Nell’universo della pratica meditativa, esiste una dimensione che supera i confini della percezione ordinaria: un regno ultrasensoriale dove la consapevolezza non si nutre di suoni, forme o tatto, ma di puro silenzio. Questo viaggio interiore non è fuga dalla realtà, bensì un approfondimento radicale dell’esperienza umana. Inizialmente, potremmo sentirci imprigionati in un circolo mentale, come se passassimo da un pensiero all’altro senza via d’uscita. Eppure, proprio qui si cela la rivelazione essenziale: quei vortici sono creazioni della nostra stessa coscienza, alimentati da desideri ricorrenti. La vera svolta avviene quando comprendiamo che il silenzio autentico non si cerca, ma si accoglie, permettendo all’energia di fluire senza resistenze. Quando ci centriamo, persino le reazioni esterne diventano nubi passeggere di fronte alla trasparenza dell’aurora interiore che sorge dentro di noi.
La meditazione è, per sua stessa natura, una pratica ultrasensoria. Mentre gli approcci sono tanti e gli sviluppi possono imboccare le vie più diverse, gli approdi conclusivi sono sempre al di là dei cinque sensi fisici. Tuttavia ciò non implica che ci ritroveremo, subito e necessariamente, nel campo della trascendenza. Semmai, specialmente dapprincipio, potremmo scoprire d’esser caduti – o saliti? – dalla mente nella mente. Meditare corrisponde a percorrere e ripercorrere questo circolo vizioso che potrà essere abbandonato solo quando ci renderemo conto che siamo noi stessi a generarlo con i nostri ricorrenti interminabili e desideri.
Meditazione ultrasensoria
Cerca lo spirito.
Chiudi gli occhi,
non pensare a nulla,
rimani lì, fermo, ma soprattutto in silenzio.
Quando inizi a centrarti
– l’energia si sommuove
e la meditazione comincia a dare i suoi frutti –
taluni tra coloro che ti stanno più attorno,
pressoché infastiditi, ti daranno addosso.
Ma quest’aurora è così trasparente
che le inquietudini causate dalle avversità
eccezionali o del momento
ti sembreranno fumo, irrisorie, uno scherzo.
Ritirati nel luogo calmo,
nell’eremo senza pareti,
nel giardino interiore
che non richiede sforzi, ma solo un po’ di coraggio.
Cerca lo spirito.
Chiudi gli occhi,
non pensare a nulla,
rimani lì, fermo, ma soprattutto in silenzio.
Epilogo
Alla fine di questo percorso oltre i sensi, ciò che rimane non è una tecnica, ma una presenza immutabile. Quell’”eremo senza pareti” di cui parla il testo non è un luogo da raggiungere, ma lo spazio che già siamo: un giardino interiore dove ogni avversità si dissolve come fumo al vento. La meditazione ultrasensoriale non promette evasioni mistiche, ma offre il coraggio di abitare il vuoto fertile oltre il rumore mentale. Forse l’atto più rivoluzionario è proprio questo: chiudere gli occhi senza aspettative, rimanendo immobili nel turbine del mondo, fino a riconoscere che lo spirito non va cercato, perché è già qui, nella semplicità senza sforzo di un respiro che accoglie l’eterno.