Rammenti quando nutrivi ancora una genuina sete di sapere? Il mondo ti sembrava relativamente estraneo. Una grande casa di cui conoscevi solo alcune stanze. La maggior parte di noi, dopo aver appreso l’essenziale, si ferma. Tuttavia alcuni, ovviamente i più curiosi, non si accontentano e continuano a chiedere. Il loro comportamento è una continua sequela di domande: inespresse, intime, impossibili, senza sottintesi … quasi una ragione di vita. Ci sono, dunque, domande che hanno risposte ben precise. Altre – perlopiù di carattere esistenziale – apparentemente importanti, ma che di fatto congetturano rimanendo sempre nel vago e alle quali si può rispondere solo in termini astratti. Ma le vere domande, quelle sincere, più sentite, che nascono dall’esigenza di conoscere se stessi per non limitarsi alla superficie o alle apparenze – mi dispiace ammetterlo – non hanno mai risposte univoche.
Si, le domande
Se poi quell’attimo
eternasse se stesso
sapresti di certo
e con gioia infinita
che quel conseguimento
così intravisto
non sarebbe lontano.
E’ un lampo, si,
ma se quel lampo
non si spegnesse mai?
O se il fulgore
continuasse imperterrito
a rilucere e illuminar
atavico e impersonale,
enigmatico e superfluo,
sidereo, intergalattico,
poi consapevole
l’essenza tua
vitale?
E la saggezza di questi morti viventi
si esaurisse con le emozioni suscitate
e proprie a ciascuno
di mille vite vissute
anonime,
impersonali
e angosciate?
Si le domande,
infinite e pur simboliche,
sommergendo ogni esistenza
amica e cara
deprimon ciò che in lei,
unica e solo,
persiste
viepiù con gli anni.