Una poesia per meditare – o sulla meditazione – deve aiutarti, innanzitutto, a smettere di pensare senza che ce ne sia davvero urgenza. Deve aiutarti a mollare la presa del pensiero discorsivo che fomenta se stesso, immagina, deduce, lì per lì ti sollazza, ti offre un succedaneo di continuità, di permanenza, un finto senso dell’eternità, benché non dovresti averne affatto bisogno perché, anche se come ego hai degli inevitabili limiti, la tua coscienza svetta in ogni modo su qualunque dinamica esistenziale.
Chiaro
Spesso c’è la voglia, il desiderio di scrivere, ma mi manca uno spunto, una motivazione decente.
Spesso c’è la voglia, il desiderio di meditare, ma mi manca uno spunto, una motivazione decente.
Sennonché la meditazione non dovrebbe avere scopi,
non dovresti attenderti risultanze,
nulla di nulla. Lo credi davvero?
Nemmeno un fruscio, uno schioppo, uno schianto,
tra lo stormir di mille foglie.
Rammenti? Le figlie del tempo,
dei ricordi che salgono lenti
tra le volute di fumo
dei ceppi mezzo accesi
di quel cammino spento. Chiaro?