle prerogative implicite alla nostra stessa natura.
Tutto ciò, sempre e solo, nel rispetto, reciproco, della libertà degli altri. Di chi? Ma di noi stessi, è ovvio!
Che cosa è la globalizzazione?
Sono mille, diecimila, Dio solo lo sa quanti bambini (ma ora anche adulti, 2018) che lavorano come schiavi per produrre beni di consumo. E’ la ricerca esasperata del profitto, a discapito di una congerie umana sempre più vaga, vuota e sofferente, priva dei più elementari diritti.
E’ la condivisione dell’inquinamento di pochi con i tanti imbecilli che lo sponsorizzano a causa della propria indifferenza – o insofferenza? – cronica.
E’ la diffusione, sempre più generalizzata, d’innumerevoli forme repressive ed alienanti, attuate con gli strumenti della propaganda.
E’ la negazione – o negoziazione? – della libertà.
A onor del vero ci sono anche coloro che sostengono la globalizzazione come fattore positivo per la diffusione e generalizzazione del benessere. In realtà ciò potrebbe cominciare ad essere credibile solo se, ad esempio, si cancellasse il debito pregresso dei paesi più poveri (sennonché tra i paesi in cui larghe fasce della popolazione sono pressoché indigenti ora ci siamo anche noi, 2018).
Infidi governanti contrassero questi debiti acquistando beni – si fa per dire –, certamente non finalizzati allo sviluppo, pressappoco da quegli stessi paesi – od organizzazioni – che avevano elargito i crediti (ossia sperperarono, cioè derubarono, a esclusivo vantaggio delle oligarchie vigenti, 2017).
So bene che questo ragionamento è semplicistico, ma tant’è. Cercare soluzioni alternative sarebbe segno di civiltà, un primo notevole passo verso la riconciliazione culturale. La dimostrazione concreta di un’inversione di tendenza, Parole al vento? Ahimè, al di là delle consuete e desuete finzioni promozionali della classe dirigente di turno, temo proprio di si! (per inciso, con il più recente governo Conte qualche cambiamento potrebbe finalmente verificarsi, per lo meno le premesse sono favorevoli, 2018)
Confortati solamente dalla speranza riposta irrazionalmente nell’utopia, riusciremo mai ad influenzare le politiche economiche per realizzare uno sviluppo equilibrato e rispettoso delle realtà locali e contingenti? Sogniamo ad occhi aperti? Può darsi, infatti sinora abbiamo assistito esclusivamente a mere promesse populistiche e propagandistiche, mentre la tristissima e dolorosa realtà è peggiorata.
Com’è possibile definirsi cristiani, compassionevoli, tolleranti e comportarsi poi così ferocemente? Possiamo capire la simulazione di taluni amministratori disonesti, il disinteresse di tal’altri, ma la gente comune cosa fa, dorme? La gente comune soggiace, subisce la propaganda illusoria. Forse sarebbe meglio puntualizzare.
In nome della rosa – un simbolo, ma non politico –, o della ricerca del vero e del bello? I metodi della propaganda: ripetere in continuazione un’idea relativamente paradossale, associarla ad un’immagine prevalente che diviene simbolo di quella stessa idea. Con il tempo i concetti pubblicizzati acquistano pregnanza, forza; e per quanto possano dapprincipio sembrare ed essere assurdi, diventano, per i singoli individui, realizzazioni indispensabili, irrinunciabili.
Ma la propaganda non si limita, purtroppo, al solo dominio della politica palese. Essa viene adoperata anche dalle religioni organizzate per diffondere una pseudo cultura che delimita l’intelligenza e confina la vita in ambiti estremamente angusti. Una pseudo civiltà che di fatto preclude la libertà, anzi la rinnega. E temendola la demonizza.
Tutto ciò in nome della ricerca del bene, del vero e del bello. E la rosa? La rosa rappresenta la guarigione da quelle nefandezze. Speriamo proprio che anche lei non venga accusata di essersi, in quanto ibrido, oramai irrimediabilmente contaminata.
p.s.: “A distanza di 17 anni da quando formulai queste riflessioni le circostanze politiche sono davvero diverse; chiunque osservi la galassia amministrativa potrebbe, a ragion veduta, commentare: eppur si muove …”.
Grazie per la cortese attenzione.