Per districarsi nella giungla della spiritualità. Per orientarsi nel territorio della consapevolezza. Per inoltrarsi sulla via che conduce alla meditazione è indispensabile una mappa, ovverosia una serie d’indicazioni, tecniche e metodi che possano agevolare il cammino. Ma la mappa non è la cosa reale, così come il giardino non sono solo fiori.
Stavolta la rana zen esordì senza preamboli. Prim’ancora che il maestro s’accomodasse sulla modesta stuoia – il solo comfort che lo separava dal freddo parquet nella sala di meditazione – gli rivolse un’accorata serie di quesiti.
– “Maestro, cui protest?”
– “Esatto, questo è il punto! Cerchi davvero il benessere, il risveglio, l’illuminazione, uno stato d’animo equo, compassionevole, che ti aiuti a superare le sfide che la quotidianità t’impone o cerchi solo di diventare più forte, più capace e quindi una rana di successo?
– “Perché, c’è differenza?”, esclamò solerte la discepola.
– “No figliola, è questo il nocciolo. In realtà non c’è nessuna differenza tra chi medita o prega per ottenere poi qualcosa e chi aspira a liberarsi dai desideri, di essere più consapevole, di superare l’ego”.
– “Non ti seguo più, maestro, mi sono persa”.
– L’austero divulgatore – «di cosa?», si chiese lo scrittore – sorrise. “Se vuoi procrastinare all’infinito persevera con le tue sciocchezze: prega, medita, partecipa ai riti, fingi di rendere onore ai defunti, ai potenti, ai monaci della tua religione; oppure gioca a fare la devota, cospargiti il capo di cenere, fustigati, digiuna; o persino, idealizza le passioni, il piacere; o finanche, predica il mondo astrale, il paradiso supremo e, di conseguenza, la liberazione finale, si, quella del nirvana. Ma non serve. per quanto ti arrovelli, t’impegni, la tua ruota proseguirà all’infinito.”
– “Maestro, sono confusa. Qual è la strategia?”
– “Figliola, la strategia è solo questa: realizza che tutto è uno!”