Al contrario di quanto, in genere, si crede, realizzarsi non è l’obiettivo primario della spiritualità – e della meditazione – perché chi si realizza, chi s’illumina, chi s’inoltra tra gli alti vertici della cosiddetta consapevolezza, chi conosce Dio è sempre e solo l’ego. Ti piaccia o meno, ambedue gli stati di coscienza – quello di colui che cerca e il samadhi – non possono coesistere, o c’è l’uno o c’è l’altro. Quando ti renderai conto che stai tentando di realizzare l’impossibile, solo allora riuscirai a meditare.
Quei pensieri
Il pie’ che volitivo accondiscese
a risalire l’erta per andare a ritroso
e rammentare ancora
gli antichi giorni ormai perduti,
tremò quando s’avvide
che nonostante gli sforzi,
le acrobazie che la mente s’ingegnava
– per esplorare i traumi che l’avean relegata
a comprimaria nella legion degli ultimi –,
erano state del tutto inutili.
Già, che ti rimane,
amico tremebóndo e senza nerbo
se non farla finita coi pensieri
che ti distolgono sempre e poi dal centro?
Rimani lì, fermo e indefesso
a osservare senza interagire.
Medita all’unisono con quel mondo
che ride e canta, ma non sa perché.